venerdì, dicembre 16, 2011

Sistemi elettorali


ELEZIONI
Cercasi bipolarismo perfetto
Un politologo analizza le proposte di riforma

Il sistema elettorale perfetto non esiste, ma è possibile trovarne uno che sia abbastanza equilibrato da adattarsi al meglio alle esigenze dell’elettorato e della politica del Paese e che soprattutto sia di semplice comprensione.
I rischi di confusione aumentano invece quando per superare le contraddizioni del Porcellum vigente e per garantire ai governi le necessarie trasparenza e stabilità, si mettono sul tavolo le ipotesi di un ricorso al modello elettorale tedesco piuttosto che a quelli ungherese e danese; infine all'uninominale a doppio turno tipico della Francia.
«IL VOTO DEVE TRADURSI IN STABILITÀ POLITICA». Quel che è chiaro a una larga parte della politica nazionale è che il paradigma licenziato dal leghista Roberto Calderoli ha fallito, ma come si vedrà in seguito persino all'interno dei singoli schieramenti partitici è difficile trovare strategie unitarie.
«L’elettore va aiutato a capire e deve essere consapevole dell’effetto che avrà il suo voto sulla stabilità politica», ha perciò spiegato a Lettera43.it Alessandro Chiaramonte, docente di Analisi dei sistemi elettorali all'università di Firenze, che ha voluto ripercorrere brevemente l'alternanza dei sistemi elettorali adottati nel Paese fra la prima e la seconda Repubblica.

I sistemi elettorali in Italia: una breve storia

«Dal 1946 al 1993 abbiamo avuto un solo sistema elettorale, quello proporzionale, che ha subito leggere modifiche nel corso degli anni ma è rimasto sostanzialmente identico alla sua formulazione originaria», ha detto Chiaramonte.
In seguito, dalla riforma elettorale votata nell’agosto del 1993, è scaturito il sistema che il politologo Giovanni Sartori ha battezzato Mattarellum alludendo al nome del suo ideatore, il deputato democristiano (poi nella Margherita e nell'Ulivo) Sergio Mattarella.
UN METODO MISTO FRA UNINOMINALE E PROPORZIONALE. Con le regole del Mattarellum gli italiani hanno votato per tre volte: nel 1994, nel 1996 e nel 2001.
Il Mattarellum prevedeva collegi uninominali a turno unico per eleggere il 75% dei seggi. Il restante 25% era destinato a essere eletto invece con il proporzionale.
L'AVVENTO DEL PORCELLUM. Nel 2005 con una legge elaborata in larga parte a opera del leghista Roberto Calderoli si è introdotto un principio misto di rappresentanza e un sistema che attribuisce il premio di maggioranza a chi ottiene più voti.
Per il Senato il premio viene assegnato su base regionale prendendo in considerazione 17 regioni.
Pregi e difetti del provvedimento erano già chiari al suo ideatore che ebbe immediatamente a definirlo, senza mezzi termini, «una porcata». E nuovamente per Giovanni Sartori fu facile coniare per la norma il soprannome di Porcellum.


UNA LEGGE CHE NON GARANTISCE CONTINUITÀ. Tra i molti difetti del cosiddetto Porcellum, c’è soprattutto l’instabilità che può derivare dal risultato elettorale.
«Come hanno dimostrato le elezioni nel 2006», ha illustrato Chiaramonte, «il premio su base regionale del Senato distribuito su 17 regioni potrebbe non produrre maggioranze in grado di governare autonomamente».
Nel caso del governo Prodi sono stati per esempio i senatori eletti all’estero a contribuire al'affermazione e alla tenuta dell'esecutivo. «Ma compito di un buon sistema elettorale è stabilizzare gli esecutivi, evitando di metterli a rischio», sintetizza Chiaramonte.

Governi formati prima o dopo il voto

La differenza fra i sistemi elettorali in vigore segna anche uno iato fra gli esecutivi della Prima e della seconda Repubblica e naturalmente influisce sulla loro complessiva capacità di tenuta. «Fino al 1993 le coalizioni venivano formate dopo le elezioni quando erano chiari i dati del voto. Ogni partito correva da solo e le trattative o negoziazioni fra loro iniziavano in seguito», ha ricordato Chiaramonte.
«Ma erano i vincoli politici forti», ha altresì proseguito, «a far sì che alcuni partiti considerati più estremi come il Partito comunista e il Movimento sociale restassero di fatto esclusi dalle compagini di Governo».
Il rovescio della medaglia è che con una simile metodologia «gli elettori davano una delega in bianco ai partiti», il che si traduceva in «una forte limitazione della volontà popolare».
CITTADINI PROTAGONISTI. Con l’avvento del Mattarellum nella Seconda Repubblica, i cittadini sono tornati protagonisti perché «le coalizioni sono espresse prima del voto» e questo consente agli elettori di scegliere «il governo e la sua composizione». Ed è questa la vera differenza rispetto al sistema proporzionale, oltre alla forza del voto.
L'INDICAZIONE CHIARA DI UN LEADER, SIN DALL'INIZIO. Se però di fatto gli schieramenti hanno facoltà di dare l’indicazione del potenziale leader per completare la proposta politica e indirizzare l’elettore, questo pone un problema squisitamente politico che influenza anche i possibili sviluppi futuri del Porcellum e ruota attorno a un quesito: se il governo si debba decidere già prima del voto, oppure se gli accordi si possano concretizzare anche a urne chiuse.

Il bipolarismo perfettibile della Penisola

Quando si discute delle possibili modifiche da apportare alla legge elettorale attraverso il voto parlamentare o con un referendum, il punto centrale resta uno: se si preferisce un sistema bipolare oppure se sia preferibile un assetto diverso.

È la domanda principale, propedeutica alla scelta di un modello ispirato alla legge tedesca oppure, per esempio, a quella ungherese.
IL PARADIGMA TEDESCO E QUELLO UNGHERESE. La prima prevede un meccanismo elettorale proporzionale personalizzato con meccanismi di correzione come la soglia di sbarramento; la seconda implica a sua volta uno sbarramento al 5% ma assegna poco più della metà dei seggi su base uninominale e la restante parte su base proporzionale.

Una scelta che divide i principali partiti

Ma quanto alle direzioni da prendere la politica italiana è incerta ed è in questo senso esemplare l'esempio del Partito democratico.
Il Pd ha al suo interno addirittura due comitati elettorali che divergono dalla scelta fatta dai vertici del partito.
Una parte sostiene il referendum Passigli per il ritorno al proporzionale, l’altra invece propende per i quesiti di Ceccanti messi a punto dal docente bolognese Andrea Morrone per la reviviscenza del Mattarellum.
SOLO L'UDC HA SCELTO: PROPORZIONALE. Chiaramonte ha ricordato che «solo l’Udc ha una posizione coerente nei confronti del proporzionale», mentre gli altri partiti a partire dal Popolo della libertà «non hanno una linea ben definita».
Eppure, se davvero intendono essere veri organismi a vocazione maggioritaria, ricorda l'intervistato, «dovrebbero sapere come collocarsi».
L’UNINOMINALE ADATTO ALL'ITALIA. Per il caso italiano, secondo Chiaramonte, «resta valido il sistema a collegio uninominale con turno singolo o doppio perché ha il pregio di selezionare il personale politico attraverso il vaglio degli elettori e incentiva la competizione tra i candidati».
E se i politici devono avere un numero considerevole di voti di sostegno sono più incentivati al contatto con il territorio.

I VANTAGGI DELLO SCHEMA FRANCESE. Insomma toglie il grande difetto riconosciuto al Porcellum che sta proprio nell’avere le liste bloccate.
La sua applicazione potrebbe tradursi in un modello a doppio turno analogo a quello istituito in Francia: «Questo sistema, se applicato all’Italia, avrebbe il vantaggio di limitare i partiti estremi e favorire il bipolarismo».
Gli schieramenti più larghi «sono sempre da favorire e quello che è successo in Germania o nel Regno unito, dove si sono formate grandi coalizioni, lo ha confermato».

17 luglio 2011
da lettera43.it

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