Ecco il nuovo duetto ballerino/canterino, sulle note di "Think" di Aretha Franklin...
e non è finita qui!! Ne posterò altri... al prossimo post!
"A bunch of crazy people"
Non è reato coltivare nel giardino di casa qualche piantina di marijuana perché ciò equivale alla detenzione per uso personale. E' quanto ha affermato la VI Sezione Penale della Corte di Cassazione che, con la sentenza 17983 del 10 maggio ha annullato la decisione della Corte di Appello di Roma (confermativa di quella del tribunale locale) che aveva condannato un giovane per aver coltivato nel proprio fondo cinque piante di marijuana.
La formula assolutoria usata dai giudici di legittimità è "perché il fatto non sussiste". Queste linea interpretativa era stata inaugurata sempre dalla VI Sezione penale della Suprema Corte nel 1994, quando "si ebbe a distinguere la coltivazione in senso tecnico, un procedimento che presuppone la disponibilità di un terreno e di una serie di attività dei destinatari delle norme sulla coltivazione (preparazione del terreno, semina, governo dello sviluppo delle piante, ubicazione di locali destinati alla custodia del prodotto)", dalla detenzione per uso personale.
Quindi, ha precisato il collegio, tale decisione ebbe il merito "di tracciare un margine ineludibile tra detenzione e coltivazione in senso tecnico, non potendo ricomprendersi in tale ultima nozione, giuridicamente definita, la cosiddetta coltivazione domestica". Insomma di volta in volta il giudice dovrà valutare se una coltivazione per le sue caratteristiche e per la sua estensione rientra nel concetto di piantagione illecita oppure se non possa definirsi tale. La Suprema Corte ha annullato la condanna del giovane romano senza rinvio mettendo la parola fine alla vicenda
Lo stesso quotidiano, anni dopo, le stimava sulle 15.000, soltanto a Roma naturalmente. Secondo "l'Associazione Contribuenti Italiani", avremmo addirittura il poco onorevole primato del mondo con 574.215 vetture in tutta Italia fra Stato, Regioni, Province, Comuni, Enti pubblici vari, società miste pubblico-private e affini.
Mentre gli altri Paesi sviluppati oscillano fra le 73.000 degli Stati Uniti e le 44.000 della Spagna. Secondo la stessa Associazione, nel ’98 sarebbero state «soltanto» 198.596. Quindi, più che raddoppiate in un decennio. Cifre che sembrano francamente molto, anzi troppo dilatate rispetto a quelle fornite anni addietro dallo stesso Codacons che le stimava sulle 40.000. Fra l’altro sono una ventina le Regioni, un centinaio i Comuni grandi e medi, un centinaio pure le Province. Per lo Stato ho appena riportato la cifra ufficiale del ministro Santagata, poco più di tremila. Non so se essa includa anche le auto di scorta. Non so se includa le 122 vetture per altrettanti parlamentari i quali però fruiscono (così Italia Oggi) del rimborso delle spese di taxi per 34 euro al giorno ciascuno...
Laura Siprien è una giovane donna rimasta orfana da piccina che ha adottato un bambino, Liu-San. Allo scadere del suo settimo compleanno, Liu-San ha frequenti incubi notturni da cui si sveglia con una strana voglia... sul petto. Laura lo consola amorevolmente ma neanche lei è immune da sogni e visioni inquietanti. Lucas e Sybille sembrano essere i soli amici fidati, fino a quando non rapiscono il piccolo Liu-San per sacrificarlo sulla pietra del consiglio, ottenendo così la vita eterna. Per Laura sarà l'inizio di un viaggio misterioso che le rivelerà la natura speciale del figlio, sentinella e guaritore di un'antica tribù mongola.
Liberamente tratto dal romanzo omonimo di Jean-Christophe Grangé, già autore di celebri adattamenti per lo schermo, I fiumi di porpora e L'impero dei lupi, L'eletto non è film per occhi e menti razionali, perché Laura Siprien si spingerà fino e oltre i confini della realtà per riabbracciare il suo bambino. L'esoterismo diffuso nel film si alterna al "maternalismo" della protagonista, interpretata da una Monica Bellucci questa volta credibile. Forse perché parla francese, almeno nella versione originale, o forse perché è mamma e di quell'esperienza il suo corpo porta i segni e tutta la morbidezza.
Alla dolcezza della maternità si affida pure il regista, Guillaume Nicloux, sostituendo la straordinarietà della protagonista del romanzo, che praticava le arti marziali, con la normalità di una madre che agisce spinta unicamente dall'amore. A fare da contrappunto alla bellezza vulnerabile di Laura c'è il personaggio algido e glaciale di Sybille, interpretato da Catherine Deneuve. Una Deneuve inedita, privata com'è del suo antico splendore e "desaturata" come la fotografia che la impressiona. Thriller fantastico che intrattiene poco e annoia tanto, L'eletto è un incubo esoterico da cui vorresti soltanto svegliarti.