agli esami degli aspiranti avvocati
ROMA. «Habbiamo» invece di «abbiamo». Proprio così, con l’acca davanti.
Oppure «correzzione» con due zeta. O «violenza delle norme» anziché «violazione» delle norme. Sono solo alcuni degli strafalcioni commessi dagli aspiranti avvocati alle prove d’esame per l’ammissione all’albo.
Parola di uno dei commissari, un veterano delle aule di giustizia torinesi, che denuncia di essersi trovato alle prese con lavori lardellati di «errori di morfologia, grammatica e sintassi». «Al punto che – spiega – abbiamo mandato all’orale solo una media di tre candidati su dieci. E con grande fatica». Spiega il commissario d’esame: «Ho stabilito che non può essere ammesso agli orali chi ignora la nostra lingua. Ecco perché boccio. Non ne faccio una questione di stile: ci sono errori che alle scuole elementari, una volta, la maestra sanzionava con la matita blu, come l’apostrofo tra le parole 'un' e 'altro'. Un collega mi ha detto di aver dovuto respingere un candidato quando ha letto per la terza volta il verbo 'habbiamo' nel suo compito». Le sette commissioni istituite dalla Corte d’appello di Torino si occupano a rotazione delle prove scritte dei praticanti procuratori di un’altra città. Ora tocca a Bari ma il fenomeno «non riguarda solo i giovani della città pugliese». Viste le premesse, forse è inutile specificare che gli elaborati tradiscono anche una scarsa conoscenza dei meccanismi del diritto.
16 febbraio 2010
da miradouro.it
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