Placche di Baone
5 ottobre 2008
"A bunch of crazy people"
Vivi l'emozione della decima edizione della BRESCIA ART MARATHON!
Per i titolari GIOVENTU' CARD
SCONTO DI 5 EURO
sull'iscrizione alla MARATONA,
alla MEZZA MARATONA e alla 10 KM!
Per iscriverti scarica il modulo riservato ai titolari GIOVENTU' CARD che trovi in allegato.
Compilalo con i tuoi dati e invia la tua iscrizione via fax al numero 030 3748544 entro le ore 18.00 di mercoledì 7 marzo 2012.
E per ciascuna categoria (MARATONA, MEZZA MARATONA E 10 KM), le prime due donne e i primi due uomini titolari GIOVENTU' CARD che si iscriveranno, correranno GRATIS!!!
L'appuntamento è per
DOMENICA 11 MARZO 2012
Cosa aspetti? CORRI a iscriverti!
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE- Scoperti «numerosi» casi di incompatibilità e di doppio lavoro a carico di dipendenti statali: 1.140 soggetti in capo ai quali, a fronte di compensi percepiti per 6 milioni di euro, sono state elevate sanzioni per 13 milioni di euro.
SANITA' - Nel comparto della spesa sanitaria, a fronte di 2 mila interventi, sono state denunciate 2.223 persone con la scoperta di truffe ai danni del Servizio sanitario nazionale per 277 milioni di euro. Sono stati inoltre eseguiti 858 interventi, d'iniziativa o su delega della Corte dei Conti, che hanno consentito di far emergere in totale sprechi per oltre 2 miliardi di euro, e di questi, 291 milioni di euro sono i danni erariali collegati alla spesa sanitaria.
NON SOLO EVASIONE- La priorità operativa della Guardia di Finanza è infatti «la tutela del bilancio nazionale che è assicurata anche da una decisa azione contro ogni tipo di spreco ed ogni forma di frode nella gestione della spesa pubblica. Non solo contrasto all'evasione fiscale dunque, ma anche recupero delle risorse distolte fraudolentemente dalle finalità pubbliche cui sono destinate». E - sottolinea la Gdf - «letti in tale ottica, gli importanti risultati ottenuti nel 2011 dalla guardia di Finanza in materia di tutela della spesa pubblica, assumono ancora maggior valenza e significato soprattutto perché nel 2012 saranno dedicate risorse e speciale attenzione alle indagini contro ogni forma di spreco».Lo scopo di questa attività di intelligence, sostiene il report, è quello di monitorare gli andamenti della politica internazionale, tastare il polso dei popoli e, in ultimo, prevedere eventuali destabilizzazioni e possibili rivolte in seguito ad aventi importanti come può esser stato, ad esempio, il raid dei Navy SEAL in cui è stato ucciso Osama bin Laden.
Le reazioni degli internauti vengono controllate con attenzione dagli analisti dell’Open Source Center che si trova in Virginia - molti di loro operano dalle varie ambasciate americane sparse per il Mondo - e confrontate con le notizie pubblicate sui quotidiani locali e quelle diffuse dalle tv. Poi, alla fine della giornata, viene stilata una relazione in cui vengono messi in evidenza tutti i possibili fattori di crisi per gli Stati Uniti che finisce direttamente sulla scrivania del presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
A confermare l’esistenza dell’Open Source Center è stato il direttore del centro, Doug Naquin, che ha spiegato il mondo in cui operano gli analisi paraganandoli a Lisbeth Salander, l’eroina protagonista della trilogia Millennium di Stieg Larsson: “un eccentrico e irriverente hacker che sa come trovare cose di cui altre persone non conoscono nemmeno l’esistenza“.
La struttura, spiega Naquin, è stata creata su consiglio della 9/11 Commission, la Commissione d’indagine sugli attentati dell’11 settembre 2001, convinta che eventuali rivolte contro gli Stati Uniti potessero nascere proprio da internet e, quindi, dai social network o da quei luoghi virtuali in cui chiunque può esprimersi liberamente e soprattutto pubblicamente.
E i fatti, a quanto pare, hanno dato ragione alla Commissione. La rivoluzione d’Egitto, ad esempio, era già stata prevista dagli analisti dell’Open Source Center: “non sapevamo quando, ma avevamo la certezza che sarebbe successo” proprio grazie alle tendenze emerse in quell’area su Facebook e Twitter. Stesso discorso per le rivolte a Bangkok del maggio dello scorso anno o la rivoluzione iraniana del 2009.
Gli analisti, specifica Naquin, analizzano quotidianamente milioni di conversazioni in qualunque lingua - dall’arabo al cinese, dall’urdu al russo - e riescono a fornire, da soli, circa i due terzi delle informazioni di intelligence raccolte dagli Stati Uniti.
Ora, mentre negli Stati Uniti si combatte una guerra senza esclusioni di colpi per tutelare la libertà di espressione nella grande Rete contro leggi come il SOPA e il PIPA, da noi spunta il Fava. La nuova minaccia per il Web arriva dal parlamentare della Lega Nord Gianni Fava, che è riuscito a fare approvare dalla Commissione Politiche Comunitarie una proposta d’emendamento al Decreto Legislativo 70/2003 per introdurre una nuova forma di responsabilità a carico dei cosiddetti hosting provider.
Il provvedimento mira a obbligare gli ISP a rimuovere determinati contenuti online sulla base delle sole richieste inviate “dai titolari dei diritti violati dall’attività o dall’informazione”. Non solo. Gli stessi hosting provider avrebbero l’obbligo di monitoraggio preventivo di attività o contenuti potenzialmente illeciti, a seconda delle segnalazioni, e si ritroverebbero a dover rimuovere i contenuti illeciti non soltanto su segnalazione delle autorità competenti, ma anche di qualsiasi detentore dei diritti, ovvero un qualsiasi soggetto privato portatore di interessi. Come se non bastasse, secondo l’emendamento Fava, i fornitori di servizi online che mettono a disposizione strumenti di promozione di attività ritenute, in seguito, illecite, rispondono di una sorta di “concorso di colpa”. Google, Bing, Yahoo, che forniscono spazio per gli inserzionisti, YouTube e Facebook, che promuovono contenuti sulle proprie piattaforme, avrebbero una sorta responsabilità sulla liceità dei prodotti e delle attività promosse. In parole povere, dal Parlamento italiano arriva l’ennesima proposta di assassinio doloso del Web, della libertà di espressione in Rete e del mercato digitale in nome del solito Copyright.
L’avvocato Guido Scorza, esperto di diritto di Internet, spiega: «Si sta, per un verso, ipotizzando di privatizzare la giustizia consentendo a chiunque di ottenere la rimozione di un contenuto dallo spazio pubblico telematico senza neppure passare da un giudice, semplicemente minacciando un fornitore di hosting di un’eventuale azione di responsabilità. Per altro verso, si sta subdolamente cercando di porre a carico dei fornitori di hosting un obbligo di sorveglianza in relazione ai contenuti pubblicati dagli utenti – ha continuato l’avvocato – trasformandoli in sceriffi della Rete, ruolo che non gli compete e che, come ormai universalmente accettato in ambito europeo, è bene non abbiano».