martedì, gennaio 10, 2012

Ecco chi non paga l'ICI


Dossier
Chiesa, associazioni, ambasciate
i privilegiati che non pagano l'Ici
Il Vaticano - con 115 mila case e 9 mila scuole - fa la parte del leone,
ma la lista degli esentati è molto lunga. Dentro la zona grigia
dell'uso non commerciale, si infilano migliaia di attività
sanitarie, didattiche, ricettive


CHIESA ma non solo. L'ombrello della norma Taglia-Ici non ripara solo gli immobili (quelli ad uso "non esclusivamente commerciale") del Vaticano. Certo il mattone di Dio - 115mila case, 9mila scuole, 4mila tra ospedali e centri sanitari - fa la parte del leone. Ma la platea dei beneficiari dell'esenzione dall'imposta è molto più ampia. Non pagano tutte le altre confessioni religiose. Zero tasse per le associazioni non profit, le ong, le ambasciate, le Fondazioni liriche, i palazzi intestati a Stati esteri. Niente Ici nemmeno per edicole, cappelle nei cimiteri, musei e per le proprietà di Comuni, Province e Regioni utilizzate a fini istituzionali.

La legge prevede l'esenzione per gli immobili di enti senza fine di lucro "destinati allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive". Come succede per il patrimonio della Santa Sede, però, anche qui esiste una ampia area grigia dove l'uso "non commerciale" dei beni è difficile da certificare. Ci sono ospedali controllati da pseudo-Onlus (e accreditati con il servizio sanitario nazionale) che fatturano centinaia di milioni.

Fondazioni che affittano case e palazzi di lusso incassando fior di quattrini ogni anno senza dover pagare un centesimo di imposta. Circoli sportivi e dopo-lavoro traasformati in piccoli - e ricchissimi - villaggi Valtur del tutto esentasse. Ecco l'elenco degli "utilizzatori finali" più importanti della norma Taglia-Ici. E quello delle realtà sociali più vicine al mondo dell'assistenza sociale che in realtà - malgrado di solito si pensi il contrario - sono costretti a pagarla.

RELIGIONI
Musulmani e buddisti salvi come i cattolici
Tutti i luoghi di culto non pagano l'Ici. Vale per parrocchie, moschee, sinagoghe, anche per l'unico edificio in mano all'Unione Buddista Italiana. Per tutti vale l'esenzione dei beni utilizzati a fini "non esclusivamente commerciali". Con i Comuni incaricati di valutare eventuali abusi. Una recente sentenza della Commissione tributaria provinciale di Lecco, per dire, ha esentato dall'imposta un ex-opificio trasformato in "luogo di culto dalla locale comunità mussulmana".

CIRCOLI
Biliardini e ristoranti sfuggono alla gabella
I circoli ricreativi che fanno capo a organizzazioni non a fine di lucro non pagano l'Ici. Vale ad esempio per i 5.500 circoli e sodalizi Arci, anche se l'associazione – conferma il presidente Paolo Beni – paga l'imposta sulle parti di edificio legate ad attività commerciali come ristoranti. È forse una delle partite più delicate, visto che in molte di queste realtà operano attività di ristorazione. "Ma sono rette dal volontariato e funzionano solo per i soci", assicura Beni.

ONLUS
Molte cause in tribunale per gli immobili affitati
Tutte le Onlus e le Ong sono esentate dal pagamento dell'Ici, almeno per gli edifici che usano come sedi proprie e non a fine di lucro. Non paga Emergency, non paga Medici senza frontiere, non paga l'Associazione per la ricerca sul cancro e la Lega per il filo d'oro. Chi invece dispone di un patrimonio di immobili messi a reddito (cioè affittati) è costretto - almeno in teoria - a onorare con il fisco il pagamento dell'imposta, anche se la materia è ancor oggi oggetto di confronto giuridico.

SCUOLE
Niente tassa agli istituti legati agli enti no-profit
Un altro tema delicato è quello delle strutture sanitarie e scolastiche. Le cliniche private (convenzionate o meno con sistema sanitario nazionale) devono pagare l'Ici. Gli enti non commerciali convenzionati con la sanità pubblica - tra cui diverse istituzioni religiose o Onlus - invece no, almeno sui reparti ospedalieri mentre sul patrimonio immobiliare a reddito si paga tutto. Zero Ici anche per le scuole private che fanno capo a enti non a fine di lucro indipendentemente dal livello delle loro rette.

PARTITI
Pagano tutta l'imposta sulle abitazioni ereditate
I partiti politici non beneficiano di alcuna esenzione Ici. "Noi per la sede di Torre Argentina sborsiamo 2-3mila euro l'anno" mette i puntini sulle "i" Mario Staderini, segretario dei Radicali. Paga il Pd, pagano le fondazioni degli ex-Ds cui è stato dirottato il patrimonio di case (5.800 immobili) girato dai militanti. Fanno la loro parte - perché obbligati dalla legge - pure gli eredi della vecchia Democrazia Cristiana. Anche se durante i burrascosi anni di Tangentopoli e della diaspora della Balena bianca è svanita nel nulla una dote di qualche centinaio di edifici di pregio.

SINDACATI
Patrimonio milionario, non ricevono sconti
I sindacati (come Confindustria) pagano l'Ici. Sia per le loro sedi istituzionali che per gli altri immobili destinati a reddito. Si tratta di un patrimonio importante. Solo la Cgil ha oltre 3mila tra uffici e delegazioni lungo tutta la Penisola. La Cisl ne ha addirittura 5mila. Il mattone nel portafoglio della Uil ha un valore stimato di circa 35 milioni. Un "tesoretto" accumulato grazie a lasciti, donazioni e investimenti nel corso degli anni e cresciuto sullo zoccolo duro dei beni ereditati (esentasse) per legge dalle vecchie rappresentanze sindacali dell'era fascista.

10 dicembre 2011
da repubblica.it



Non solo Chiesa: anche le Fondazioni politiche non pagano l'Ici

Roma - La Chiesa cattolica è la prima della lista degli "imputati". Ma in Italia l’elenco dei privilegiati che non pagano l’Ici è lunghissimo. Partiti, associazioni di categoria, sindacati, enti e fondazioni con funzioni sociali, scientifiche, di ricerca o culturali, centri studi e casse di previdenza: sono tanti, grazie alla legge 504 del 1992, ad aver approfittato in questi anni delle esenzioni fiscali.

Epicentro del patrimonio non tassato, Roma. Dove il fenomeno, benché legale, è talmente diffuso e pervasivo da assumere il carattere dell’iniquità. E così mentre il governo reintroduce l’Imu sulla prima casa, rimangono liberi dall’imposta non solo le sedi di Pdl e Pd, Cisl, Uil e Confindustria, ma anche le loro articolazioni. Come spiegare, altrimenti, l’esenzione della sede sociale del Circolo canottieri Tevere Remo che al suo interno ospita open bar, ristorante, sale di lettura e biliardo? O il Tennis Club Parioli, dotato di 22 campi da tennis, tre per il calcetto e una palestra attrezzata?

Basta dare uno sguardo alla congerie di organismi che nel corso del tempo ha chiesto e ottenuto di non pagare l’Ici grazie a una semplice autocertificazione: a Roma sono 2.800, proprietari in un modo o nell’altro di 3.500 immobili. E se il grosso dell’elenco è fatto dagli edifici di culto come le parrocchie (722) e le chiese (104), ma solo quelle che stanno su suolo italiano e non godono della extraterritorialità spettante agli edifici del Vaticano, discorso diverso vale per le confraternite trasformate in alberghi o bed & breakfast, per le 600 fondazioni politiche, bancarie, farmaceutiche (dalla Pfizer alla Telecom, passando per la dalemiana ItalianiEuropei, la Mediolanum di Doris e i Figli del Littorio che offrono borse di studio alla prole degli aviatori) e le 320 varie associazioni.

Ci sono i produttori di bovini e gli allevatori di suini, i coniglicoltori, i podologi e i fioristi, c’è persino l’Unione per la produzione della patata, quella per la tutela dei cavalli da trotto, nonché l’istituto italiano alimenti surgelati.

Congregrazioni e confraternite
Ufficialmente il patrimonio immobiliare della Chiesa al di fuori delle mura Vaticane, dunque esente da tributi, è contemplato negli articoli dal 13 al 16 dei Patti Lateranensi. Comprende una serie di basiliche, conventi e palazzi (Dataria, Cancel leria e Propaganda Fide in Piazza di Spagna), oltre ad alcuni edifici che hanno progressivamente assunto il medesimo status: l’Università Gregoriana, gli Istituti biblico e orientale. Tuttavia il Concordato prevede speciali agevolazioni anche per le proprietà della Santa Sede e degli «enti ecclesiastici o religiosi».

Questa definizione abbraccia anche quelle, tante, confraternite e congregazioni che ospitano attività commerciali: ristoranti, pensionati, persino hotel di charme. L’Istituto dei Fratelli di San Gabriele, per esempio, gestisce l’omonima casa d’accoglienza per visitatori e pellegrini in via Trionfale, «a 10 km dal Vaticano», recita la brochure che mette a disposizione una parte dei locali della Casa generalizia. Sono trenta le camere circondate da un parco con parcheggio per automobili e pullman, la presenza di una cappella la rende esente dall’Imu. Il piccolo Istituto suore carmelitane teresiane, in via Tasso, offre prezzi stracciati. O la Casa delle suore della Sacra Famiglia di Urgel, in via Dandolo, al Gianicolo: 25 euro la singola, 45 la doppia. E non paga l’Ici.

Fondazioni politiche
È l’istituto dentro al quale finisce di tutto. Una "zona grigia" che alimenta il sospetto che le "fondazioni politiche" siano utilizzate come paravento per lucrare uno speciale regime fiscale e tributario. E così se i partiti sono Ici-free per legge, usufruiscono dello stesso trattamento anche gli spazi che ospitano scuole di politica e centri di ricerca. Perché non ci sono solo la Fondazione Fanfani, Iotti, Sturzo e Gramsci, ma anche la Fondazione Liberal (dal 2009 Liberal-Popolare) che vanta ben due immobili non tassati e, dice il sito, «ha natura politico culturale di orientamento liberalconservatore e teocon, è stata fondata ed è guidata da Ferdinando Adornato, attuale deputato e coordinatore dell’Unione di Centro».
Poi c’è la Fondazione ItalianiEuropei (voluta da Massimo D’Alema), la Cristoforo Colombo per le libertà presieduta dall’ex ministro pdl Claudio Scajola, la Libera Fondazione di Giustina Destro, berlusconiana pentita, la scuola Democratica fondata da Walter Veltroni, l’ex finiana Fare- Futuro ora guidata da Adolfo Urso, la Fede e Scienza del centrista Rocco Buttiglione, la Magna Carta del pidiellino Gaetano Quagliarello. Senza dimenticare la Fondazione Willy Brandt, presieduta da quell’Ettore Incalza, già capo della struttura tecnica di missione dell’ex ministro Matteoli, invischiato nell’inchiesta sui Grandi eventi per aver beneficiato di 520 mila euro pagati dall’architetto Zampolini per conto dell’imprenditore Diego Anemone per l’acquisto della casa della figlia.

Cultura e ricerca
Non sono solo le Fondazioni politiche a non versare un euro nelle casse del Campidoglio. I colossi della farmaceutica come la Pfizer e la Serono vantano un immobile esente Ici a testa. Così le maison dell’alta moda che si occupano di cultura: Alda Fendi e Carla Fendi; Biagiotti, Capucci, Fontana. Ancora, la Fondazione Cecchi Gori. Gli istituti di credito (Bnl, Credito cooperativo, Banca delle comunicazioni) e grandi aziende come Telecom Italia. L’Astrid di Franco Bassanini svolge ricerche sulla riforma delle istituzioni e l’innovazione nella pubblica amministrazione, ed è esente dall’imposta. Diversi immobili free seguono il filone produttivo: la Rete imprese presieduta da Giuseppe De Rita e la fondazione Ricerca e Imprenditorialità guidata dall’ex capo di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini.

Centri studi
Mondo variegato e potente. Il più blasonato è senza dubbio l’Aspen institute, i cui presidenti onorari sono Cesare Romiti e Carlo Scognamiglio, quello operativo è l’ex ministro Giulio Tremonti, il direttore generale è stato fino a un paio di settimane Marta Dassù, il neo-sottosegretario agli Esteri. Nel comitato esecutivo siedono, fra gli altri, il premier Mario Monti, i due Letta, Fedele Confalonieri e Romano Prodi.

Associazioni
Onlus, certo, ma anche sigle che riuniscono appassionati delle più varie arti e settori di nicchia. Come l’Associazione nazionale allevatori del cavallo da sella italiano o i consulenti tributari. C’è l’Associazione romana cremazione e quella dei fioristi, l’Associazione nazionale allevatori razze charolaise e limousine, due tipi di bovini dal raro mantello bianco, oltre a vari gruppi di produttori ortofrutticoli. Il lungo elenco, 320 realtà, si chiude con "L’agricoltura è vita".

22 dicembre 2011
da wallstreetitalia.com

5 commenti:

Vex ha detto...

sempre detto... solo che nella stupidità italiana anzichè fare la lotta alle esenzione, anzichè dire le scuole private devono pagare l'ICI, le fondazioni e i teatri le organizzazioni no profit, si fa la lotta alla Chiesa. Quasi che debba essere solo lei a pagarla.

paolangela ha detto...

perdonate la leggerezza del commento: su radio24 un paio di sett fa avevan commentato un analogo articolo dando molta enfasi alla FONDAZIONE X LA PATATA che non paga ICI x la sede di Roma

Vex ha detto...

A BUON DIRITTO!! :D

Marco ha detto...

sisi, me lo ricordo.
e parlavano anche della Lega Italiana per gli Alimenti Surgelati ed altre associazioni assurde.
Cmq la patata va protetta sempre&comunque! :D

PIZ ha detto...

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