venerdì, novembre 04, 2011

DUE ARTICOLI

Che ritengo fotografino molto bene la situazione italiana :

Una terra sconosciuta

Se anche Papandreou fosse costretto a lasciare, l'Italia resterebbe l'unico tra i Paesi a rischio a conservare il primo ministro di prima: Portogallo e Irlanda hanno infatti già cambiato governo e la Spagna sta per farlo. Sembra però ogni ora più impossibile che questa anomalia italiana sopravviva. Il premier ha assicurato ieri al G20 che il nostro debito pubblico è coperto dalla ricchezza privata. Ma i governi possono esaurire il loro capitale politico ben prima di esaurire i capitali e i patrimoni da tassare.

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Tutto ruota intorno alla sinistra, intendendo per essa l'alleanza di Vasto, con il Pd al centro e Di Pietro e Vendola alle ali. Questa coalizione oggi dispone, secondo i sondaggi, del maggior numero di consensi in caso di elezioni. E la sua forza parlamentare sarebbe decisiva anche in caso di un governo d'emergenza. La domanda è: ci si può contare per un programma da lacrime e sangue, del genere che ci viene richiesto?

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Stavolta si ha l'impressione di avventurarsi in una terra sconosciuta. E anche se il cammino è obbligato, perché dietro di noi è rimasto solo il deserto, ciò non di meno bisogna riconoscere che, per ora, stiamo camminando al buio.

di Antonio Polito da "Il Corriere della Sera" del 04/11/2011

Furbi e ipocriti, troppi paraocchi

Eurolandia, l'Europa monetaria, è due cose contemporaneamente. È, prima di tutto, un tassello di quella costruzione europea che fu il frutto di una intuizione, oggi più valida che mai, dei padri fondatori: nell'epoca del gigantismo delle potenze, quelle già emerse e quelle emergenti (Stati Uniti, Cina, India, Brasile, Russia e domani altre ancora), i vecchi Stati nazionali europei, singolarmente presi, non hanno più né taglia né risorse economicamente e politicamente sostenibili. Solo il futuro ci dirà se fu saggio o no dare vita all'euro prima di aver messo in piedi un governo europeo dell'economia. Ma una cosa è sicura: se crollasse l'euro il contraccolpo manderebbe in pezzi l'Unione Europea, azzererebbe sessant'anni di integrazione. Mario Monti, sul Corriere di ieri, ha ricordato a Berlusconi quanto sia essenziale anche per noi che quella impresa collettiva non fallisca.

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È verissimo che, nel ring di Eurolandia, i più forti cercano di scaricare sui più deboli anche le loro difficoltà. Sarkozy ha interesse a mascherare i suoi gravi problemi prendendosela con l'Italia, e anche la Germania, il Paese leader, nonostante il suo cipiglio moralista, non ha poi tutte le carte in regola: i suoi governanti, mentre puntano (giustamente) il dito contro le nostre inadempienze, omettono di ricordare quanto i loro iniziali errori di fronte al focolaio greco siano stati determinanti nel favorire la propagazione dell'incendio.

Però, è anche vero che quello del capro espiatorio non è un ruolo che venga assegnato a caso. Bisogna, per così dire, meritarselo.

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Se il governo non riuscisse a fare ciò che va fatto, sarebbe allora l'opposizione a raccogliere il testimone? Non pare proprio. Con l'eccezione dell'Udc di Casini, che fa storia a sé, gli altri oppositori, Partito democratico in testa, non rappresentano al momento una credibile alternativa di governo: se per «credibile alternativa di governo», nelle condizioni d'oggi, si intende il portatore di un progetto di riforme capaci di rilanciare lo sviluppo e di renderci meno deboli in Europa.

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Tra il «vorrei ma non posso» del governo e il «potrei ma non voglio» dell'opposizione, non si vedono spiragli. Sarebbe già tanto se, almeno, imparassimo tutti un paio di lezioni. La prima è che in una condizione di stretta interdipendenza europea e internazionale nessuno può fare a lungo il furbo.

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La seconda lezione è che l'ipocrisia è dannosa. Che senso ha ostentare il massimo rispetto per ciò che dice il presidente della Repubblica e poi fare l'esatto contrario di ciò che egli auspica? Non è forse questa una situazione di emergenza nella quale, isolando gli agitatori di piazza, maggioranza e opposizione dovrebbero cercare, come Napolitano ha tante volte chiesto, la massima convergenza possibile sulle cose da fare? La sola cosa buona delle situazioni di emergenza è che offrono un'occasione di rinsavimento, spingono a mettere da parte i paraocchi. Speriamo che non venga sprecata.

di Angelo Panebianco da "Il Corriere della Sera" del 31/10/2011





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