(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 13 feb - Antonio, 34 anni, lavora a Torino come ingegnere in uno studio di ingegneria. Almeno otto ore al giorno, da lunedi' a venerdi', ormai da sei anni. Luisa lavora a Bologna da cinque anni come architetto presso uno studio, anche lei a tempo pieno.
Sono dipendenti a tutti gli effetti, ma per lavorare devono fingere: Antonio e' un finto co co pro e Luisa e' una finta partita iva. Succede a molti. In questo modo pero', oltre che scippare il futuro a una generazione, si evadono anche le tasse. Infatti il titolare dello studio dove lavora Luisa, finta partita iva, invece di pagare un lordo di 3000 euro al mese per un dipendente, ne da' a Luisa circa 2000, poi sta a lei pagarsi contributi, tasse e commercialista. Ovviamente per 1100 netti al mese Luisa ha i doveri del vero lavoratore, ma non ne ha i diritti. Niente malattia, permessi, ferie, maternita'. Al titolare di Antonio, falso co.co.pro, va ancora meglio. Antonio infatti viene pagato 700 - 1100 euro lordi al mese. Non deve praticamente versare contributi e buonanotte alla pensione.
Di fatto questi lavoratori non versano contributi all'inps. Pero' ogni anno gli architetti e ingegneri con partita Iva devono inviare le dichiarazione dei redditi a Inarcassa, e in tale dichiarazione viene richiesto anche di indicare le societa' di ingegneria/architettura per cui hanno lavorato e per ciascuna indicare il peso sul totale annuo. Quindi se un architetto o un ingegnere, come Luisa o Antonio, dichiarano che il 99% del loro lavoro annuo deriva da fatture fatte a un solo committente, non ci vorrebbe molto a capire. Basterebbe che la finanza si facesse dare i dati da Inarcassa e anche gli studi di progettazioni, molti che ci vengono segnalati, inizierebbero a pagare le tasse.
Nel post di domani vi segnalerò un blog che si occupa proprio di questo argomento.
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3 commenti:
Di situazioni del genere non ne avevo mai sentito parlare......
:-)
Invece ce ne sono moltissimi di questi casi purtroppo...
Il Giangi era decisamente ironico ;)
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