La CIA monitora Twitter e Facebook per prevedere possibili rivolte
Si definiscono scherzosamente ninja librarians, letteralmente “bibliotecari ninja”, e sono un team di analisti della CIA che, stando ad un rapporto pubblicato dall’Associated Press, controllano quotidianamente milioni di tweet ed altrettante discussioni su Facebook, blog, forum, chat e qualunque altro servizio a cui gli utenti possono accedere e contribuire liberamente.
Lo scopo di questa attività di intelligence, sostiene il report, è quello di monitorare gli andamenti della politica internazionale, tastare il polso dei popoli e, in ultimo, prevedere eventuali destabilizzazioni e possibili rivolte in seguito ad aventi importanti come può esser stato, ad esempio, il raid dei Navy SEAL in cui è stato ucciso Osama bin Laden.
Le reazioni degli internauti vengono controllate con attenzione dagli analisti dell’Open Source Center che si trova in Virginia - molti di loro operano dalle varie ambasciate americane sparse per il Mondo - e confrontate con le notizie pubblicate sui quotidiani locali e quelle diffuse dalle tv. Poi, alla fine della giornata, viene stilata una relazione in cui vengono messi in evidenza tutti i possibili fattori di crisi per gli Stati Uniti che finisce direttamente sulla scrivania del presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
A confermare l’esistenza dell’Open Source Center è stato il direttore del centro, Doug Naquin, che ha spiegato il mondo in cui operano gli analisi paraganandoli a Lisbeth Salander, l’eroina protagonista della trilogia Millennium di Stieg Larsson: “un eccentrico e irriverente hacker che sa come trovare cose di cui altre persone non conoscono nemmeno l’esistenza“.
La struttura, spiega Naquin, è stata creata su consiglio della 9/11 Commission, la Commissione d’indagine sugli attentati dell’11 settembre 2001, convinta che eventuali rivolte contro gli Stati Uniti potessero nascere proprio da internet e, quindi, dai social network o da quei luoghi virtuali in cui chiunque può esprimersi liberamente e soprattutto pubblicamente.
E i fatti, a quanto pare, hanno dato ragione alla Commissione. La rivoluzione d’Egitto, ad esempio, era già stata prevista dagli analisti dell’Open Source Center: “non sapevamo quando, ma avevamo la certezza che sarebbe successo” proprio grazie alle tendenze emerse in quell’area su Facebook e Twitter. Stesso discorso per le rivolte a Bangkok del maggio dello scorso anno o la rivoluzione iraniana del 2009.
Gli analisti, specifica Naquin, analizzano quotidianamente milioni di conversazioni in qualunque lingua - dall’arabo al cinese, dall’urdu al russo - e riescono a fornire, da soli, circa i due terzi delle informazioni di intelligence raccolte dagli Stati Uniti.
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