sabato, gennaio 23, 2010

E' la più certa prova d'amore quella di un uomo che cambia parere per essere d'accordo con la donna. ERRI DE LUCA, In nome della madre
La storia e`originariamente di Douglas Adams: la racconta ne "Il salmone del dubbio"
da guerrillaradio.iobloggo.com

Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d'attesa di un grande aeroporto. Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decise di comprare un libro per ammazzare il tempo. Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla. Accanto a lei c'era la sedia con i biscotti e dall'altro lato un giovane di colore che stava leggendo il giornale. Quando cominciò a prendere il primo biscotto,anche il giovane ne prese uno; lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro. Tra lei e lei pensò: "Ma tu guarda che schifo,che arroganza,che maleducazione…se solo avessi un po' più di coraggio, gliene direi quattro, tornatene al tuo Paese, prima di viaggiare impara ad essere civile...". Così ogni volta che lei prendeva un biscotto,il giovane di colore accanto a lei, senza fare un minimo cenno, ne prendeva uno anche lui.
Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò: "Ah, adesso voglio proprio vedere cosa farà.…!" Il giovane di colore prima che lei prendesse l'ultimo biscotto lo divise a metà!
"Ah, questo è troppo", pensò e cominciò a sbuffare ed indignata si alzò di scatto,borbottò a bassa voce "i cafoni dovrebbero restare a casa", prese le sue cose, il libro e la borsa e si incamminò verso l'uscita della sala d'attesa.
Quando si sentì un po' meglio e la rabbia era passata, si sedette su una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l'attenzione e per evitare altri incontri spiacevoli. Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando....nell'aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno. Capì solo allora che il pacchetto di biscotti uguale al suo era del giovane di colore che si era seduto accanto a lei e che però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, schifato, nervoso. Al contrario di lei che aveva sbuffato,ma che ora si sentiva sprofondare nella vergogna…

venerdì, gennaio 22, 2010

Storia di Haiti

Ovviamente non so nulla della storia di questa nazione... a parte le conclusioni dell'autore, questo articolo ha messo qualche "toppa" alla mia totale ignoranza.



Haiti
I conti in sospeso di Parigi
Secoli prima del terremoto del 12 gennaio, Haiti era già vittima di un disastro economico alimentato dalle esose richieste degli ex colonialisti francesi. L'accusa di Ben Macintyre.

Qual è esattamente il problema dell’isola di Haiti? Secondo i geologi è la faglia che divide la placca tettonica nordamericana e quella caraibica. Secondo altri, il terremoto è la prova indiscutibile della collera divina. Per i più sensibili è la serie di tiranni che hanno saccheggiato Haiti nel corso degli anni. Ma per moltissimi haitiani tutto è cominciato circa 200 anni fa, con il colonialismo francese.

Nel diciottesimo secolo Haiti era il gioiello della corona francese, la Perla dei Caraibi, il più grande esportatore di zucchero al mondo. Perfino per gli standard coloniali, il modo col quale erano trattati gli schiavi ad Haiti nelle piantagioni era particolarmente spregevole. Dato che morivano molto rapidamente, per mantenere il loro numero costante la Francia importava fino a 50mila nuovi schiavi l’anno. Ispirandosi ai principi della rivoluzione francese, nel 1791 gli schiavi si ribellarono agli schiavisti sotto la guida dell'autodidatta Toussaint Louverture. Dopo una violenta guerra, le forze di Napoleone furono sconfitte e Haiti dichiarò la propria indipendenza nel 1804.

La Francia però non poteva perdonare l’impertinenza degli schiavi e soprattutto i suoi mancati guadagni: 800 piantagioni di zucchero distrutte, 3.000 coltivazioni di caffè andate perdute. Fu imposto così un rigido blocco commerciale. Nel 1825, in cambio del riconoscimento dell’indipendenza di Haiti, la Francia chiese un prezzo esorbitante, pari a 150 milioni di franchi d’oro, equivalente al quintuplo degli introiti annuali derivanti dalle esportazioni del paese. Il decreto reale fu fatto rispettare da 12 navi da guerra francesi, dotate complessivamente di 150 cannoni. Sui termini del decreto non ci fu nulla da contrattare. Alla fine la giovanissima nazione accettò, non avendo altra scelta. Haiti dovette pagare per la propria libertà, e così ha fatto, controvoglia, per i successivi 122 anni. Anche quando l’indennità complessiva fu abbassata a 90 milioni di franchi, Haiti rimase indebitata fino al collo, tanto da dover chiedere prestiti a tassi da estorsione alle banche statunitensi, tedesche e francesi. Per farsi una chiara idea della cifra, è sufficiente pensare che nel 1803 la Francia acconsentì a vendere agli Stati Uniti il territorio della Louisiana, un’area grande 74 volte più di Haiti, per 60 milioni di franchi.

Una commissione per lavarsene le mani

A causa di questo debito, si può dire che Haiti sia nata in bancarotta. Nel 1900 una cifra pari all’80 per cento del budget nazionale era ancora destinata a ripagare gli interessi accumulati sul debito. Per legare i contadini alla terra e ottenere la massima produzione possibile di raccolto, in modo da pagare l’indennità, Haiti fece entrare in vigore il cosiddetto Codice Rurale, istituendo una divisione di fatto tra città e campagne, tra un’élite dalla pelle chiara e la maggioranza dalla pelle scura.

Il debito è stato saldato soltanto nel 1947. A quella data, però, l’economia haitiana era ormai senza speranze, il territorio era deforestato, la popolazione viveva nell'instabilità politica ed economica e nella miseria più nera, esposta alle calamità naturali e al dispotismo dei tiranni. Sette anni fa il governo haitiano ha chiesto a Parigi la restituzione di una somma pari a circa 22 miliardi di dollari (compresi gli interessi) per aver fatto di quest’isola il paese più povero dell’intero emisfero occidentale.

In seguito al devastante terremoto della settimana scorsa, le cui conseguenze hanno messo in luce le drammatiche condizioni dell'isola, si sono moltiplicati gli appelli alla Francia a onorare il suo debito morale. Ma Parigi è sorda: per l’Eliseo il caso si è chiuso nel 1885. Nel 2004 Jacques Chirac aveva istituto una Commissione di riesame, guidata dal filosofo di sinistra Régis Debray, incaricata di esaminare le relazioni della Francia con Haiti dal punto di vista storico. La commissione giunse alla conclusione che la richiesta di risarcimento era “non pertinente, sia in termini legali, sia in termini storici”.

Ora che Haiti si trova alle prese con una devastazione sociale completa, con la paralisi al governo e con un numero di morti ancora indefinito, il ministro delle finanze francese ha lanciato un appello per accelerare la cancellazione del debito di Haiti. Che triste ironia! Se la Francia non avesse oppresso questo paese con i debiti sin dalla sua nascita, Haiti sarebbe stata più capace di affrontare le calamità naturali. Bernard Kouchner, il ministro degli esteri francese, ha fatto appello per una conferenza sulla “ricostruzione e lo sviluppo”: "Si tratta di un’occasione da cogliere al volo per far uscire Haiti dalla maledizione che la perseguita da lunghissimo tempo", ha detto il presidente Sarkozy.

Haiti in realtà non ha bisogno di tante parole, conferenze o commissioni. Ha bisogno soltanto di soldi. E presto. Finora le donazioni ufficiali provenienti dalla Francia sono meno della metà di quelle provenienti dalla Gran Bretagna. L'eredità del colonialismo è amara in tutto il mondo, ma in pochi paesi il legame tra i peccati del passato e gli orrori del presente più diretto. Forse a lenire le ferite di Haiti potrebbe bastare anche la semplice ammissione da parte dei francesi che la catastrofe sotto i nostri occhi in questi giorni è almeno in parte una conseguenza della storia, e non di un cieco destino.

La Francia non intende pagare per la propria storia. Ma provate a immaginare che succederebbe se di fronte al conto di un ristorante francese affermaste che il saldo non è pertinente, incaricaste una Commissione di riesame di appurare come stanno le cose e ve ne andaste in tutta tranquillità. (ab)

pubblicato su "The Times" il 21 gennaio 2010

da presseurop.eu

Presseurop.eu

Mi son imbattuto in questo interessante sito:


Qui si trovano tradotti in italiano i più importanti giornali del mondo

Con l'inglese ce la si può ancora ancora cavar, ma francese, tedesco, ecc. sono decisamente tabù quindi direi che è uno strumento molto utile!

"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì, gennaio 21, 2010

E io pago

Su segnalazione di Ciccio...


Fortuna che prima di Natale ho comprato un HD da 500GB... ora quanto me lo facevam pagare in più??!?!?


Arriva la tassa su cellulari
e pc, più soldi alla Siae

Per i cellulari la tassa sarà di 90 centesimi su ogni prodotto venduto - Per hard disk esterni o interni e la chiavette Usb, c'è una quota (in centesimi) per ogni GB - solo da questa categoria di prodotti a Siae andranno circa 100 milioni di euro l'anno

In arrivo, tra pochi giorni, la tassa su telefonini e pc. In generale su tutti i dispositivi che hanno una memoria.

È quanto deciso dal decreto firmato il 30 dicembre dal ministro dei Beni e delle attività culturali Sandro Bondi. Il decreto aggiorna ed estende, a livelli inauditi in Europa, il cosiddetto “equo compenso”: una somma che i produttori di beni tecnologici devono versare a Siae, a “compenso” della copia privata.

L’equo compenso esiste in tutta Europa e consiste in una tassa su alcuni supporti, ad esempio Cd e Dvd vergini, da versare alla Siae come compenso appunto per le copie legittime che l’utente farà dei propri file regolarmente acquistati.

Si tratta di un provvedimento che aumenterà sicuramente gli introiti della Siae: secondo le stime di Confindustria e Assinform infatti nel 2010 si passerà dagli attuali circa 70 milioni di euro a oltre 300, un salto di qualità notevole, soprattutto perché saranno tassati tutti i dispositivi, anche quelli che palesemente è quasi impossibile utilizzare per metterci sopra film o musica.

Il decreto contiene i dettagli del compenso per ciascun prodotto. In alcuni casi, come i cellulari, c’è una somma unitaria di 90 centesimi su ogni prodotto venduto. Per altri, come gli hard disk esterni o interni e la chiavette Usb, c’è una quota (in centesimi) per ogni GB. Considerato che ormai è comune trovare 250 GB di hard disk nei pc e che ne sono stati venduti 6,9 milioni nel 2008, solo da questa categoria di prodotti a Siae andranno circa 100 milioni di euro l’anno. Destinati a salire di molto nei prossimi anni, visto che la quantità di GB degli hard disk cresce nel tempo.

Fuori tutto accade anche senza di noi. VINICIO CAPOSSELA

mercoledì, gennaio 20, 2010

Viaggiare

Viaggiare. Lasciare paesi.
Essere altri costantemente,
perché l'anima non ha radici
per vivere per vedere soltanto.

Non appartenere neppure a me.
Andare avanti, andare indietro
l'assenza di avere un fine
e dell'ansia di raggiungerlo.

Viaggiare così è viaggio.
Ma lo faccio senz'aver di mio
altro che il sogno del passaggio.
Il resto è solo terra e cielo.

Fernando Pessoa

martedì, gennaio 19, 2010

Ai nostri siculi...

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lunedì, gennaio 18, 2010

E' fuggita l'estate,
più nulla rimane.
Si sta bene al sole.
Eppur questo non basta.

Quel che poteva essere
una foglia dalle cinque punte
mi si è posata sulla mano.
Eppur questo non basta.

Ne' il bene ne' il male
sono passati invano,
tutto era chiaro e luminoso.
Eppur questo non basta.

La vita mi prendeva,
sotto l'ala mi proteggeva,
mi salvava, ero davvero fortunato.
Eppur questo non basta.

Non sono bruciate le foglie,
non si sono spezzati i rami...
Il giorno è terso come cristallo.
Eppur questo non basta.

Arsenij Tarkovskij

domenica, gennaio 17, 2010

Foto della settimana


Monte Castello di Gaino
14 novembre 2004



Scattata sulla vetta del Monte Castello di Gaino, sopra Toscolano Maderno
Alessio