Visto che si parla di nuovo di "condono" dicendo che sarà l'ultimo, ecco una breve storia di questa "pratica" utilizzata un po' troppo spesso da chi ci governa...
Trent'anni di storia patria attraverso quindici condoni
Dal 1973 a oggi si registra in media una sanatoria ogni due anni.
La'tombale' (1982) la più redditizia; in totale incassi per 26 miliardi di euro
Una quindicina di operazioni con un "raccolto" di 26 miliardi di euro (50mila miliardi di lire): è questo il bilancio dei condoni in Italia in 30 anni di storia repubblicana, escludendo la sanatoria in corso. Tributari, previdenziali, assicurativi, valutari, edilizi: dal 1973 a oggi, il Parlamento ha offerto ai contribuenti un ampio ventaglio di opportunità per regolare le proprie pendenze con il fisco e molte più o meno comode vie d'uscita per evitare di essere colpiti dalle sanzioni. Non soltanto a causa di evasioni ultramiliardarie, ma anche semplicemente per una disattenzione nel compilare le carte necessarie all'assolvimento degli obblighi nei confronti dell'erario.
La moderna cronistoria dei condoni parte dunque nel 1973. E' l'anno in cui le tensioni politiche mondiali fanno scarseggiare la benzina, lasciando a piedi gli italiani. Il repubblicano Bruno Visentini presenta una riforma che cambia da cima a fondo il sistema nazionale. Per chiudere i conti con il passato (e per dare ossigeno al bilancio pubblico) prima dell'entrata a regime delle nuove norme, il governo Rumor (il ministro delle Finanze è Emilio Colombo) decide di varare un condono fiscale. La risposta dei cittadini è clamorosa. Aderiscono alla sanatoria 2 milioni e 700mila tra singoli contribuenti e imprese, assicurando alle casse dello Stato 3mila miliardi di lire. Se si pensa che il gettito complessivo in quell'anno è di circa 20mila miliardi e che negli ultimi 30 anni la moneta ha subito una rivalutazione di 25 punti (cioè uno stipendio di 100mila lire al mese di allora corrisponderebbe a 1.250 euro di oggi), si ha una idea della portata dell'operazione.
Nel 1976, un condono valutario frutta all'erario 2mila miliardi di lire. Di ben altra portata la sanatoria fiscale del 1982. Pochi giorni dopo il trionfo della Nazionale ai Mondiali di calcio, il ministro Formica vara un condono che si giustifica con la necessità di disintossicare il sistema dal cumulo delle cause tributarie pendenti, anche alla luce del recente cambiamento dell'impianto normativo. L'operazione, più volte riaperta, ha la durata di un paio d'anni e produce, soprattutto per merito delle imposte dirette, 11mila miliardi di lire (4mila nell'82 e 7mila nell'83). Valutando che dall'82 a oggi, la moneta si è rivalutata di 8 punti, il primo varato da Formica può essere considerato "il padre di tutti i condoni".
Tra l'85 e l'89 arriva infatti una raffica di sanatorie che porta in cassa 12mila miliardi di lire. Dal condono edilizio (contestatissimo nelle piazze) dell'85 a quello immobiliare dell'89 ce n'è per tutti i gusti. Nell'89 se ne registrano addirittura quattro. Tra questi uno per la tassa sui rifiuti e uno per sanare le irregolarità tributarie formali, che frutta 650 miliardi. Nel 1991, il ministro Formica non riesce a replicare la brillante operazione di dieci anni prima. Il suo condono "tombale" si ferma a quota 6mila e 500 miliardi.
Un altro condono edilizio, varato dal governo Dini nel corso del biennio '94-'95, porta in cassa poco meno di 5mila miliardi di lire, a fronte di aspettative molto più robuste. Quell'anno, poi, il ministro Fantozzi vara il "concordato": un'operazione che ha come scopo quello di preparare l'entrata in vigore dei nuovi strumenti di calcolo del reddito, i "parametri" (i vecchi Studi di settore).
Le Finanze chiedono ai contribuenti con partita Iva di verificare se quanto versato nel periodo '87-'94 sia congruo con quanto sarebbe emerso con i nuovi meccanismi di calcolo. Per chi fa emergere materia imponibile, gli sconti sono consistenti: l'erario incassa 9mila miliardi di lire. Seguiti a stretto giro da 2mila miliardi per una sanatoria riguardante le scritture contabili.
Ogni provvedimento è seguito dalla promessa: sarà l' ultimo. Risultati quasi sempre al di sotto delle stime
I condoni «mai più»
e gli incassi dimenticati
Cinque anni dopo non ancora riscossi 5,2 miliardi della misura del 2003.
Dal ' 73 al 2003, per l' Agenzia delle entrate, con i principali condoni sono arrivati 26 miliardi di euro: 15 euro l' anno per abitante
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In un rapporto del novembre 2008 sulle sanatorie fiscali la Corte dei conti ne ha contati
13, soltanto fra il 2003 e il 2004. E lì i magistrati contabili non hanno avuto timore a chiamare «condono» anche il primo scudo fiscale, papà della nuova sanatoria per i capitali illegalmente esportati. Quella che l' Avvenire, il quotidiano dei vescovi, che ha definito «una beffa» perpetrata dal «furbetto del governino» dopo essere stato allargato in Parlamento anche ai reati penali. Una bella botta per Tremonti, che avendo all' inizio escluso tassativamente la non punibilità di nefandezze tipo il falso in bilancio, si è poi rassegnato: «Senza le modifiche del Parlamento lo scudo sarebbe stato un suicidio». Un suicidio? Già, «sarebbe stato un' autodenuncia penale». Ci sarebbe da domandarsi che fine abbiano fatto le telecamere alle frontiere (con la Svizzera?) che aveva promesso di installare dopo il primo «scudo fiscale del 2002-2003» per pizzicare gli spalloni che avessero continuato a frodare il fisco. Ma comunque, evviva la sincerità del ministro dell' Economia. Ma quella del deputato del Pdl Michele Scandroglio non è forse sincerità? «Non c' è dubbio che la teoria dei condoni sia passibile di critiche. Però non dobbiamo nasconderci dietro un dito: gli italiani sono anche questo. Noi dobbiamo rappresentare al meglio la realtà che abbiamo, si fa quello che si può con quello che siamo».
Poco prima delle elezioni del
2008 Tremonti ha giurato davanti alle telecamere di Repubblica Tv: «Oggi non ci sono più le condizioni per fare i condoni, che non certo ho fatto volentieri ma perché costretto dalla dura necessità. I condoni sono una cosa del passato».
Concetto ribadito addirittura dal futuro premier Silvio Berlusconi, questa volta durante una video chat con il Corriere.it: «Basta con la stagione dei condoni. La prossima sarà una stagione di forte contrasto all' elusione e all' evasione fiscale». (31 marzo 2008)
Adolfo Urso, esponente di An ora viceministro, dichiarava un paio di mesi prima: «Vengo dalla cultura della legalità della destra e dico: mai più condoni di nessun tipo, nemmeno l' indulto». Poi, quando l' Unione europea bocciò il condono Iva varato dal precedente esecutivo di centrodestra nel 2003 ritenendo che avesse «seriamente» danneggiato il mercato comune e favorito i contribuenti colpevoli di frode fiscale, Tremonti commentò: «Messaggio ricevuto, per il futuro è impegno del governo escludere provvedimenti del tipo oggetto della sentenza». (luglio 2008).
Ma non si potrebbe dire che il ministro dell' Economia non avesse mai manifestato ostilità verso le sanatorie.
Diciotto anni fa (
1991), mentre l' ultimo governo di Giulio Andreotti stava per approvare la terza sanatoria fiscale della storia repubblicana Tremonti scrisse in un editoriale del Corriere: «In Sudamerica il condono fiscale si fa dopo il golpe. In Italia lo si fa prima delle elezioni ma mutando i fattori il prodotto non cambia: il condono è comunque una forma di prelievo fuorilegge». Passato quel condono, l' allora segretario generale delle Finanze Giorgio Benvenuto, in seguito parlamentare del centrosinistra, promise: «Questo condono sarà l' ultimo».
Quattro anni più tardi (
1995) arrivò il concordato fiscale. Ma il ministro Augusto Fantozzi sentenziò: «Credo che ormai l' epoca dei condoni sia tramontata». Mai previsione fu meno azzeccata.
Sei anni dopo (
2001), ecco lo scudo fiscale e la raffica di sanatorie tributarie. Le polemiche si erano appena smorzate quando, nell' estate del 2003, il sottosegretario Giuseppe Vegas oggi viceministro all' Economia, azzardò: «In futuro non ci saranno altri condoni». Mentre il capogruppo di Forza Italia Renato Schifani ammoniva: «Siamo di fronte all' ultimo giro di boa di una riforma fiscale. Il cittadino sa benissimo che una volta varata non ci sarà più spazio per la clemenza».
Pochi mesi dopo, la finanziaria
2004 reiterò il condono fiscale tombale. E toccò al successore di Tremonti, Domenico Siniscalco, ripetere ancora nel 2004: «La stagione dei condoni è finita». Arriviamo quindi ai giorni nostri. Non che nel frattempo i vari condoni non siano stati rivendicati. Durante la campagna elettorale del 2006 Berlusconi arrivò ad affermare che «i condoni non sono poi così negativi, visto che l' Unità, l' Unipol e il signor Prodi, in una società in cui è presente un suo familiare, ne hanno usufruito». Per concludere: «I condoni hanno portato molti soldi all' erario e vi ha ricorso chi aveva evaso le tasse durante il governo Prodi». Sul fatto che i condoni abbiano fatto ricco il Fisco, tuttavia, si potrebbe discutere. Secondo la Cgia di Mestre tutti i condoni, compresi quelli edilizi e previdenziali, varati
dal 1973 a oggi avrebbero garantito un incasso, attualizzato in valuta 2005, di
104,5 miliardi di euro. Se fosse così,
in trent' anni l' Erario avrebbe
recuperato con le sanatorie l' evasione fiscale di un solo anno, che è appunto stimata in circa 100 miliardi di euro. Ma se fosse così. Una fonte al di sopra di ogni sospetto, e cioè la rivista on-line dell' Agenzia delle Entrate Fiscooggi.it ha calcolato invece che dal 1973 al 2003 lo Stato ha incassato con i principali condoni tributari, previdenziali, assicurativi, valutari ed edilizi 26 miliardi di euro. Fatevi i conti sul numero degli abitanti: 15 euro a testa l' anno. L' equivalente di una pizza e una birra, per fare strame di quel minimo di correttezza civica che esisteva in Italia.
Soltanto in due casi, vale a dire con i condoni fiscali del 1982 e del 1992,
si è superata la previsione di gettito. In altri casi, si è andati ridicolmente sotto le stimeme. Come se non bastasse,
c' è stato pure chi ha aderito al condono ma poi non ha nemmeno pagato o pagato tutto. La Corte dei conti nel novembre 2008 ha rivelato che a quella data restavano da incassare ancora 5,2 miliardi di euro dei 26 miliardi attesi per il condono 2003-2004, in base alle dichiarazioni pervenute alle Finanze. Cinque miliardi su 26: il venti per cento. In quel rapporto si racconta anche un altro particolare. E cioè che 34 mila persone fecero il condono tombale in forma anonima, avvalendosi di una facoltà prevista da quella sanatoria: presentare al Fisco una «dichiarazione riservata», come per lo scudo fiscale. Con il risultato di restare nell' ombra pure in quel caso. Ma il numero di 34 mila è soltanto una stima. Quando il magistrato della Corte dei conti ha chiesto di avere i dati relativi a quelle dichiarazioni «riservate» si è sentito rispondere dall' Agenzia delle entrate che, «trattandosi di dati sensibili», erano «in possesso unicamente del ministro». Ma potevano avere sulla coscienza 34 mila suicidi?
Ma quante volte avevano già detto che non se ne sarebbero più fatti?!? !?!?!Sta di fatto che continuando a fare condoni, il cittadino "furbo" si sente libero di far quel cazzo che vuole (costruire senza permessi, evadere tasse) tanto prima o poi gli fanno un condono e pagando 1/5 di quello che dovrebbe se la cava... gran bel messaggio...