Comune di Bagheria: Compenso di 1 euro
per le prestazioni di architetti ed ingegneri
Incredibile ma vero.
Il
Comune di Bagheria in provincia di Palermo ha, recentemente pubblicato un
bando rivolto agli architetti e gli ingegneri iscritti ai relativi ordini professionali a manifestare la propria disponibilità a contribuire, con il
compenso di € 1,00 (euro uno) alla redazione di
progetti utili alla partecipazione al bando relativo alla delibera cipe 79/2012 - finalizzato a contrastare la dispersione scolastica.
Nel bando viene precisato che con
decreto del 19 agosto 2013, pubblicato sulla G.U.R.S. n.41 del 6 settembre 2013, è stato emanato un “
avviso pubblico per manifestazione d’interesse obiettivi di servizio – delibera cipe 79/2012“
finalizzato a contrastare la dispersione scolastica e prevenire il
fallimento formativo precoce, e pertanto a finanziare interventi, atti a
promuovere e sostenere lo sviluppo ed il recupero del patrimonio
edilizio scolastico, al fine di prevenire e contrastare il fenomeno
della dispersione scolastica, intesa nei termini più ampi dell’abbandono
ed insuccesso scolastico, nelle parti del territorio laddove questo
maggiormente si concentra, attraverso azioni mirate a sanare il degrado
di immobili destinati ad uso scolastico, realizzando anche strutture
dotate di adeguata impiantistica.
Nel bando viene aggiunto che gli interessati dovranno far pervenire la
dichiarazione di disponibilità alla collaborazione richiesta ed il
proprio curriculum vitae
in formato europeo aggiornato e che “La suddetta documentazione dovrà
pervenire entro quarantotto ore dalla pubblicazione del presente bando,
al protocollo generale del Comune e/o all'indirizzo di posta
elettronica: l.picciurro@comune.bagheria.pa.it”.
Sul problema non si è fatto attendere l’intervento dell’ing.
Giovanni Margiotta, P
residente del Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri che, in un comunicato precisa di aver
chiesto il ritiro del bando in argomento perché in palese violazione delle norme che regolano gli affidamenti degli incarichi professionali.
Il Presidente Margiotta precisa anche: “Non assisteremo più inermi alla
mortificazione della nostra Professione; abbiamo istituto una task force
per monitorare gli avvisi ed i bandi per l’affidamento dei servizi di
ingegneria ed architettura per chiedere il ritiro di quelli anomali e,
se inascoltati, segnalarli alle Autorità di vigilanza e controllo. In
ossequio al principio di leale collaborazione istituzionale ed in
ragione delle competenze attribuite agli Ordini Professionali dalle
leggi regionali, proporremo alle amministrazioni di stipulare una
convenzione per prevenire tali situazioni ed evitare inutili
contrapposizioni e perdite di tempo e di denaro pubblico.”
Nessun intervento, invece, da parte del Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Palermo.
Il problema, come è ormai noto, nasce non tanto con la liberalizzazione
delle tariffe iniziata con il Decreto Bersani ma con la mancanza di
riferimenti chiari, univoci ed obbligatori per la determinazione degli
importi a base d’asta dei servizi di architettura e di ingegneria.
Si tratta di un vero pasticcio legato al fatto che, senza alcun
riferimento tariffario per la determinazione degli importi da porre a
base degli affidamenti, tali importi possono essere determinati
discrezionalmente dal Responsabile del procedimento con il rischio di
far rientrare il servizio da affidare all'interno di una soglia (40.000
Euro - 100.000 Euro - 200.000 Euro) invece che in un'altra
contraddicendo, in questa maniera, quell'aspirazione alla trasparenza
che dovrebbe ispirare l'azione pubblica.
E questo pasticcio porta al paradosso in argomento in cui un’amministrazione comunale, ha fissato un
compenso simbolico pari ad 1 euro senza tener conto del fatto che tale compenso avrebbe dovuto essere giustificato dal Responsabile del procedimento.
Sul problema che scaturisce dal Bando del Comune dei Bagheria l’unico
intervento del Presidente dell’Odine degli Ingegneri di Palermo non ci
consente di essere soddisfatti e notiamo, ancora una volta, che il
problema non è nella rappresentanza ma nel come questa rappresentanza
viene esercitata e non vi è alcun dubbio che, in atto, vi è una
crisi di rappresentanza di qualità che ha reso, purtroppo,
debole la voce dei liberi professionisti.
Qual è, in atto,
il ruolo di coloro che ci rappresentano,
sia in ambito territoriale che in ambito nazionale, nelle decisioni che
riguardano la città, il territorio e la vita professionale?
Dovrebbe essere di grande importanza strategica anche se,
purtroppo, dai risultati che osserviamo e dalle lamentele di tutti noi,
sembra che le nostre rappresentanze non riescano a cavare un ragno dal
buco. Perché?
Le risposte che ognuno di noi può dare sono sicuramente molteplici. La mia personale risposta è legata al fatto che
le nostre rappresentanze hanno, con esclusione di qualche sporadico caso,
una oggettiva difficoltà a dialogare con i governi delle città, delle regioni ed anche nazionali;
dialogo necessario per evitare provvedimenti e decisioni calati
dall’alto, senza che ci sia mai stato un reale raccordo con gli
iscritti.
La realtà, oggi, è quella di
una struttura rappresentativa, sia
locale che regionale che nazionale, che ordinistica che sindacale
(Consigli territoriali, consulte regionali, consigli nazionali,
sindacati, associazioni), assolutamente
in crisi di identità e di risultati
e che, a mio avviso, è buona soltanto a rappresentare senza riuscire ad
incidere sulle scelte decisionali che interessano la professione, la
città ed il territorio.
La presenza sul territorio di oltre 200 ordini provinciali, di
molteplici consulte regionali e di due Consigli nazionali potrebbe
essere di estrema importanza se con la stessa si riuscisse ad avere
quell’autorevolezza per esssere ascoltati e per ottemperare, con
positivi risultati, alle residue funzioni istituzionali assegnate dalla
riforma delle professioni agli Ordini ed ai Consigli nazionali.
Certo non ci aiuta il sistema elettorale che, in atto, crea, sia
in ambito locale che in ambito nazionale, l’impossibilità che le
minoranze siano rappresentate perché il sistema di preferenze (pari al
numero di consiglieri che devono essere eletti) fa si che si
avvantaggino coloro che si inseriscono all’interno di raggruppamenti più
o meno omogenei. Il risultato è quello che, in certi casi, anche gruppi
che hanno raggiunto il 40% del totale delle preferenze e che, quindi,
rappresenterebbero il 40% degli iscritti non hanno alcuna
rappresentanza. Il problema è serio ed i Consigli nazionali dovrebbero
provvedere a chiedere la modifica di tale norma.
Ma vogliono tale modifica? Ed è mai stato aperto un dibattito?
E’ chiaro che si tratta di un problema di qualità di rappresentanza
ed è chiaro ed urgente che l
’attuale legge elettorale per il rinnovo
dei Consigli territoriali e di quelli nazionali sia modificata al più
presto perché non è rappresentativa e trasparente (le candidature sono
singole mentre si creano le aggregazioni dei candidati in liste che,
ufficialmente, non esistono).
Ma l’esigenza di un rinnovamento è legata, anche, al fatto che le
difficoltà che i professionisti architetti ed ingegneri si trovano,
oggi, ad affrontare, credo siano originate, nella maggior parte dei
casi, dalle non chiare interlocuzioni dagli ordini provinciali e dai
Consigli nazionali con i governi locali, regionali e nazionali senza che
coloro che ci rappresentano abbiano, considerati i risultati, le
necessarie competenze, capacità critiche e deleghe di rappresentanza e
senza, quasi sempre, rendicontare alla base, in maniera del tutto
trasparente, il proprio operato.
16 settembre 2013