Rivendico il diritto delle donne di essere capaci equilibriste, di scegliere la carriera o la famiglia o entrambe (e con soddisfazione). Rivendico il diritto delle donne di sbagliare, di essere antipatiche, emotive, di intimidirsi e di essere spavalde, caparbie, testarde. Rivendico il diritto delle donne di scegliere di essere nude, vestite, di giocare con la loro femminilità. Di sedurre, di usare, di innamorarsi, di soffrire. Di essere brutte, inferme, malconce. Di ricoprire ruoli di potere e di fare mestieri umili. Rivendico il diritto delle donne di incazzarsi, di pretendere e di accogliere, curare, amare. Di abortire e di non farlo. Di parlare e di stare zitte. Di non fare colloqui in cui ti chiedono se hai intenzione di fare figli o di avere una bella presenza (e chi la dovrebbe giudicare? il sessantenne con la panza e gli aloni sotto le ascelle? lui può venire a dirmi se sono abbastanza carina per fare la centralinista?). Rivendico il diritto delle donne a primeggiare e anche a rimanere indietro, ché mica tutte ce la fanno e dobbiamo occuparcene ugualmente. Rivendico il diritto di essere belle e competenti e di non dovere giustificare né la loro bellezza né la loro competenza. Di non dover subire approcci viscidi e inappropriati per posizione, situazione, contesto. Rivendico il diritto delle donne di dire no e di dire sì (e questa stronzata che le donne dicono sì quando vorrebbero dire no e viceversa l'ho sempre trovata avulsa dalla realtà). Di fare sesso e di fare l'amore. Di essere frivole e fashion o profonde e pensanti. E anche tutte queste cose contemporaneamente, addirittura. Rivendico il diritto delle donne di pulire i cessi di casa senza sentirsi offese e di non dover ringraziare il proprio compagno quando lo fa. Rivendico il diritto delle donne di crescere dei figli che studiano se ne hanno la voglia e le capacità oppure che lavorino se non ce l'hanno senza per questo sentirsi delle cattive madri. Rivendico il diritto di uscire con le amiche quando vogliono senza colpevolizzarsi perché sottraggono tempo alla famiglia o al compagno. Di amare e poi abbandonare senza essere ammazzate. Di fare stronzate, di ferire, di controbattere, polemizzare. Rivendico il diritto di perdonare e di non farsi pestare. Di guadagnare di più, di avere relazioni interessanti, di essere stimate. Di fare il pane in casa e gli amministratori delegati. Di non tollerare il politicamente corretto quando è viscido. Di provare tutte le posizioni del kamasutra senza essere giudicate puttane. Di essere imperfette e libere e di sentirsi lontane - molto lontane - dall'immagine delle donne del vecchio intervistato da una giornalista ad Arcore. Il vecchio diceva alla giornalista: massì, beato Silvio, anche io se trovassi una bella tusa che viene con me per un po' di dindini sarei solo che felice. Lei non lo farebbe, dica la verità! No, risponde la giornalista. E il vecchio dice: ma come fa a dirlo! Nemmeno per una villetta?
Ecco, io rivendico il diritto delle donne di mandare affanculo il vecchio che non crede che no, nemmeno per una villetta mi farei spogliare da uno che non mi piace.
Per questo, manco a dirlo, il 13 febbraio sono in piazza Castello.
uic
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3 commenti:
Bèh... avranno anche il diritto di dire sì e esser delle prostitute se gli pare o no?
P.S. ok lo so per questo andrò all'inferno...
Vex, la tua logica solitamente stringente (ahahahaha!) perde i colpi. Rivendicare un diritto non implica necessariamente escludere una diversa scelta! (se ci vai, comunque ci andrai per altro)
K
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