Eternit, la beffa del computer
A decine perdono il risarcimento:
il loro nome è svanito nel passaggio
dal “file” al testo scritto
Fra le 1700 parti civili superstiti del processo Eternit escluse da ogni tipo di risarcimento vi sono almeno alcune decine di familiari di vittime e di malati che i giudici avevano preso in considerazione ma i loro nomi e cognomi sono scomparsi nel trasferimento dai file del collegio giudicante al testo cartaceo del dispositivo della sentenza, quello letto in aula, lunedì, dal presidente Giuseppe Casalbore per tre ore.
A qualcuno forse è sembrato un rito inutile, ma ora si ha l’occasione di chiarirne la ragione vera: solo la lettura rappresenta l’atto formale del riconoscimento di un diritto e in questo sciagurato caso chi è stato dimenticato nel testo elettronico, vittima della stampa incompleta, è come se non ci fosse mai stato. Ugualmente cancellato, ad esclusione di quanti, pochi, abbiano sentito pronunciare i loro nomi e cognomi storpiati. Per tutti questi è sufficiente un’integrazione dei giudici che dia conto della correzione dell’errore materiale. La forma è salva e si rientra. I dimenticati con «risarcimento annesso» no: dovranno ricorrere in appello. Poveri, una beffa, di cui i primi ad essere mortificati saranno i giudici.
Il presidente Casalbore e i suoi colleghi hanno svolto un lavoro pazzesco ma il dispositivo della sentenza non poteva che essere redatto e stampato nelle ore dell’ultima camera di consiglio di lunedì. Una volta completato è stato stampato: operazione affidata a più personale amministrativo ed è stato in quest’ultima fase che qualche foglio e decine di nomi sono «saltati».
Ieri l’avvocato Anna Fusari ne ha avuto la conferma recandosi in tribunale a chiedere spiegazione, le pareva strano, che a 265 su 280 lavoratori Eternit da lei assistiti fosse stato riconosciuto il diritto al risarcimento al contrario di tutti i suoi 53 clienti cittadini. Si è chiarito che almeno in parte erano stati presi in considerazione: stavano tutti nello stesso foglio elettronico della sentenza. Qualcosa del genere è capitato per alcune delle parti civili difese dall’avvocato Enrico Brunoldi di Alessandria. Fusari: «Sono molto dispiaciuta per i miei clienti dimenticati per svista e amareggiata anche per i giudici che non meritavano questo incidente tecnico finale». Di sicuro questa è stata la prima sentenza penale italiana con 2900 parti civili cui si è riconosciuto il diritto al risarcimento e l’evento ha collaudato l’organizzazione del tribunale torinese nel bene e anche un pochino nel male.
C’è anche un altro dato significativo che emerge: dei lavoratori Eternit di Casale e di Cavagnolo solo per 66 su 1192 è stata stabilita una provvisionale immediatamente esecutiva di 30-35 mila euro, un quarto dello stesso riconoscimento accordato ai cittadini colpiti dall’amianto. I lavoratori sono stati indubbiamente penalizzati dalla prescrizione del reato di omissioni dolose di norme antinfortunistiche (tipicamente da fabbrica) per il periodo precedente all’agosto 1999. I morti e ammalati fra i cittadini sono più recenti, e poi dei 552 operai Eternit esclusi da ogni risarcimento 250 casi risalgono addirittura a prima del 1966.
Nessun commento:
Posta un commento