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"A bunch of crazy people"
BOLOGNA - A modo suo ha stabilito un record difficile da battere: in nove anni è riuscita a lavorare appena sei giorni, il resto del tempo l’ha passato a casa (stipendiata), in malattia o in gravidanza. Peccato che Ettore e Agata, i nomi dei bimbi per i quali aveva ottenuto il congedo per maternità, non sono mai esistiti. La fannullona da guinness è un’ausiliaria ospedaliera in servizio al Sant’Orsola dal 1995 e impiegata, si fa per dire, nell’area assistenziale. Dal 2002, quando è nata sua figlia, quella vera, in ospedale non si è quasi mai vista.
Silvia S., bolognese di 44 anni, è stata arrestata lunedì dai carabinieri del Nas in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari chiesta dal pm Claudio Santangelo e firmata dal gip Alberto Gamberini. La donna, licenziata a giugno dal Policlinico per aver superato il tetto massimo di assenze, è accusata di truffa aggravata e falso ideologico in atto pubblico, in pratica avrebbe costruito un castello di bugie e ingannato tutti (Policlinico, Inps e Fisco) garantendosi stipendio, assegni di maternità e detrazioni per figli mai nati.
Ci sono voluti otto anni alla direzione sanitaria del Sant’Orsola per capire che qualcosa non quadrava. La dipendente «fantasma» era già sotto la lente per le prolungate assenze dovute a una dermatite (vera) da contatto con i detersivi riconosciuta come causa di servizio. Poi nel luglio 2010 in ospedale si sono accorti che nelle autocertificazioni presentate dall’ausiliaria c’erano incongruenze nelle date di nascita dei bimbi. A volte era sbagliato addirittura l’anno e in qualche caso pure il luogo. Così è scattata la segnalazione ed è partita l’inchiesta. Secondo le indagini Silvia S., descritta come scaltra e parecchio introdotta nell’ambiente, al punto da spacciarsi per psicologa del Sant’Orsola con medici e ginecologi, ha iniziato a fare carte false nel 2003 quando al consultorio in zona Corticella che l’aveva seguita per la prima gravidanza, quella vera, ha detto che era di nuovo incinta, rischiava un aborto e doveva stare a riposo.
Il medico le ha rilasciato il certificato di gravidanza a rischio e le ha prescritto analisi che non ha mai fatto. Da lì sono partiti a cascata tutti i benefici. Stesso copione nel 2008, quando a rilasciare il certificato è stata una ginecologa del Maggiore a cui la donna ha portato l’incartamento del consultorio e un referto del pronto soccorso per una presunta emorragia. Lamentava dolori all’addome e il medico le ha prescritto ecografie e visite alle quali non si è mai presentata. In tutto questo tempo ha prodotto false autocertificazioni in cui ha dichiarato che i figli erano nati in Spagna. I carabinieri hanno spulciato l’anagrafe, anche quella dei nati all’estero. Niente.
Nel frattempo le assenze per dermatite o per svenimenti da inalazione di detersivi, proseguivano senza sosta grazie ai certificati di una decina di medici di base di un poliambulatorio bolognese, sui quali sono in corso accertamenti. L’ausiliaria è difesa dall’avvocato Elisabetta d’Errico: «Aspettiamo l’interrogatorio di garanzia», dice l’avvocato. Èin programma sabato. Oltre al profilo penale le viene addebitato un danno erariale di 33.117 euro.
La sforbiciata non è ancora deliberata, ma la Casta protesta. I più furiosi contro la decisione di Fini e Schifani di alzare l'età pensionabile e passare al sistema contributivo, sono quei parlamentari che hanno digerito a fatica l'arrivo del governo tecnico. E dunque ex An ed ex forzisti della prima ora. Ma anche i democratici sono in subbuglio, tanto che Dario Franceschini stoppa la tentazione di chi medita di dimettersi per non rinviare la pensione: «Se qualcuno pensa di ricorrere a una furbizia del genere, basta che l'Aula gli respinga le dimissioni».
Eppure il tema dell'addio di massa dal Parlamento ha tenuto banco per tutto il giorno, tra Camera e Senato. Renzo Lusetti, ex pd ora nell'Udc: «Non lo farò, ma a me, che ho 53 anni, converrebbe lasciare lo scranno oggi stesso, altrimenti il vitalizio lo prenderò a 60 anni». Molti studiano il modo di presentare ricorso e secondo il questore Antonio Mazzocchi, avvocato e deputato del Pdl, con buone speranze di spuntarla: «Se le regole cambiano in corsa e un deputato fa causa allo Stato, credo che possa vincere». Alle 11,30 la questione verrà discussa in un vertice tra i questori e i rappresentanti dei partiti, deputati esperti di previdenza come Cazzola (Pdl), Gnecchi (Pd) e Galletti (Udc). Sarà battaglia, c'è da giurarci. «Mazzocchi parla a titolo personale - prende le distanze il questore Gabriele Albonetti, del Pd -. Alla riunione con Fini, Schifani e il ministro Fornero, anche lui ha dato il suo assenso. L'innalzamento dell'età e il contributivo sono decisioni prese e indietro non si torna».
Alessandra Mussolini, del Pdl, è pronta ai sacrifici, se prima però i membri del governo Monti «forniscono informazioni sui loro conflitti di interessi». Francesco Boccia, del Pd, si scaglia contro le «discriminazioni» dei più giovani: «Siamo furibondi. Fini e Schifani non pensino di fare questa operazione sulla testa delle nuove generazioni». Sono in ansia i deputati di lungo corso e lo sono soprattutto i nuovi eletti, perché con il contributivo il loro vitalizio è destinato a ridursi. Mario Pepe, ex Popolo e territorio, è fuori di sé: «Ridurre deputati e senatori alla fame vuol dire rendere il Parlamento schiavo dei poteri forti». Alla fame, onorevole? «Sì, perché se a uno come Bertinotti gli togliete il vitalizio, cosa gli resta?». Parole grosse, che però rendono il clima. Al Senato c'è una fronda di irriducibili. Una riunione dei capigruppo che doveva finire a tempo di record è durata due ore e mezzo, perché gli animi erano arroventati per via dei vitalizi. Luigi Lusi, del Pd, è intervenuto contro la «giungla previdenziale» e ha proposto la creazione di un apposito fondo, che riguardi «tutti gli organi costituzionali». Oltre ai parlamentari, quindi, anche i ministri e i sottosegretari.
La vendetta è un piatto che va servito freddo. Non aveva digerito la separazione dalla moglie e così, un operaio di 35 anni di Piacenza, ha preparato il suo piano. Ha preso una targa bianca, ha applicato con il nastro adesivo nero i numeri della targa dell’auto della moglie, un’Opel Astra e l'ha messa in una vettura quasi simile, prestata da un amico. Poi ha sfrecciato a tutto gas per diverse volte sotto l'autovelox. Quando la donna si è vista recapitare a casa dieci multe (e molte altre probabilmente le arriveranno a casa nei prossimi giorni) per un importo di circa 1.500 euro e il ritiro della patente, è caduta dalle nuvole: "Io non vado mai così veloce", e così si è rivolta ai carabinieri, affermando di poter provare di non essere passata - nei giorni e alle ore contestati - nei posti indicati sulle multe.
Le indagini sono state svolte dai carabinieri di Fiorenzuola che osservando le foto dell’autovelox hanno accertato che l’Opel Astra con la targa posticcia aveva due portiere contrariamente alle cinque di quella della donna. Ulteriori accertamenti hanno consentito ai carabinieri di risalire all’amico del marito che gli aveva prestato l’auto e successivamente allo stesso marito, che è stato denunciato per falso. Davanti ai militari l’uomo, denunciato per falso, ha ammesso le sue colpe si è giustificato dicendo: "Volevo infierire su mia moglie"Ebbene, al posto dell’impronunciabile Kvarnvik (che poi, a chi rimanesse il dubbio, è un contenitore), gli uomini australiani parcheggiati dalle loro compagne hanno letto scritte ben più amichevoli, come Space Invaders: uno dei videogiochi più semplici e intramontabili della storia del computer. Una manopola per spostarsi e un tasto per sparare ad alieni, esteticamente molto grezzi, che si avvicinano. Un mito per chi era adolescente nei primissimi anni Ottanta e oggi si ritrova con moglie o fidanzata a metter su (o semplicemente a posto) casa.
Quel che per ora è solo un esperimento, nato in concomitanza con la Giornata del Papà, potrebbe anche prendere piede. In Europa non è ancora previsto l’allestimento di questa area per mariti allergici allo shopping. Ma su Internet, dalle parti di San Francisco, c’è già chi sta chiedendo a gran voce lo sbarco di Manland. “Terra degli uomini”, così si chiama questa bislacca idea metà australiana e metà svedese, che riprende il nome dell’area bambini “Smaland”, rivelatasi un vero successo planetario.
Questa è l’Ikea, almeno a Sydney. Dove i piccoli scorrazzano felici tra scivoli, pupazzi e maxicuscini colorati. E i grandi ciondolano perfettamente a loro agio tra tv al plasma e alieni al computer che sembrano disegnati da un occupante di “Smaland”. D’altronde date a un uomo di qualsiasi età o latitudine un biliardino e vedrete che farà lo stesso largo sorriso del figlio lasciato a nuotare in una vasca di palle colorate qualche metro più in là. O di qualche moglie che usa la carta di credito con la stessa abilità e disinvoltura con cui i mariti pigiano i tasti del caro vecchio flipper.
Poi tutti a casa. Ricreazione finita. Tanto c’è Ikea che pensa a tutto. Ma proprio a tutto: c’è pure una voce che ricorda a mogli e fidanzate di andare a riprendersi i rispettivi consorti. Anche perché, una volta a casa, non è male avere qualcuno che ti dà una mano a montare quei comodini nuovi con quel nome strano. Oltre 100mila auto pizzicate senza assicurazione
«Le infrazioni rilevate dalle Polizie locali e dalle altre Forze dell'ordine per mancanza di copertura Rc-auto sono 100mila nell'ultimo anno – ha sottolineato il presidente dell'Aci, Enrico Gelpi – e le frodi in questo settore rappresentano il 3% del totale delle frodi assicurative accertate. In Inghilterra sono il quadruplo e in Francia il doppio, non perché lì ci sia più propensione all'illecito, ma perché quei Paesi trovano conveniente svolgere una adeguata attività di controllo sui sinistri. In Italia gli indennizzi del Fondo di garanzia per incidenti causati da veicoli senza Rc-auto sono stati 22mila nel 2010, in aumento del 10% negli ultimi tre anni».
Introdurre meccanismi preventivi
Occorrerebbe un sistema capace di rilevare le irregolarità prima della messa su strada dei veicoli. Servirebbe una norma che introduca l'obbligo di comunicazione della copertura Rc-auto per il rilascio e l'aggiornamento dei documenti di proprietà e di circolazione dei veicoli. «L'Aci auspica - ha detto Gelpi - che nel testo antifrodi in discussione alla Commissione Industria del Senato siano inserite idonee misure come questa». Sistema di prevenzione attiva che è già stato introdotto con successo in Gran Bretagna, Svizzera, Austria, Finlandia e molti altri Paesi europei. Un sistema che consentirebbe una maggiore sicurezza sulle strade e risparmi agli automobilisti italiani che già pagano 16,9 miliardi di euro la polizza Rc-auto.
Il più attivo il comando di Milano
Soprattutto in città, dove si registrano il 76% degli incidenti stradali, le Polizie locali stentano a contrastare gli illeciti: il Comando di Milano - il più attivo in Italia su questo fronte - ha individuato appena 160 polizze rc-auto false in un anno; seguono Bologna e Napoli con 26 e 20 casi accertati. Ciò è imputabile prevalentemente a carenze strutturali e formative dei Comandi che impediscono agli operatori di riconoscere nei controlli su strada un contrassegno falso. L'attività delle Polizie Locali riscuote maggiore successo verso altre tipologie di contraffazioni, più facilmente individuabili: il 48% dei reati di falsità accertati riguardano la patente e il 22% i permessi per gli invalidi. Solo il 21% le assicurazioni, il 5% le carte di circolazione, il 3% i permessi di accesso ai centri urbani e l'1% le targhe.
Marginale la falsificazione dei permessi Ztl
Dala ricerca emerge che è marginale la falsificazione dei permessi Ztl, perché i controlli automatizzati ai varchi urbani verificano in tempo reale la validità delle autorizzazioni. Discorso diverso per i contrassegni per gli invalidi, per i quali l'Aci sollecita il recepimento nel nostro Paese del "blue badge", il modello unico di contrassegno raccomandato dal Consiglio Europeo, che consente il beneficio delle facilitazioni non solo nello Stato dove viene rilasciato, ma in tutti i Paesi dell'Unione. Utile sarebbe anche una armonizzazione a livello europeo dei criteri di assegnazione dei permessi. (N.Co.)