ma l'assessore minimizza
Dei 400 censiti, una ventina sono stati sequestrati per presenza di cromo oltre i limiti tra il 2008 e il 2009. Quanti siano realmente, tuttavia, non si sa. Perciò il sindaco Adriano Paroli ha firmato un avviso pubblico che da oggi sarà affisso in città per accertarne il numero esatto e controllare che non siano pericolosi per la salute. La collaborazione dei proprietari è fondamentale per evitare il rischio.
L'avviso chiede a tutti i proprietari di pozzi privati ad uso potabile, domestico e per la produzione alimentare di far pervenire al settore Ambiente ed ecologia di via Marconi 12 entro il 31 ottobre copia dei certificati delle analisi chimiche relative all'anno in corso. Sono analisi obbligatorie per legge e vanno eseguite per attestare l'idoneità all'uso umano dell'acqua attinta autonomamente.Chiede pure ai proprietari di pozzi ad uso zootecnico e irriguo di comunicare entro la stessa data titolarità e ubicazione del pozzo, caratteristiche tecniche (profondità , diametro, livello piezometrico), quantità di acqua prelevata annualmente e copia di eventuali analisi chimiche. Questi ultimi non hanno l'obbligo dei controlli previsti per l'acqua potabile, ma senza volerlo potrebbero irrigare o abbeverare animali e permettere al cromo esavalente di entrare nella catena alimentare. I proprietari, peraltro, non hanno nulla da temere, e anche se si tratta di pozzi non autorizzati le eventuali multe non superano l'ordine di una decina di euro. Con la segnalazione possono permettere i controlli e lasciare tranquilli se stessi e gli altri.
L'assessore all'Ambiente Paola Vilardi (PDL, nella foto a destra) da un lato minimizza e parla di un «di pi๠di attività preventiva ». Dall'altro sollecita i proprietari a collaborare, perchè «anche un pozzo privato e a uso zootecnico interessa la salute di tutti i cittadini ». Ieri mattina in Loggia ha diffuso l'avviso anche attraverso la stampa, insieme al funzionario del settore Ambiente Angelo Capretti e al responsabile del Nita (Nucleo investigativo tutela ambiente) della Procura di Brescia Antonio Oriente.
La presenza di cromo esavalente è emersa per caso nel maggio 2008, durante controlli Arpa al piezometro di un'azienda di cromatura a sud di via Orzinuovi, di cui non viene rivelato il nome. Scatta subito la comunicazione al Nita. Il magistrato fa perquisire il sito, trova riscontri sull'origine dell'inquinamento e mette il sito in sicurezza di emergenza.
A fronte di un limite di 5 microgrammi per litro (ug/l) di limite massimo in falda ammesso dalla legge - spiega Oriente -, in via Orzinuovi, a 18 metri di profondità , se ne scoprono ben 450 mila. Oggi sono ridotti alla metà grazie ai «pozzi di barriera » scavati per drenare l'acqua inquinata, ma aumentano i solventi clorurati - sottolinea il responsabile Nita -, forse provenienti dalla Valtrompia. L'acqua densa di cromo esavalente è gialla e spumeggiante come una cedrata (vedi foto in alto). Ma per la salute può essere letale. L'attività ispettiva, dunque, si estende alla zona circostante per capire quanto esteso sia l'inquinamento nella zona sud. Il Nita, con Arpa e Comune, procede al monitoraggio di tutti i pozzi. Su una ventina, compresi due di Asm da tempo staccati dalla rete dell'acquedotto, interviene con il sequestro probatorio.
Nel 2009 l'attività giudiziaria si allarga anche a nord di via Orzinuovi alla ricerca di altre possibili origini del pericoloso cromo esavalente, e si capisce che l'inquinamento arriva pure dalla Valtrompia. Il pm Fabio Salomone ordina il monitoraggio dei territori comunali di Lumezzane, Gardone, Villa Carcina e Sarezzo. Si scopre che le falde valtrumpline contengono cromo esavalente da 150 a 200 ug/l. Scattano altri sequestri, ma le indagini sono ancora in corso.
A Brescia gli accertamenti penali sono conclusi, e la situazione dovrebbe essere sotto controllo. Capretti spiega che oltre il 95 per cento degli abitanti è collegato all'acquedotto. L'incognita sono le cascine pi๠lontane dall'abitato, ma anche abitazioni che dispongono di pozzi vecchi di anni e mai controllati. Il comune ne ha censiti 400, in buona parte industriali, e li controlla annualmente. Ma a seguito delle indagini Mita, di tre ne ha vietato l'uso con ordinanze e ha allacciato le relative abitazioni all'acquedotto. Quelli per acqua potabile sono controllati annualmente. Tuttavia, «non possiamo escludere che ce ne siano altri per uso agricolo - ammette Capretti - , magari poi collegati a piscine, taverne e usi industriali ». Se ce ne siano, e quanti, non si sa.
Potrebbero essere tre o quattro, ma anche duecento. La Loggia vuole saperlo e creare un data base completo per rendere ancora pi๠capillare l'attività di controllo. Ma bisogna collaborare.
1 commento:
E dov'è Erin Brockovich???
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