BUON ANNOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!
sabato, gennaio 01, 2011
venerdì, dicembre 31, 2010
ADMO
A.D.M.O.
Associazione Donatori Midollo Osseo
Ecco il sito ufficiale dell'ADMO:
dove trovate tutte le info su: come diventare donatori, il paziente, il midollo osseo, il trapianto, il donatore, domande frequenti, testimonianze, ecc...
Riassumiamo i punti + importanti:
- Per diventare donatori di midollo osseo è necessario presentarsi, senza impegnativa medica, presso un Centro Prelievi, per sottoporsi al prelievo di un campione di sangue (come per una normale analisi).
I risultati delle analisi verranno poi inseriti nel “Registro Italiano Donatori Midollo Osseo” (che è collegato al Registro Mondiale... quindi potreste salvare la vita ad una qualsiasi delle 6 miliardi di persone sulla terra!!!).
In seguito, al riscontro di una prima compatibilità con un paziente, il donatore sarà chiamato a ulteriori prelievi, sempre di sangue, per definire ancora meglio il livello di compatibilità.
- Chi può donare:
qualunque individuo di età compresa tra i 18 anni e i 35 anni, che abbia un peso corporeo superiore ai 50 kg. La disponibilità del donatore resta valida fino al raggiungimento dei 55 anni (per motivi clinici).
In seguito, al riscontro di una prima compatibilità con un paziente, il donatore sarà chiamato a ulteriori prelievi, sempre di sangue, per definire ancora meglio il livello di compatibilità.
- Chi può donare:
qualunque individuo di età compresa tra i 18 anni e i 35 anni, che abbia un peso corporeo superiore ai 50 kg. La disponibilità del donatore resta valida fino al raggiungimento dei 55 anni (per motivi clinici).
Il donatore di midollo osseo è uno dei pochi donatori che, una volta chiamato a rispondere della propria disponibilità, ha la consapevolezza di poter contribuire al tentativo di salvare la vita di un individuo ben preciso, spesso di un bambino.
- A che cosa è sottoposto il donatore trovato compatibile con un paziente:
Il prelievo del midollo osseo avviene in anestesia generale o epidurale, con un intervento della durata media di circa 45 minuti, mediante punture delle ossa del bacino.
Dopo il prelievo si tiene il donatore sotto controllo per 12-24 ore prima di dimetterlo e si consiglia comunque un periodo di riposo precauzionale di 4-5 giorni. Il rischio correlato al prelievo è essenzialmente quello anestesiologico ( cioè è lo stesso rischio di un qualunque intervento in cui si è sottoposti ad epidurale: ad esempio, il parto).
Rimane solo un lieve dolore nella zona del prelievo, dolore che all'uscita dall'ospedale sparisce in pochi giorni (ed è facilmente dominabile con i comuni analgesici).
Durante la raccolta del midollo viene trasfusa un'unità di sangue, prelevata al donatore stesso circa una settimane prima. Tale procedura garantisce al donatore l'assenza dei rischi di infezione da trasfusione, in quanto gli viene trasfuso il suo stesso sangue. Il midollo prelevato al donatore si ricostituisce nell'arco di due settimane circa, riportando quindi il donatore stesso nella situazione di partenza, senza alcuna menomazione.
- A che cosa è sottoposto il donatore trovato compatibile con un paziente:
Il prelievo del midollo osseo avviene in anestesia generale o epidurale, con un intervento della durata media di circa 45 minuti, mediante punture delle ossa del bacino.
Dopo il prelievo si tiene il donatore sotto controllo per 12-24 ore prima di dimetterlo e si consiglia comunque un periodo di riposo precauzionale di 4-5 giorni. Il rischio correlato al prelievo è essenzialmente quello anestesiologico ( cioè è lo stesso rischio di un qualunque intervento in cui si è sottoposti ad epidurale: ad esempio, il parto).
Rimane solo un lieve dolore nella zona del prelievo, dolore che all'uscita dall'ospedale sparisce in pochi giorni (ed è facilmente dominabile con i comuni analgesici).
Durante la raccolta del midollo viene trasfusa un'unità di sangue, prelevata al donatore stesso circa una settimane prima. Tale procedura garantisce al donatore l'assenza dei rischi di infezione da trasfusione, in quanto gli viene trasfuso il suo stesso sangue. Il midollo prelevato al donatore si ricostituisce nell'arco di due settimane circa, riportando quindi il donatore stesso nella situazione di partenza, senza alcuna menomazione.
La sede ADMO di Brescia si trova in
Sig.a Sandra Baiguera
Via S. Faustino, 38
25122 Brescia BS
Tel. 030 46104
Cell. 340 3620916
giovedì, dicembre 30, 2010
AVIS
Approfittando dell'ultima campagna di sensibilizzazione dell'Avis, torno all' "attacco" per l'ennesima volta sperando di accogliere nella grande famiglia dei donatori qualche nuovo membro :)
Leggete, pensateci, diffondete, perchè...
Qui trovate informazioni, dubbi, perplessità sull'AVIS:
Qui trovate le linee guida per saper se potete donare o no:
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mercoledì, dicembre 29, 2010
Milano città più cara mondo
Milano è più cara di New York
«Milan l’è una gran Milan». - Per i meneghini questa è un’incontestabile verità assoluta. C’è un primato, tuttavia, nel quale ai lombardi non farà particolarmente eccellere. Quello della città turistica più cara al mondo. Milano si colloca al primo posto lasciandosi dietro Londra, Parigi e New York. E’ quanto emerge da un’indagine di “Mercer human resource consulting”, una società di consulenza americana che nel suo rapporto 2010 ha rivelato la triste verità. L’indagine è stata effettuata incrociando circa 200 parametri. Tra questi, i costi degli affitti, dei consumi, degli alberghi e dei divertimenti. L’indice, non a caso, è puntato contro gli aumenti dei prezzi degli hotel e contro quelli dei negozi di alta moda, inaccessibili pressoché a chiunque.
LA TOP TEN - Nella classifica delle città meno attente al portafogli del turista, Milano è immediatamente seguita da Londra e Parigi. Giù dal podio troviamo San Paolo, Roma, New York, Vienna, Rio de Janeiro, San Pietroburgo, Atene e L'Havana.
LA CLASSIFICA GENERALE - I milanesi saranno contenti, invece, della classifica generale, che prende in considerazione i costi delle città per gli stranieri. Ovvero, per chi vi fa tappa per turismo, lavoro o altro. Questa volta Milano è “solamente” 15esima. E così, tra le città europee, scopriamo che Mosca, Ginevra e Zurigo, Copenaghen, rispettivamente al 4°, 5° e 8° 10° posto - quest’ultima al pari con Hong Kong - sono abbordabili solo da alcuni “Paperoni”. C’è anche un città africana nella top ten: Libreville, in Gabon, in ragione del fiorente commercio del legno.
LE ALTRE CITTA’ EUROPEE - L’unica città italiana, oltre a Milano, ad occupare un posto significativo nella lista, è Roma, al 26° posto. Dopo Mosca, Ginevra, Zurigo e Copenhagen, quindi, le città più care in Europa sono Oslo (11°) in Norvegia, Londra e Parigi (entrambe al 17°), Berna (22°) in Svizzera, Vienna (28°) e St Pietroburgo (30°). Veniamo alle metropoli adatte anche agli stranieri meno facoltosi: Amsterdam (35°), Baku (36°) Dublino (42°), Istanbul (44°), Barcellona (49°), Francoforte (50°), Madrid (52°) e Lisbona (72°), Budapest (94°), Varsavia (96°) e Tallinn (115°). Le città del vecchio Continente meno care sono, invece, Tirana (200°) in Albania, seguita da Skopje in Macedonia (197°), Sarajevo (196°) in Bosnia-Erzegovina, Minsk (192°) in Bielorussia e Belfast (182°) nel Regno Unito.
Per approfondire l’articolo, vai a IlSussidiario.net
3 novembre 2010
Come direbbe il Vex... ma serviva una ricerca, magari di Harvard :), incrociando 200parametri per capir che Tirana (capitale dell'Albania........) , Sarajevo (sai, quella "guerrettina" l'ha un attimo segnata...), Minsk (chi nn vorrebbe visitar la capitale dove risiede l'ultimo dittatore d'Europa...) e Belfast (fino a pochi anni fa rischiarvi di trovarti in mezzo a qualche sommossa o di esser "svegliato" nella notte da qualche bombettina...) non sono esattamente le mete turistiche più ambite e di conseguenza son anche le meno care?!??!
martedì, dicembre 28, 2010
Il caos delle pile scariche
Il caos delle pile scariche
Arriva la normativa dell'Ue sul riciclo, ma
in Italia nessuno sa dove raccoglierle
Di sicuro ad avere le pile scariche saranno i consumatori, dopo aver girato invano tra tabaccai, negozi di elettronica e cassonetti alla ricerca di un contenitore dove buttare le batterie esauste. Sempre che, in preda alla disperazione, le pile non vengano poi gettate in mezzo agli altri rifiuti, con tanti cari saluti alla coscienza ecologista.
Celebrare il funerale delle batterie è un'impresa destinata a soccombere tra direttive europee, decreti, commissioni, ministeri e scartoffie burocratiche. Un classico della disorganizzazione italiana. La direttiva europea che disciplina la materia «rifiuti di pile e accumulatori» è del 2006 e viene recepita dall’Italia nel 2008, con la calma solitamente riservata alla legislazione comunitaria. Di proroga in proroga si è arrivati al 2010. E il caos regna sovrano.
Nel frattempo si è avuta la liberalizzazione del settore. Mentre prima esisteva un unico consorzio senza fini di lucro (il Cobat, incaricato da vent’anni della raccolta e del riciclo delle batterie industriali e non), adesso ne sono nati altri 14. La normativa prevede infatti che i costi della raccolta e lo smaltimento delle pile siano a carico dei produttori. Che però possono anche scegliere come farlo, se autonomamente o avvalendosi appunto dei consorzi. Esiste finanche un Registro Nazionale Pile, a cui per legge i produttori devono essere iscritti. Di fatto però il cittadino non sa dove andare a buttare le batterie di orologi, macchine fotografiche e telefonini.
Al Cobat lo dicono senza giri di parole: «Riteniamo che la gestione dei rifiuti delle pile e degli accumulatori, soprattutto quelle portatili, sia governata dal caos». La confusione di cui sopra scaturisce anche dal fatto che, mentre per le batterie delle auto (accumulatori al piombo), c’è un ritorno economico - le quotazioni oscillano intorno ai 1600 euro alla tonnellata, attirando anche soggetti che effettuano la raccolta al limite della legalità - delle pile normali nessuno si cura, visto che la gestione del rifiuto è solo un costo e i materiali recuperabili non arrivano al 50 per cento, a causa delle dimensioni ridotte. Inoltre non esistono impianti adatti in Italia (i più vicini sono in Francia e Svizzera).
«Abbiamo spinto molto per la liberalizzazione del settore», spiega Maria Antonietta Portaluri, direttore di Confindustria Anie, l'associazione di categoria dei produttori che rappresenta il 90 per cento del mercato. «Così ognuno è libero di organizzarsi, facendo in casa la raccolta e lo smaltimento oppure aderendo ai consorzi». Numeri, però, non ce ne sono. «Solo tra un anno sarà possibile avere delle cifre. Nel caso della raccolta di apparecchi elettrici ne servirono due». Gli unici a fornire delle cifre sono quelli del Cobat. «Il servizio di raccolta e riciclo delle batterie al piombo - quelle delle auto - è a disposizione di 70 mila produttori del rifiuto, per un numero di ritiri pari a 140.780 l'anno, 560 al giorno. In 20 anni di attività il Cobat ha raccolto quasi 3 milioni di tonnellate di batterie esauste, pari a circa 230 milioni di batterie avviate a riciclo e ha recuperato oltre un milione e mezzo di tonnellate di piombo, 131 mila tonnellate di polipropilene e ha neutralizzato 455 milioni di litri di acido solforico».
Ma dove bisognerà buttare invece le pile stilo del telecomando? A decidere tutto questo sarà un fantomatico Centro di Coordinamento, che dovrebbe far capo al ministero dell’Ambiente e che però molto prosaicamente gestirà pure i finanziamenti per le operazioni di raccolta, trattamento e riciclo in funzione della tipologia e delle quantità delle pile. «Noi come Anie coordineremo il centro di coordinamento e siamo in attesa del riconoscimento», continua l'avvocato Portaluri. Coordinare il centro di coordinamento è un'attività che di per sé mette già i brividi. In effetti abbiamo sollecitato molte volte il ministero su questo punto - ammette il direttore dell'Anie -. Speriamo entro fine mese di avere una risposta».
Francesco Panerai, presidente dell’Associazione commercianti radio, tv, elettrodomestici, dischi e affini aggiunge: «La situazione è peggiorata. Prima era un obbligo se non effettivo almeno morale per le municipalizzate raccogliere questo tipo di rifiuti. Oggi, essendo stati responsabilizzati i produttori, se ne possono lavare le mani». Italia: dove, oltre alle pile, è meglio che anche la pazienza sia ricaricabile.
da lastampa.it
lunedì, dicembre 27, 2010
domenica, dicembre 26, 2010
Foto della settimana
Val Leno
9 gennaio 2007
Ancora Val Daone, ancora alla ricerca di ghiaccio; fa molto caldo, ma troviamo ugualmente qualcosa; qui, in particolare, siamo in Val Leno, una laterale della Val Daone che si diparte da essa proprio dove c'è la centrale di Malga Boazzo; nella foto stiam facendo gli ultimi tiro di "Calypso", sulle Placche del Leno e la casina che si vede sullo sfondo è quella dove abbiam passato l'ultimo dell'anno: carina, no?
Alessio
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