sabato, ottobre 16, 2010

Carta d'identità elettronica

Oggi mi scade la carta d'identità e cercando info (riguardo alla non validità per l'espatrio.... in Egitto ad esempio NON VALE il rinnovo col "bollino" o col timbro, bisogna rifarla nuova.. quindi occhio!) per caso mi sono imbattutto in questo articolo....


La storia: Il Poligrafico e Finmeccanica si danno battaglia. La società Innovazione e Progetti spende 500 mila euro tra spese legali e compensi
Le liti e gli sprechi affondano
la carta d' identità elettronica
Ricorsi incrociati tra i soci (pubblici): i fondi usati per pagare gli avvocati.
Nulla dal 2005: da più di cinque anni esiste un' azienda che dovrebbe dare le nuove tessere di riconoscimento agli italiani ma finora non ha fatto assolutamente nulla

ROMA - Quattrocentocinquemilatrecentosettantadue euro. Con tutti quei soldi avrebbero potuto pagare per un intero anno scolastico lo stipendio a 30 precari. O magari fare il pieno a un po' di macchine della polizia, che in molte zone a rischio del Paese sono perennemente a secco. Lo Stato ha invece preferito spenderli per gli avvocati, in una delle liti legali più grottesche e insensate, almeno per i contribuenti, che abbiano mai coinvolto due aziende pubbliche. Sono il Poligrafico dello Stato e il gruppo Finmeccanica: entrambe controllati dallo stesso azionista, il ministero dell' Economia.

La storia comincia nel 2005, quando il precedente governo di Silvio Berlusconi decide di affidare a un' azienda pubblica appena costituita il compito di realizzare la famosa carta d' identità elettronica, un progetto di cui all' epoca si parla già senza costrutto da diversi anni. In quella società, pomposamente battezzata Innovazione e Progetti, ci sono il Poligrafico dello Stato, le Poste e la Finmeccanica, quest' ultima attraverso la controllata Selex service management. Inizialmente entrano nella partita anche due privati: la Eds Italia, filiale del gigante informatico americano, e la Livolsi Investments, di proprietà del banchiere d' affari dicono più amato dal Cavaliere, Ubaldo Livolsi. Ma dura poco. La sinistra vince le elezioni politiche, Romano Prodi torna alla presidenza del consiglio e i soci privati si dileguano. Passa ancora un anno e visto che non si è combinato nulla, il governo decide di mettere in liquidazione la società. Non senza aver prima speso 192.749 euro per «compensi al consiglio di amministrazione, al collegio sindacale e alla società di revisione, nonché spese amministrative per adempimenti di legge». E aver assegnato al presidente Claudio Rovai un bonus di 60 mila euro come «speciale remunerazione» in considerazione «di tutti i vari problemi, anche di tipo istituzionale, legale e amministrativo, affrontati e risolti». Senza avere evidentemente la più pallida idea di quello che sarebbe accaduto in seguito. Perché quattro mesi dopo la Finmeccanica, che probabilmente al ricco affare della carta d' identità elettronica ci aveva fatto la bocca, impugna la delibera di scioglimento. Il tribunale civile di Roma accoglie il ricorso e sospende la decisione di mettere in liquidazione la società. Innovazione e Progetti, appena sepolta, viene quindi riesumata: insieme al consiglio di amministrazione, al collegio sindacale, annessi e connessi. Ma non è finita qui. Sorge pure un altro contenzioso, perché il Poligrafico pensa bene di bandire una gara per la fornitura dei supporti della fantomatica carta d' identità elettronica. La Finmeccanica non ci sta e fa di nuovo causa: questa volta davanti al Tar. Fra ricorsi, controricorsi, appelli e controappelli, alla fine la spunta. E si ricomincia daccapo. Mentre a fregarsi le mani sono soltanto gli «importanti studi professionali» dei quali, c' è scritto nel bilancio 2009 della società, il consiglio di amministrazione si è dovuto «avvalere per la conduzione del contenzioso legale», non avendo «personale alle dirette dipendenze». E ci mancherebbe altro, si potrebbe aggiungere. «Importanti studi professionali» che hanno staccato parcelle altrettanto importanti: 405.372 euro. Un conto al quale bisogna certamente aggiungere gli 80 mila euro dei compensi del consiglio di amministrazione e i 35 mila di quelli dei sindaci revisori, dato che durante l' anno quella della lite con la Finmeccanica è stata l' unica attività svolta. Per un totale di 520.372 euro. Questo soltanto a carico del bilancio di Innovazione e Progetti. Per avere il conto esatto di quanto la battaglia sia costata finora ai contribuenti bisognerebbe sommare anche le parcelle pagate direttamente dai due litiganti, cioè il Poligrafico dello Stato e la Finmeccanica. Non poteva poi mancare una ciliegina sulla torta: nel 2009 il presidente Rovai era contemporaneamente alla presidenza anche di una società della Finmeccanica (la Mars) e di una società del Poligrafico (la Editalia), cioè i due litiganti.

Riassumiamo:
Da più di cinque anni esiste una società (pubblica) che avrebbe la missione di dare agli italiani la carta di credito elettronica, ma finora non ha fatto assolutamente nulla. Per giunta si tratta di una società con 30 milioni di euro di capitale, di cui 7 milioni e mezzo sono stati già versati.
Da anni, nonostante la sete di denaro delle casse pubbliche, inutilmente depositati in banca mentre procedeva la battaglia legale fra due soci (pubblici) con lo stesso azionista (pubblico). Senza che questo fosse stato in grado di farli smettere. C' è chi dirà che i problemi dei conti pubblici non si risolvono certamente con 520.372 euro. Verissimo. Ma perché buttarli dalla finestra?

da corriere.it
26 settembre 2010

venerdì, ottobre 15, 2010

BRÖSTOI, FORMAI E..

Su segnalazione di Ciccio

http://www.prolocoserle.it/public/calendario-eventi-serle/brostoi-formai-enogastronomica.jpg

“BRÖSTOI, FORMAI E..”
Data dell'evento: 17/10/2010
Organizzazione: Pro Loco e Associazioni
Luogo: Centro Storico, Villa di Serle
Orario: dalle 14,00 alle 19,00

Enogastronomica d’autunno giunta alla sua undicesima edizione; si sviluppa lungo la via principale della contrada Villa e nei vicoli adiacenti, per poi aprirsi nei vari cortili (loc) ed ambienti rurali con oltre 30 stand.
Degustazione di piatti tipici autunnali serlesi, abbinati a vini bresciani in una kermesse enogastronomica, dagli antipasti al caffè.
Produzione ed esposizione di manufatti artigianali locali di legno e pietra e rassegna di opere di scultura e pittura.
Canti, musiche e danze eseguite dal coro “L’Eco de l’Omber”, dal Corpo Bandistico Serlese.



Una terapia per la sclerosi multipla?

Non guardo mai le "Iene" su Italia1, ma settimana scorsa mia sorella mi ha segnalato questo servizio in cui si parla di un intervento che potrebbe contribuire a curar la sclerosi... l'assurdo è che è stato scoperto da un medico italiano, ma bisogna andar all'estero per farlo!!!!! Incredibile il racconto dei due malati che son "rinati" con questa semplice operazione...


Sclerosi Multipla metodo Zamboni,
il servizio delle Iene (video)


Uno dei servizi delle Iene (del 6.10.10 n.d.r.) è rivolto ad un tema molto importante e sentito: quello della sclerosi multipla. Questa è una malattia neurodegenerativa che rallenta drasticamente la velocità degli impulsi nervosi al muscolo. La sua origine da sempre viene ricondotta a una disfunzione neurologica ma secondo alcuni studi e ipotesi del Prof. Paolo Zamboni e del Prof. Fabrizio Salvi l’origine è cardiovascolare. La Iena Giulio Golia cerca di capirci di più e a tale proposito rivolge il microfono al prof. Zamboni. Il medico sostiene che alla base della sclerosi multipla ci sia una sindrome emodinamica: la C.C.S.V.I., insufficienza venosa cronica cerebrospinale (patologia che in Italia non è ancora considerata come malattia dal sistema sanitario). Questa insufficienza produrrebbe un’ostruzione all’interno di alcune vene che portano il sangue dal cervello al cuore. Risultato? La formazione di un ”ristagno”, successiva causa di infiammazioni e, infine, della sclerosi multipla. E una possibile soluzione quale potrebbe essere? Quella di liberare l’ostruzione con un intervento di angioplastica al fine di migliorare la condizione dei malati di sclerosi. Non solo teoria però: già si riscontrano alcuni miglioramenti in diversi pazienti sottoposti ad intervento in fase preclinica. Una nuova strada, forse, per la lotta alla sclerosi ma che, purtroppo, è ancora in attesa dell’avvio della sperimentazione. Una sperimentazione che in Italia sarebbe dovuta partire lo scorso maggio, ma che ancora non vede luce.

Non manca poi la voce della gente: persone già sottoposte a intervento che sperano nella buona riuscita ed altre che lo attendono con fiducia. Una tra queste è Nicoletta Mantovani, vedova del tenore Luciano Pavorotti, anche lei affetta da sclerosi multipla e in attesa di essere sottoposta all’intervento. Il suo appello è quello di riconoscere anche in Italia la C.C.S.V.I come patologia e quindi di essere operati subito. Continua aggiungendo come C.C.S.V.I sia una malattia riconosciuta internazionalmente e come, infine, non si parli di semplici cure alternative ma di un qualcosa di assolutamente scientifico.

da video-classifica.com


Dopo il "casino" creato da questo servizio pare che qualcosa si sia mosso... xò rimane assurdo che ciò sia accaduto solo dopo che se ne è parlato in tv....


Sclerosi multipla, le Iene
lanciano la terapia Zamboni
Nell'ultima puntata, intervistato da Giulio Golia,
il ministro Fazio si è detto favorevole.

“Non possiamo dare la sicurezza ai pazienti, ma sono già impegnato e valutiamo l’ipotesi Zamboni”: parola del ministro della salute Ferruccio Fazio a conclusione dell’intervista rilasciata alla Iena Giulio Golia, andata in onda nella puntata del 10 ottobre su Italia 1, in risposta al servizio-appello lanciato una settimana fa dalle Iene, affinché anche in Italia venga sperimentata la terapia del professor Zamboni, nella cura della sclerosi multipla.

[.....]

I casi di "fughe all'estero" per curarsi

Come la mettiamo invece con i casi di fuga all’estero, soprattutto verso la Romania e la Bulgaria, come testimonia il caso riportato di Lorena che, tra l’altro, non sottovaluta i costi sociali sostenuti dallo Stato per i malati di sclerosi? "Non rappresenta una soluzione auspicabile" è la risposta del ministro.

Una cura che rivoluziona il trattamento della sclerosi

La cura del prof. Zamboni sembra davvero destinata a rivoluzionare il trattamento della malattia, la vita delle 60mila persone che ne sono affette e dei tanti altri in lista di attesa per la sperimentazione.
Nella puntata del 1° ottobre delle Iene, Giulio Golia aveva intervistato due pazienti che si sono sottoposti al trattamento, secondo le ipotesi seguite dal professor Paolo Zamboni, medico e docente dell’Università di Ferrara, e del professor Fabrizio Salvi, medico dell’unità di neurologia dell’ospedale Belluria di Bologna.
Sono state le loro storie a smuovere le acque e rendere necessario l’appello pubblico.

Due pazienti avevano rivelato la novità

Davanti alle telecamere i due pazienti hanno raccontato di come la loro vita sia cambiata dopo l’incontro con il prof. Zamboni. Hanno ricominciato a vivere, scampando a un destino su una sedia a rotelle.
E’ il caso di Augusto, che ha convissuto con una sclerosi multipla per dieci anni e che da dopo l’operazione con il professor Zamboni - che gli diagnosticò una ostruzione della giugulare all’80% e dell’altra al 60% - è tornato ad una vita normale.

Il racconto di Federica, 33 anni

C’è poi il racconto di Federica, 33 anni, ex allenatrice di pallavolo, a 24 anni la sua vita fu compromessa da molteplici lesioni a livello cerebrale e spinale. Le fu diagnostica la sclerosi, che dal 28 marzo 2008, data dell’operazione che da due anni festeggia come il giorno del suo compleanno, ricorda solo come un brutto ricordo. Il primo effetto post operatorio che Federica ricordi, lo stesso di Augusto, è stato il recupero della sensibilità delle mani, fino a continui e graduali miglioramenti.

Una nuova ipotesi sulle cause della malattia

Alla luce della scoperta del medico ferrarese emerge una possibile correlazione tra la sclerosi e una nuova patologia venosa chiamata CCSVI, o insufficienza venosa cronica cerebrospinale, in Italia ancora non annoverata tra le malattie riconosciute dal Sistema Sanitario Nazionale.
Alla base dello studio, alla sclerosi viene attribuita un’origine di natura cardiovascolare e non neurologica, come da sempre viene trattata, provocata dall’ostruzione di alcune vene che portano il sangue dal cervello al cuore.
Sarebbe proprio il ristagno del flusso sanguigno a causare la patologia della sclerosi, generata da una malformazione genetica delle vene e guaribile attraverso un semplice intervento di “stappamento” di quelle mal funzionanti.
Alla lunga il disturbo venoso rischia di cronicizzarsi, dando appunto origine alla malattia.

Un'operazione semplicissima e banale

La soluzione risiede in una operazione semplicissima e banale, come stappare un lavandino. La sperimentazione del prof. Zamboni rappresenta un punto di vista innovativo sulla malattia e una eccellenza italiana, a cui tutto il mondo guarda.
Di pazienti ne ha operati finora 65. Non rimane da augurarsi che la “liberazione” da lui avviata possa trasformarsi nella rivincita sulla vita dei tanti altri ancora che ne sono tuttora in attesa della cura.

11 ottobre 2010
da ilsalvagente.it


Ovviamente non ho la minima conoscenza medica al riguardo quindi non ho idea se questo metodo sia la soluzione al problema o si rivelerà utile solo per alcuni casi... però anche se fosse solo per poche persone, non si capisce perchè uno per provar a guarire debba andare all'estero con tutti i rischi legati a questa scelta...

No, dico, gemelli.

Tra tutti i segni dello zodiaco, in questo momento il tuo è quello che se la cava meglio nelle seguenti attività: scivolare, scorrere, saltare, roteare, ondulare, rimbombare, galoppare e rullare. Scommetto che sei bravissimo anche a rombare, fare baldoria, spassartela e fischiettare. Se andrà tutto bene – cioè se dimostrerai quanto ami il tuo corpo e ti libererai di tutte le inibizioni che t’impediscono di seguire il tuo istinto naturale – sarai agli ultimi posti nelle seguenti attività: trascinare i piedi, afflosciarti, borbottare, rotolarti nel fango e svicolare.
http://www.internazionale.it/oroscopo/
È in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo. F. PESSOA

giovedì, ottobre 14, 2010

Oh si... Oh si si...

NEUROLOGIA

L'amicizia accende la mente

Svelate le basi della socialità

Ricercatori di Harvard hanno fotografato cosa accade nel cervello quando pensiamo a un amico. Nell'attivare i neuroni somiglianze e gusti non contano, ciò che importa è l'affetto

di GIULIA BELARDELLI



Il legame inscindibile dell'amicizia fotografato nel cervello. Il meccanismo funziona più o meno così: di fronte a un amico, anche quello più diverso da noi, una parte della mente si "illumina" ed è più pronta a immedesimarsi per comprendere i sentimenti e le azioni dell'altro. Ad attivare la materia grigia, insomma, non sarebbe tanto la somiglianza in fatto di gusti e interessi, quanto piuttosto l'aver condiviso esperienze in passato, belle o brutte che siano. Queste le conclusioni di uno studio dell'Università di Harvard sui processi neuronali che regolano i rapporti sociali e il nostro modo di rapportarci al prossimo. Stando ai risultati, pubblicati sul Journal of Neuroscience, sarebbe proprio la presenza di una relazione già costruita a scatenare i neuroni più di quanto non avvenga al cospetto di uno sconosciuto, anche se costui ci somiglia tantissimo. Le ragioni di questa "scala di valori neuronali", suggeriscono gli autori, potrebbero essere frutto dell'evoluzione di uno dei tratti più distintivi dell'uomo, come sosteneva già il buon vecchio Aristotele: la sua socialità.

Le regioni della mente che ci fanno sociali. Sono più di vent'anni che i neurologi di tutto il mondo collezionano preziose informazioni su quali siano le parti del cervello dedicate all'interpretazione degli altri e ai comportamenti relazionali. Finora si è visto che nell'uomo, come anche nei primati e nei roditori, la zona più direttamente coinvolta nell'elaborazione degli atteggiamenti sociali è quella della corteccia mediale anteriore. Danni in questa parte del cervello, infatti, sono di solito associati a difficoltà nel comprendere le regole di base dell'interazione.

Per questo i ricercatori di Harvard si sono concentrati su questa zona del sistema nervoso, cercando di capire il peso specifico delle due "forze" che guidano la percezione celebrale del prossimo: la somiglianza e la familiarità. Mentre la prima consente al cervello di immedesimarsi nell'altro e dedurre i suoi stati emotivi, la seconda è diretta conseguenza della condivisione di un'esperienza e ha dunque un peso "personale". "Entrambi i meccanismi - spiega a Repubblica.it l'autrice dello studio, Fenna Krienen - hanno una base psicologica ed evolutiva come elementi fondamentali per giudicare il diverso da sé. Il nostro modo di rapportarci con il mondo esterno passa sempre attraverso una valutazione di questi due valori".

L'esperimento: amicizia contro somiglianza. Nello studio i ricercatori hanno scannerizzato, tramite una tecnica di risonanza magnetica funzionale, il cervello di novantotto giovani tra i 18 e i 23 anni alle prese con un test di previsione del comportamento altrui. Il compito consisteva nel provare a mettersi nei panni di un'altra persona e indovinare le sue risposte a una serie di domande. Della rosa di nomi e volti facevano parte sia degli amici (alcuni considerati simili, altri diversi) sia dei perfetti sconosciuti (di cui erano state fornite biografie e foto). Sorprendentemente, in tutti gli esperimenti effettuati a guidare la risposta celebrale nella regione della corteccia mediale anteriore è stata la familiarità, e non la somiglianza in fatto di trascorsi e comportamenti. La presenza o meno di un certo grado di caratteristiche in comune tra soggetto analizzato e protagonista del test non sembrava pesare in modo particolare sull'elaborazione delle inferenze. "Al di là della durata del rapporto e di quanto spesso si frequenti l'amico, la mente entra più rapidamente in empatia con la persona cara, mostrando un pattern di attivazione simile a quello che si osserva nelle decisioni personali", commenta la ricercatrice americana.

Se il cervello "sorride" agli amici. Come osservato da molti studiosi, una delle caratteristiche pressoché uniche dell'uomo è la sua capacità di costruire e mantenere relazioni che vadano oltre la semplice perpetuazione della specie. "Dal nostro studio - sottolinea Krienen - emerge chiaramente come la vicinanza sociale, o familiarità, si sia sviluppata nel cervello lungo circuiti di prima classe e sia il fattore principale di cui la mente si serve per interpretare gli altri". Per gli studiosi di Harvard, dunque, il sistema nervoso processa l'amicizia con un trattamento "speciale": un privilegio che può essere stato accordato agli amici solo grazie all'evoluzione e al vantaggio selettivo della socialità. La tecnica di imaging ha poi permesso un ulteriore passo in avanti: "Per la prima volta - precisa Krienen - siamo riusciti a fotografare questo meccanismo: abbiamo visto cosa accade ai nostri neuroni quando pensiamo a un amico".

La mentalità dell'amicizia. Una delle conseguenze della ricerca americana è l'importanza che la mentalità sociale ricopre nel cervello umano, ovvero l'esistenza di un atteggiamento involontario che ci dispone a comprendere meglio gli individui per cui proviamo una qualche forma di affetto. In questo senso, la presenza o meno di elementi in comune potrebbe non essere necessaria. Come ha mostrato uno studio del MIT di Boston (recentemente pubblicato su Science), quando diverse persone si uniscono per risolvere dei problemi si sviluppa un'intelligenza superiore, una sorta di super-mente sociale. A quanto pare, per funzionare al top questo super-cervello non ha tanto bisogno che tra gli individui ci siano diversi tratti in comune, quanto piuttosto che nel gruppo regni un'elevata "sensibilità sociale". Proprio ciò che c'è tra gli amici, come ricorda anche l'origine latina del termine: amare.

Mese prevenzione cancro al seno

SALUTE E PREVENZIONE
«Mi piace… lì», unite contro il cancro
Lo scorso anno fu il colore del reggiseno e quest'anno è
la volta di dove mettono la borsa: su Facebook le donne si aiutano a ricordare il mese della prevenzione per il seno

MILANO - A Stephanie, che di notte mette dischi nei locali, piace sui piatti, con un sottofondo di Marvin Gaye. A Valentina in sala, sul divano-letto degli ospiti. Ad Alessandra sotto la scrivania e a Simona sull’asse da stiro. Ad Alice buttata sul divano, mentre a Barbara vicino alle scarpe, e a Francesca, che vive un trasloco senza fine, sulle scatole di cartone in ingresso. Migliaia di donne italiane in queste ore stanno modificando il loro stato su Facebook con un messaggio personale dai toni maliziosi che incuriosisce molti, soprattutto uomini: "Mi piace… lì". E al posto del lì, la fantasia si sbizzarrisce a elencare quei luoghi in cui le donne coinvolte in questo progetto lasciano... la loro borsa. Il motivo di tanto successo virale per questa operazione su Facebook è presto detto e per nulla ludico: è il supporto che le donne italiane stanno dando, volontariamente, alla promozione del mese (ottobre) della prevenzione del cancro al seno, grazie alla campagna "Nastro Rosa" voluta dalla Lilt, Lega italiana per la lotta contro i tumori.

LA CAMPAGNA - Il mese di prevenzione è arrivato alla sua diciassettesima edizione: in questi giorni, contattando le sedi provinciali della Lilt, è possibile prenotare la visita gratuita di controllo in uno dei quasi 400 ambulatori presenti sul territorio nazionale. Sensibilizzare l’universo femminile sui controlli e sul come sconfiggere la malattia attraverso le visite e l’autoanalisi è un passo fondamentale in un Paese in cui ogni anno viene diagnosticato il cancro al seno a 40mila donne e dove una donna su 33 muore per un carcinoma mammario. Ancor più grave, una proiezione sul 2010 dice che a fine anno i nuovi casi di tumori saranno stati 42mila. Nastro Rosa, attraverso la sua campagna, ricorda che di tumore al seno si può guarire, almeno nel 90 per cento dei casi, sia attraverso operazioni di prevenzione primaria (mangiare bene, fare movimento, non fumare ecc) che secondaria (le visite di controllo che variano a seconda dell’età e dei singoli casi, in modo da riuscire ad arginare l’eventuale tumore nella sua fase iniziale, quando questo è curabile). La lega che combatte i tumori insiste particolarmente sulla mammografia, esame che a partire dai 40 anni di età dovrebbe essere svolto da tutte le donne una volta all’anno.

EVENTI E PRECEDENTI - Per ricordare a tutte l’importanza della prevenzione, la Lilt ha organizzato una serie di eventi collaterali, come l’illuminazione di color rosa di alcuni dei monumenti delle città italiane, operazione che avviene anche all’estero su edifici imponenti come l’Opera House di Sydney, o su meraviglie della natura come le cascate del Niagara, tra Stati Uniti e Canada. L’uso di Facebook e della potenza dei fenomeni virali online non è una novità per Nastro Rosa. Già lo scorso anno infatti le donne del social network si mobilitarono per ricordare a tutte la prevenzione del cancro alla mammella. Nel 2009 il tema con cui aggiornare il proprio status era il colore del reggiseno che si indossava in quel momento.

13 ottobre 2010
da corriere.it

The Flight of Icarus (parte I)

da Emeroteca Italiana

Corriere della Sera, 24 settembre 1910

Testata Corriere della Sera
Origine Milano - Italia
Data di pubblicazione 24 settembre 1910

Il trionfale volo di Geo Chavez

Il prodigio è avverato. Il gran sogno, la magnifica utopia di ieri è divenuta realtà. L'uomo ha vinto. Il volo umano ha sorpas­sato le Alpi. Siamo ancora così stupiti, storditi, pal­pitanti che le cose vedute ci appaiono qua­si irreali o come delle allucinazioni mera­vigliose. La visione del volo ha sorpassato in gloriosa bellezza tutto quello che la nostra immaginazione aveva supposto. Sia­mo passati in poche ore attraverso le emo­zioni più intense e più vive. Non sappiamo trovare la calma necessaria per descrivere, e la nostra cronaca risentirà certo della confusione che è ancora nella nostra anima. La disgrazia che ha colpito l'eroico Chavez al momento di toccare il suolo italiano, una disgrazia che sarebbe potuta avvenire in qualsiasi aerodromo, non diminuisce la vittoria. Soltanto la rattrista. Il gran volo non perde il suo valore. Per esso le ultime barriere sono cadute avanti all'au­dacia dell'aviazione. Dopo il mare i monti. L'uomo stende le sue nuove ali e passa ovunque sul mondo, da nazione a nazione, signore dell'aria, dominatore dello spazio infinito. Il volo dell'uomo, così timido, così incer­to qualche anno fa, si è sollevato a poco a poco, è uscito dai recinti dell'aerodro­mo, è andato da villaggio a villaggio, poi da città a città, poi da provincia a provin­cia e sempre più alto, sicuro, ardito ha sorpassato gli ostacoli che per secoli ave­vano fermate le razze, respinte le invasioni, divisi i popoli. Il passaggio delle Alpi segna un avvenimento storica. Anche se non sarà imitato, Chavez ha provato che l'inverosimile volo è possibile. E tutte le conquiste umane sono dovute a uomini che hanno voluto realizzare quello che sem­brava assurdo. Il progresso di oggi in ogni campo non è che l'assurdo di ieri. Chavez è calato sulla nostra terra dalle nubi, come una divinità mitologica. E il disgraziato accidente dell'ultimo istante pare quasi voluto da una non so quale ostilità ineluttabile e intelligente per pro­vargli che era un uomo, fragile e dolo­rante. La sua sovrumana gioia del trion­fo si è spezzata in un brusco e dilaniante spasimo delle membra. Ma raccontiamo il momento dell'arrivo di Chavez e la disgrazia che ne seguì.

L'ARRIVO E LA CADUTA - Ad un chilometro da noi Chavez è ancora all'altezza di quattrocento metri. Duray sventola la sua gran bandiera bianca con una viva agitazione perchè teme che Chavez non veda i segnali. Il pubblico si è portato fuori dagli alberi e grida il suo entusiasmo, sventola i fazzoletti, agita i berretti e i cappelli. E' il commosso sa­luto che sale dalle nostre anime e che vo­la incontro al trionfatore. L'aviatore ha arrestato il motore: l'elica comincia a rallentare i suoi giri. Chavez è adesso a duecento metri d'altezza ed a quattrocento metri di distanza dalla bian­ca Croce di Lorena. Scende precipitosamente come un bolide ad una velocità da folgore, ma quando è a cento metri s'ac­corge che il campo è attraversato dalla strada che conduce alla Cascina. Per evitare di passarvi sopra colle sue fragili ruote, Chavez ridà l'accensione al motore e l'elica turbina ancora vorticosamente. L'apparecchio ri­prende per un momento la sua posizione orizzontale, poi l'accensione è nuovamen­te tolta al motore e Chavez ripiomba verso terra. Con la coda rialzata l'apparecchio passa davanti a noi all'altezza di dieci metri.

La gran Croce è già passata; Chavez vuol atterrare subito. È in questo momento che le ali, che evidentemente han trop­po lottato e resistito contro la violenza dell'aria di cui dovevano vincere la resistenza, si sono rialzate come se si staccassero dal capo. Un attimo dopo un urlo generale di terrore copriva lo schianto dell'apparec­chio che cessava di pulsare e che sotto la sua demolizione serrava il corpo inerte, forse senza vita, dell'uomo che ha segnato quest'oggi col suo gesto una data incan­cellabile nella storia del progresso. I primi accorsi furono il dottor Pio Fal­cioni, il pubblicista Gaggiotti, lo chauffeur Marino Sagliaschi che stavano vicino a Duray nel posto più avanzato della pra­teria; noi ci lanciammo sulle loro orme. Duray ha rivolto lo sguardo sulle rovine dell'apparecchio che non lasciava vedere l'aviatore e ritrasse il viso spaventato.

ATTORNO AL FERITO - Sono gli altri che si accingono all'opera di salvataggio febbrile. Sbarazzano le ali contorte, levano il giallo serbatoio sven­trato, e scoprono supino Chavez grondante sangue di sotto lo spesso casco di cuoio e di gomma che ha attutito per fortuna l'urto violento. Gli occhiali gli si sono pian­tati sotto gli occhi: nel naso, nelle lab­bra, per tutto il viso piccoli pezzi di vetro hanno dilaniato le carni. Il motore anco­ra intatto gli poggia contro una gamba, ma non gli si è abbattuto sopra. Quando apre gli occhi spaventosamente attoniti sembra cercare una persona amica e quando scorge Duray gli mormora: «C'est terrible! C'est terrible!» L'altro si rincuora e, vinta l'emozione, gli domanda come fu ed egli: «Taisez vous, taisez vous», come per impedire che gli rinnovi il terribile ricordo: evidentemente egli ebbe venti me­tri prima della catastrofe la visione della disgrazia!

I medici si affollano coi pietosi intorno all'aeroplano. Una ondata di pubblico non ascolta più le preghiere e gli ordini dei carabinieri e strabocca da ogni dove e si lancia sulla prateria. Tutti gli accorrenti sono affannati per l'angoscia della disgrazia tutti credono l'aviatore morto, intorno s'è formato un cerchio e nel mezzo solo i sanitari si affollano attorno al misero cor­po straziato. Tutti i presenti hanno sentito il naturale bisogno di levarsi il cap­pello come davanti ad una bara. Guardando in viso a molti colleghi, li vediamo piangere; scuotiamo il più vicino per confortarlo ed egli conforta noi: entrambi non ci eravamo accorti di avere le lacrime agli occhi.

La scena era troppo straziante. Non era passato un minuto che era volato sulle no­stre teste nella pienezza del suo trionfo ed ora giaceva lì immoto e dolorante, con la bocca piena di sangue. Con un fìl di voce prega che lo voltino alquanto per sbaraz­zarsene. D'intorno a lui sono intanto al­lontanati i residui dell'apparecchio e si è fatto un piccolo largo. Da una vicina ca­scina hanno portato un materasso, delle salviette, dell'acqua; da Domodossola è so­praggiunta l'automobile del Comitato con due altri medici e colle medicazioni.

LA FOLLA COMMOSSA - Sulla vettura dell'ingegnere Negretti vien issato un materasso e lievemente dopo una prima sommaria visita dei sa­nitari e una prima medicazione, l'auto­mobile parte. Fra la folla muta pensosa e triste, si incrociano le impressioni. Quelli che sopraggiungono si uniscono ai gruppi nu­merosi e bisbigliano chiedendo notizie. Avevano fatto di corsa i tre chilometri che separano dalla città come trasportati dall'immenso entusiasmo che il superbo volo aveva suscitato, quasichè il risucchio d'aria li avesse ingoiati. Tutta la città si sarebbe river­sata fin qui, ignara della disgrazia, per vedere il meraviglioso uomo quando avrebbe preso l'ultima partenza verso il trionfo che l'attendeva a Milano, se i primi auto­mobili coi giornalisti non li avessero av­vertiti del disastro e la curiosità chiassosa ed allegra si è cambiata in una desolata costernazione.

E QUI UNA CANZONE SUL TEMA (La mia preferita in assoluto degli Iron Maiden).

Ripassa domani, realta'!
Basta per oggi, signori!
F. PESSOA

mercoledì, ottobre 13, 2010

Siediti al sole. Abdica e sii re di te stesso. F.PESSOA

Il Rompipallone....






In cantiere con autocad



AutoCAD WS : il famoso programma
di disegno tecnico arriva su iPad


AutoCAD WS è un’applicazione universale e gratuita funzionante su iPad ed iPhone, che porta il famoso programma di disegno tecnico sui nostri iDevices. Il programma permette non solo di aprire documenti DWG ma permette anche di effettuare piccole modifiche agli stessi.


Con una interfaccia completamente touch, infatti, possiamo aprire, leggere, effettuare zoom e pan, scalare e ruotare oggetti, e tanto altro.

E’ disponibile anche uno spazio online sul quale salvare le proprie modifiche o i propri progetti.

Un’App che segna sicuramente un passaggio ad un utilizzo sempre più professionale del tablet Apple.

29 settembre 2010
da ipadevice.com


martedì, ottobre 12, 2010

Jogging & sveltina

Su segnalazione di Ciccio...


ogni tanto c'è una retata della polizia, ma poi torna come prima
Allenamento più sesso a pagamento
alla montagnetta di San Siro

Le lucciole romene: di quelli che vengono al parco
per fare jogging,
otto su dieci sono nostri clienti

MILANO - Si chiama jogging-love. I protagonisti? Giovani con la fissa del «sempre in forma» e uomini di mezza età che desiderano asciugare la pancetta. Alla montagnetta di San Siro è un rincorrersi all’interno del polmone verde. Uno, due, tre giri, sgambettando. Poi, quando i battiti cardiaci saltano in gola, qualcuno sparisce. Si infratta. Ma non da solo: ad attenderlo ci sono Marinela, Adalia, Catalina, Georgia. Insomma, per le «lucciole» della zona, tutte romene e giovanissime, questo jogging-love è un vero business. E chi lo pratica, magari dice a casa che la corsetta fa bene al fisico e alla mente. Tra le più gettonate Marinela, 22 anni, di Urseni, non lontano da Timisoara. «Corrono e poi si fermano da me, anche quelli con il pancione». Si concorda sul prezzo e quindi ci si addentra di una decina di metri, dietro a un cespuglio non lontano dalla strada principale. «Noi romene siamo economiche. Con 30 euro fai tutto e nessuno va via scontento. Anzi, ritorna in famiglia a passo veloce».

Marinela ha due grandi occhi azzurri e un lauto decolleté. E’ appena tornata al suo posto di lavoro, dopo una notte trascorsa in questura, insieme con altre 15 connazionali. «Una retata della polizia. Ci tengono dentro e con la scusa di controllare i documenti, ci fanno perdere il guadagno. Ma poi devono lasciarci andare perché siamo comunitarie». E’ ritornata al suo posto, vicino alla barra di ferro e al grande olmo potato dal Comune per evitare che muoia. Non lontano dai bagni pubblici. «Alcuni - continua la giovane - preferiscono fare l’amore nei servizi, dicono che si sentono più sicuri. A me non cambia molto, sono sempre 30 euro». Poi racconta di sé e di quando, 4 anni fa, è venuta in Italia «per fare soldi». «Nessuno mi ha obbligato, è stata una mia libera scelta. Anche le mie amiche hanno fatto la stessa cosa. Del resto se ci fosse un balordo che intende sfruttarci, basta chiedere a un cliente di portarci al primo commissariato e denunciare». E aggiunge quasi con un pizzico di orgoglio: «Qui nessuno ti fa niente. Se prendi una multa, non la paghi, perché è difficile farcela recapitare. E nessuno va in galera se fa la prostituta».

Ma la tua famiglia sa? «No, certo che non sa. Ho aspettato di compiere 18 anni e poi ho detto: mamma vado in Italia a rubare. Tutti i romeni rubano. E mia madre mi ha dato la sua benedizione». Walter, 26 anni, felpa e calzoncini, interrompe la discussione. «Viene con me ogni volta che fa jogging, almeno un paio di volte alla settimana. A lui piace, dice che è come fare il defaticamento, lo rilassa». Ma come Walter ce ne sono tanti. Otto su dieci sono maratoneti del sesso. «Corrono e f…, come dicono loro». Dieci clienti al giorno per 30 euro. «Qualcuno di quelli normali ci chiede anche di andare in albergo. Nessun problema: a 10 minuti da qui, con l’auto, andiamo in un alberguccio di via Washington che costa solo 20 euro per un passaggio. Io, però, in hotel prendo 40 euro». E fa i conti ad alta voce: «Io guadagno 300, 400 euro al giorno. Diciamo che al mese metto in tasca 6, 7 mila euro. Mille vanno per la spesa e altre cosucce, 300 per l’affitto della casa che divido con altre tre colleghe romene, il resto lo mando ai miei per farli star bene e per pagare i muratori che mi stanno costruendo una nuova casa. Sarà pronta tra sei mesi: bella, grande, spaziosa, con un immenso giardino. Mia mamma è orgogliosa di sua figlia. Ladra, ma non puttana...».

07 ottobre 2010
da corriere.it

lunedì, ottobre 11, 2010

Brescia: città a misura d'uomo

Su segnalazione di Ciccio...

Prendetevi 2 minuti e guardate questo cortometraggio su Brescia:
è fatto davvero bene e fa
persino apparire Brescia come una bella città... insomma, non è proprio facile!! :D


da http://vimeo.com/7724559

Davvero un gran bel lavoro: sono riconiscibilissimi tutto i luoghi in cui è stato girato.

domenica, ottobre 10, 2010

Foto della settimana

Campanile Basso
27 agosto 2006

Partiti il sabato e pernottamento al Rifugio Pedrotti alla Tosa, nel Gruppo di Brenta; l'obbiettivo è il Campanile Basso (la guglia al centro della foto, per chi non lo conosce...), ma un'inattesa nevicata nella notte sconvolge i nostri programmi... Facciamo comunque un ripiego di tutto rispetto, la Cima Tosa, in condizioni invernali, e mentre saliamo, il nostro amico si presenta ai nostri occhi, con i suoi vicini, in una veste del tutto inusuale, ma altrettanto affascinante...
Alessio