sabato, agosto 07, 2010

Foto della settimana


Fetovaia
29 aprile 2006



Ponte del primo maggio, col CAI di Bozzolo è stata organizzata una gita all'Isola d'Elba; qui, in particolare, ci troviamo alla spiaggietta di Fetovaia, dove abbiamo anche fatto il bagno!!
Alessio

venerdì, agosto 06, 2010

L'italia va in wakka e-e

Ecco la parodia della canzone di Shakira per "celebrare" il successone dell'Italia ai mondiali





PS: Da oggi... sono in ferieeeeeeeeeee!!!!!!! pepepepeepe!
Per i promissi 20gg ho programmato un po' di post (solito mix di cazzate e non) per far compangia a chi (spero vivamente siate in pochi!) deve lavorar anche le 2 settimane a cavallo di ferragosto.
Ci si risente a fine agostooooooooooo B-)


Oggi vi stupisco.

"Non giudicate, affinché non siate giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi." (Matteo 7:1-5)

giovedì, agosto 05, 2010

I lavori di casa? Faccenda da uomini

Si danno da fare più delle donne e si lamentano di meno

Una ricerca della London School of Economics

MILANO - Uomini pigri in casa? Un falso mito, scardinato da una ricerca della London School of Economics (Lse) che ha evidenziato, invece, come fra le mura domestiche i maschietti si diano da fare di più e talvolta persino meglio delle loro compagne, malgrado siano queste ultime a lamentarsi sempre di doversi dividere fra casa e ufficio, lavorando così a loro dire di più, e tendano fra l’altro a ridurre l’orario di lavoro o a lasciare del tutto la loro occupazione non appena hanno un bambino. Un comportamento che, invece, non appartiene al sesso forte che, al contrario, in caso di perdita nei guadagni, si attrezza a fare gli straordinari o i turni supplementari pur di portare a casa i soldi.

LA REALTÀ - «Questi dati rovesciano la ben radicata teoria secondo la quale le donne fatichino sproporzionatamente di più degli uomini fra casa e ufficio», ha commentato al Daily Mail la dottoressa Catherine Hakim, sociologa della Lse, «e la consueta lamentela femminista legata al fatto che gli uomini non farebbero la loro parte in casa, assumendosi la metà dei compiti, è sovvertita dalla realtà, perché gli uomini farebbero già molto di più di quello che ci si aspetterebbe da loro». Una visione che non trova, però, d’accordo Justine Roberts, co-fondatrice di Mumsnet, sito dedicato a mamme e bambini: a suo parere, infatti «sono ancora le donne che lavorano ad assumersi quasi interamente la responsabilità di mandare avanti la casa e a dedicarsi all’educazione e alla crescita dei figli».

LAVORI - Tornando allo studio inglese, analizzando i lavori retribuiti al pari di quelli non retribuiti come pure del tempo trascorso a fare volontariato e assistenza, gli esperti hanno calcolato che uomini e donne lavorerebbero una media di otto ore giornaliere, con i primi a dare un contributo in casa sensibilmente maggiore di quanto verrebbe riconosciuto loro nella realtà dalle mogli brontolone. L’unica eccezione è rappresentata dalle coppie senza figli, in cui entrambi i partner hanno un lavoro a tempo pieno: in quel caso, infatti, sono le donne a darsi complessivamente più da fare degli uomini nelle faccende domestiche. La ricerca ha poi evidenziato come appena il 14% delle donne inglesi preferisca dedicarsi totalmente al lavoro, mentre il 69% sogni di conciliare il ruolo di casalinga con quello di lavoratrice e il restante 17% consideri la casa come il fulcro centrale della propria vita. Una scelta che, però, l’attuale governo non pare incoraggiare, come ha ribadito la dottoressa Hakim, visto che si tende a favorire di più i lavoratori full-time, ignorando le mansioni casalinghe proprio per la loro natura «non retribuita». E la ricerca londinese troverebbe il conforto anche di altri dei numeri, sotto forma del sondaggio lanciato dalla versione online del tabloid: alla domanda, infatti, se gli uomini «facciano la loro parte nei lavori domestici», il 63% dei lettori ha risposto affermativamente. Che siano tutti uomini?

X sconfigger la legge di Murphy


Flipper USB, il connettore senza verso


Un piccolo produttore statunitense ha brevettato e messo
in commercio un connettore USB che può essere collegato
ad una porta USB in entrambi i versi



Roma - Per gli abituali utenti di computer è un inconveniente quasi quotidiano: si tenta di infilare la chiavetta USB nell'apposita porta del PC o del Mac e, nel 50% dei casi, si sbaglia verso. La statunitense Ultratek afferma ora di aver realizzato un connettore che può essere collegato ad una porta USB in entrambi i versi.

Flipper USB, questo il nome del connettore, è stato progettato in modo da non infrangere la specifica USB, conservando dunque le stesse dimensioni di un connettore tradizionale. Oltre a ciò, Ultratek sostiene che Flipper USB non ha costi aggiuntivi.

Questa soluzione ha tutta l'aria del classico uovo di Colombo, ma chi l'ha ideata sostiene che il suo design è meno banale di quanto si potrebbe pensare: per realizzare un connettore USB "senza verso", infatti, Ultratek afferma di aver sfruttato al massimo lo spazio a disposizione senza inficiare le doti di resistenza del connettore

Dal momento che, rispetto ad un connettore standard, Flipper USB è dotato di una doppia fila di connessioni elettriche, un dispositivo che lo utilizza può ancora essere utilizzato anche nel caso in cui un lato del connettore si danneggi o si usuri.

Ultratek fornisce Flipper USB esclusivamente ai produttori di device USB: saranno dunque questi ultimi a decretare o meno il successo di questa soluzione.

15 luglio 2010

Fuggendo inseguito da una tigre, un uomo arriva sull'orlo di un precipizio. Si aggrappa ad una radice e si lascia penzolare nel burrone. La tigre sopra di lui lo fiuta, lui guarda in basso e vede un'altra tigre che lo fissa, allora lui guarda la radice a cui è appeso e vede che due topini si sono messi a rosicchiarla. Allora lui guarda alla sua destra e vede una minuscola pianta con una fragola. Una fragola rossa, matura. Stende la mano e la mangia. La fragola era dolcissima. (da NIRVANA, di G. SALVATORES)

mercoledì, agosto 04, 2010

Pubblicitá progresso...




Correre è bello

perchè tutti ti sorridono. e chi si incrocia correndo si saluta complice. come i motociclisti. e chi cammina in montagna.

Comuni virtuosi

Ecco la storia di un piccolo comune nel viterbese in cui ci si ingegna/impegna per inquinare meno...

Corchiano non è sulla Luna

I vigili hanno l’ordine di girare in bicicletta per inquinare meno, e gli scuolabus sono alimentati dal biodiesel derivato dall’olio che usano le nonne dei bimbi per friggere in cucina.

Grazie all’ecoeuro, una moneta coniata dal Consiglio comunale dei ragazzi, le famiglie virtuose della comunità acquistano prodotti sfusi senza imballaggi, consumano prodotti locali e di stagione, si scambiano beni e saperi.

La banca che fa affari d’oro si chiama “Banca del racconto”, e gli operatori attivano quelli che chiamano focolari narrativi per non disperdere col tempo l’enorme patrimonio di storia e memoria che portiamo ognuno dentro al nostro percorso di vita.

Da un anno il comune si è convinto che il porta a porta non si fa solo in televisione, ma anche in oltre millecinquecento comuni italiani nella gestione dei rifiuti: le cifre di raccolta differenziata sono schizzate all’85%, e già il 20% delle circa 1.500 famiglie ha acquistato una compostiera domestica.

Non contenti, gli amministratori ne hanno creata una di comunità, più grande, dove ogni cittadino può portare scarti alimentari che nel giro di qualche mese si trasformeranno in ottimo fertilizzante per gli orti urbani del paese.

Grazie alla fontana pubblica che eroga l’acqua del sindaco, la comunità ha eliminato l’uso (e il trasporto) di circa 200.000 bottigliette da mezzo litro in PET, per non parlare della montagna di flaconi e contenitori vari messi al bando grazie alla vendita di prodotti alla spina (detersivi, alimentari, ecc.).

Grazie alle modifiche introdotte nel regolamento edilizio, le case possono essere costruite o ristrutturate a patto che seguano specifiche prescrizione per il risparmio e l’efficienza energetica, e per dare il buon esempio una volta tanto i primi a far qualcosa sono stati proprio gli amministratori, installando impianti fotovoltaici sul tetto del municipio e su quello della scuola.

Grazie ad una sorta di gruppo di acquisto comunale, i cittadini hanno la possibilità di accedere ad informazioni, consulenze e supporto per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili.

A fare la spesa i cittadini vanno con una sporta riutilizzabile e periodicamente l’amministrazione organizza i mercatini del riuso, dove libri, giocattoli, mobili, vestiti, biciclette, …, tornano a prendere vita nella vita di altre persone e dove il dono e lo scambio sono la moneta vigente.

Da anni sono attivi percorsi di cooperazione decentrata con la Repubblica Democratica del Congo, grazie alla collaborazione del Comune con diverse realtà associative, e l’amministrazione (oltre a far parte dall’inizio dell’anno dell’Associazione dei Comuni Virtuosi) è tra le promotrici del Coordinamento degli Enti locali per l’Acqua Pubblica.

Il Sindaco si chiama Bengasi Battisti, e quando lo guardi negli occhi vedi un sacco di cose tutte insieme: futuro, progetti, buonsenso, entusiasmo, serietà, trasparenza.

Amministra il Comune di Corchiano, comunità di circa 4.000 abitanti in provincia di Viterbo. Che non è sulla Luna, ma in quest’Italia apparentemente impantanata in una melma di immobilismo e inefficienza che travolge ogni cosa, a partire dalle istituzioni.

Che si può fare politica con onestà e spirito di servizio, che si può entrare nelle istituzioni e governarle con rispetto e buon senso, efficienza e fantasia.

[....]


22 agosto 2010
da comunivirtuosi.org

Fuori tutto accade anche senza di noi. V. CAPOSSELA

martedì, agosto 03, 2010

Car sharing Brescia

Su segnalazione di Ciccio...

Car Sharing a Brescia

Il Car Sharing è già presente in molte altre città italiane, oltre ad essere ormai pratica diffusa in molti paesi europei ed extraeuropei.
In Svizzera è partito alla fine degli anni 80 e ad oggi gli utenti sono più di 80 mila.

Rappresenta un approccio alla mobilità secondo uno stile sostenibile, non solo dal punto di vista ambientale ma anche rispetto agli stili di consumo contemporanei: chi adotta il car sharing decide di non pagare la proprietà dell’auto ma solo l’effettivo utilizzo.

E’ dedicato al city user che deve effettuare brevi spostamenti, sia in termini di km percorsi che di tempo di utilizzo, e permette di ottenere vantaggi sia economici, perché elimina i costi di mantenimento e gestione, che pratici (parcheggio gratuito in città, circolazione nei giorni di blocco del traffico, ecc.).


Come funziona

Un quarto d’ora prima della scadenza della tua prenotazione il display apposito ti avviserà che sta scadendo il tempo a tua disposizione, o porti l’auto al parcheggio più vicino entro l’ora stabilita, oppure puoi prolungare la tua prenotazione chiamando il call center. Prossimamente la prenotazione sarà possibile anche via sms.

Il rifornimento è gratuito se ti rivolgi ai distributori convenzionati.

Scarica il REGOLAMENTO corredato delle istruzioni per l'uso.




Qui si può veder se conviene:

http://www.carsharingbrescia.it/it/quanto-risparmi/calcola-il-preventivo

http://www.carsharingbrescia.it/it/quanto-risparmi

(io ho fatto il calcolo con la mia auto: ovviamente non mi conviene x' faccio troppi km. E' interessante x chi abita in città e nn usa l'auto per lavoro)



Sai qual è l'unica cosa che io non posso fare qui dentro? È smettere di giocare. Tu invece puoi farlo. E allora smetti di giocarci. Se riesci a farlo vuol dire che sei libero. (da NIRVANA, di GABRIELE SALVATORES)

lunedì, agosto 02, 2010

Vi e' mai capitato??

Ma quanto e' vero!!

http://1000awesomethings.com/2010/08/02/449-staying-up-so-late-that-everything-becomes-funny/

Islanda megafono mondiale di segreti?


INTERNET
Islanda, il paese senza bavaglio
Approvata una legge che garantisce uno "scudo"
quasi totale a chi metterà su Internet segreti militari,
giudiziari, societari e di Stato di pubblico interesse.
I blogger saranno protetti dai processi.
"Sarà difesa la libertà d'espressione".
E così la piccola isola potrebbe diventare il bunker del giornalismo d'inchiesta


REYKJAVIK - Alle tre di quella notte, quando il parlamento è stato chiamato a votare, la deputata anarchica Birgitta Jonsdottir non era affatto certa che la sua proposta sarebbe passata. E un mese dopo ancora si chiede se tutti i colleghi avessero capito l'entità della sfida che la piccola Islanda si impegnava a lanciare all'universo mondo - a Stati di polizia e a compagnie petrolifere, al Pentagono e a grandi banche, giù giù digradando fino all'Italia di Silvio Berlusconi. Ma fosse pure con il contributo di una scarsa consapevolezza, del sonno o della fretta di andare in ferie, sul tabellone elettronico è apparso, ricorda Birgitta, "un mare verde. Approvato all'unanimità. Ero stupefatta". Da quel 16 giugno, un Paese di trecentomila abitanti promette uno scudo quasi totale ai disvelatori di segreti - segreti militari, segreti istruttorii, segreti societari, segreti di Stato.

Se documenti sottratti per un interesse pubblico saranno immessi in Internet da un server con base in Islanda, la giustizia dell'isola non potrà impedirne la divulgazione, tentare di scoprire chi li abbia rivelati, dare seguito a condanne comminate da tribunali esteri in base a leggi contrarie alle norme islandesi.
Ancora: se uno Stato o un privato si ritenesse diffamato e ricorresse davanti ad una corte straniera, la società islandese proprietaria del computer (il server) che ha immesso in Rete carte segrete non solo non potrà essere intimidita con la minaccia di quei processi dai costi esorbitanti che stanno costringendo all'autocensura molto giornalismo occidentale, ma sarà autorizzata a rispondere con una contro-citazione davanti ad una corte dell'isola, dichiarandosi vittima di una minaccia alla libertà d'espressione.

Per capire come andrà a finire la sfida islandese occorrerà attendere la normativa d'attuazione (la risoluzione, intitolata Icelandic Modern Media Iniziative, impegna il parlamento a modificare quattordici leggi, tempo previsto: un anno). Stando alle premesse, l'Islanda potrebbe diventare il bunker mondiale del giornalismo investigativo, le Cayman Islands di un'informazione né manipolatoria né omissiva. Ma anche attirare specialisti della disinformazione e mestieranti della calunnia. Potrebbe arretrare sotto l'incalzare di silenziose pressioni internazionali. Oppure restituire la voce agli zittiti - dissidenti, perseguitati, disomogenei. Nel frattempo l'interesse che la deputata Birgitta Jonsdottir ha registrato nel parlamento europeo, soprattutto nel gruppo liberale, suggerisce che l'iniziativa islandese abbia già ottenuto un risultato cospicuo: chiamare alla riscossa contro la massa di divieti, ingiunzioni e intimidazioni che da quasi un decennio sta comprimendo la libertà d'espressione anche negli Stati di diritto occidentali, spesso con il pretesto della lotta al terrorismo.

Per quanto poi riguarda l'Italia, quel che offre l'Islanda già adesso permette di aggirare i divieti che in origine appartenevano alla goffa proposta del ministro Alfano. Nel concreto, chi volesse divulgare intercettazioni dal contenuto significativo non dovrebbe fare altro che mandare le fotocopie del documento originale ad un sito specializzato nella divulgazione di segreti (il più seguito, Wikileaks. org, ora ha la base ufficiale in Islanda). Per posta, ad uno degli indirizzi indicati nel sito Wikileaks; oppure via Internet attraverso il software Tor, gratuito, che costruisce un gioco di carambole tra computer e rende difficilissimo identificare il mittente. Il personale di Wikileaks verificherebbe l'autenticità del documento attraverso i suoi collaboratori in Italia, e tempo qualche giorno o qualche settimana, lo metterebbe in rete. Secondo Smari Mc Carthy, matematico e portavoce di quella Digital Freedom Society che ha avuto un ruolo importante nella formulazione della proposta islandese, "una volta che il documento fosse in Internet, i media italiani potrebbero riprenderlo senza temere ritorsioni". La tesi di Mc Carthy è perlomeno discutibile, ma è meno controverso che non mancherebbero media internazionali disposti a dare pubblicità a ghiotti segreti italici, soprattutto nei Paesi dove l'informazione gode di forti protezioni. Dunque quanto più la legge Alfano tentasse di nascondere, tanto più ostenterebbe scandali e inadeguatezza dell'esecutivo.

Probabilmente lo spettacolo non stupirebbe gli islandesi, cui la tv di Stato in giugno ha raccontato l'Italia attraverso il documentario svedese Videocracy, dove siamo rappresentati da Berlusconi e tali Corona e Mora. "Che disastro, poveretti!", si sente ripetere adesso il giornalista italiano.

[....]

Fondata da un hacker australiano che tuttora viaggia nel mondo con le precauzioni di un ricercato, Wikileaks può avvalersi di 800-1000 collaboratori sparsi in decine di Paesi, con i quali verifica le carte segrete che riceve. Secondo Daniel finora soltanto due sono risultate trappole costruite ad arte (una collegava Obama all'islamismo radicale). In genere Wikileaks non si pone il problema se i segreti divulgati siano d'aiuto a malintenzionati (così l'organizzazione ha pubblicato i test condotti dal Pentagono su apparecchi destinati a prevenire l'esplosione di mine). L'importante, per così dire, è che quei documenti siano agli atti.

Però le protezioni accordate dall'Islanda già nel futuro prossimo indurranno questi o altri cacciatori di segreti a tentare di raggiungere in proprio il grande pubblico. E a costruire archivi nazionali (l'IMMI, ghigna Trifoglio Mc Carthy, potrebbe sdoppiarsi in "Italian modern media initiative") oppure tematici, vuoi per precisare i profili di Corporation che hanno globalizzato anche l'opacità, vuoi per individuarne comportamenti scorretti che al momento sono invisibili.
Il progetto è audace, la questione seria. Difficile fare previsioni. Al momento l'unica cosa chiara è che al cospetto dei cybernauti di Reykjavik il povero Angelino Alfano, con le sue pandette e i suoi calamai, fa la figura di un leguleio del Regno delle Due Sicilie.

26 luglio 2010
da repubblica.it
Sapeva che non sarebbe mai potuto uscire di li, che la sua vita era soltanto una copia della realtà, ma dal suo mondo finto, mi guardava dritto in faccia; ma la realtà non sopporta di essere guardata negli occhi. Per questo non basta la ragione a capirla. (da NIRVANA, di GABRIELE SALVATORES)

domenica, agosto 01, 2010

Foto della settimana

Monte Baldo
15 aprile 2006



E' il giorno prima di Pasqua e ci concediamo una gitarella sul Monte Baldo, in particolare Punta Telegrafo, salendo per il Canale Osanna

Alessio