lunedì, novembre 14, 2011

Ciò che chiediamo a Monti

Che sia davvero un governo di “salvezza nazionale”, la salvezza di tutti e in primo luogo del “terzo Stato”, non dei privilegiati d’establishment e delle cricche: è questo che chiede la schiacciante maggioranza dei cittadini che all’80%, secondo i primi sondaggi, appoggia il nascente governo Monti. Salvezza dal default, ovviamente, tecnicismo che significa in concreto, per chiunque possieda titoli di Stato (milioni e milioni di italiani), perdere in un colpo solo la metà o i due terzi dei risparmi di una vita. Ma “salvezza nazionale” significa anche, altrettanto essenzialmente, liberare il Paese dalla melma onnipervasiva del crimine impunito e della menzogna catodica, autentiche sabbie mobili che lo stavano inghiottendo.

Perciò, se sotto il profilo economico e sociale, l’equità dei sacrifici non può che cominciare dallo scandalo dello scudo fiscale, 107 miliardi tassati al 5% anziché al 30% (esigere quel 25% di differenza dovrebbe essere moralmente l’abc), e proseguire con la patrimoniale e draconiane leggi anti-evasione (altrimenti pagano solo i ricchi ufficiali, e quelli veri continuano a rapinare), Monti e Napolitano non possono dimenticare che il (quasi) ventennio di melma e macerie in cui il regime ha precipitato il paese poggiava e ancora poggia da una parte sulle picconate inferte ai magistrati fedeli alla “legge eguale per tutti” (e sulla ragnatela di quelli leali alle P3 e P4 in spergiuro della Costituzione) e dall’altra sul monopolio orwelliano del sistema televisivo. “Questione morale” che interessa solo le anime belle, replicheranno troppe sponde “moderate”, incapaci ormai di pensare con categorie diverse da quelle di Giuliano Ferrara. Eppure è solo per il combinato disposto dell’illegalità/impunità e della televisione/menzogna se un metro di autostrada o metropolitana costa in Italia tre o quattro volte più che nel resto d’Europa. La corruzione impunita impone un costo economico altissimo, oltre a devastanti effetti sociali e infine antropologici.

Restituire l’etere televisivo al giornalismo-giornalismo, dove i fatti sono sovrani, realizzando imparzialità e pluralismo, e ripulire politica e istituzioni dalla pletora di leggi ad personam, autentiche leggi-canaglia che strangolano la vita civile, sono due banchi di prova su cui i cittadini giudicheranno il governo Monti, e su cui Monti giocherà la propria credibilità non meno che sullo “spread”. Indulgere su questi temi, anche in dosi omeopatiche, alla continuità e alle “garanzie” che Berlusconi pretende, significherebbe insultare gli italiani onesti.

Il Fatto Quotidiano, 14 novembre 2011

2 commenti:

PIZ ha detto...

DI DEBORA BILLI
crisis.blogosfere.it

Mi sto divertendo moltissimo nell'assistere al voltafaccia istantaneo dei migliori rappresentanti dello scorso governo, in occasione delle dimissioni forzate del loro caro leader.

Grande sbalordimento, ad esempio, per il discorso di Cicchitto:

C'è un convitato di pietra, costituito da un complesso di interessi economici e finanziari, che oggi gioca una partita decisiva per quello che riguarda la tenuta o la non tenuta dei governi, per quello che riguarda, in sostanza, l'assetto democratico. Questo dovrebbe essere ragione di preoccupazione e non di esultanza.


Tutto ciò si è intrecciato con quella che è un'autentica crisi globale del capitalismo nell'Occidente, mentre invece, in altri Paesi, in India, in Cina, in Russia, in Brasile, c'è il massimo di sviluppo. È la contraddizione di fondo della globalizzazione che si è intrecciata con la crisi della deregolazione della finanza mondiale.

Probabilmente il capitalismo oggi sta attraversando la sua crisi più grave, più grave addirittura di quella del 1929.

Poi ha parlato Scilipoti, che prima di essere zittito da Fini ha destato entusiasmo tra i più critici verso il governo dei banchieri:

Oggi si sta facendo un colpo di Stato perchè questo è l'ultimo parlamento eletto dai cittadini italiani. Da domani saremo commissariati da un personaggio che appartiene alla lobby delle banche ed è stato indicato non certo per salvare l'Italia, ma per garantire un gruppo di mercenari e di delinquenti.

Infine, nientemeno che La Russa oggi si lancia nella critica alla sinistra complice:

Mi verrebbe da ridere e in realtà ho riso, vedendo i manifestanti che in odio a Berlusconi festeggiavano la vittoria del loro teorico nemico di classe: Mario Monti. E con lui la finanza, le banche, il capitale, i padroni, i poteri forti e ogni altro stereotipo delle battaglie della sinistra.

Cicchitto che parla di crisi del capitalismo, Scilipoti che ce l'ha coi derivati, La Russa che denuncia la vittoria dei poteri forti, Gasparri che la chiama "bancocrazia". Una roba inaudita, francamente. Attendiamo la Santanché pronunciarsi per le donne palestinesi.

Ma mi diverte anche vedere come oggi molti in Rete celebrino queste affermazioni di alcuni tra i solitamente più derisi esponenti berlusconiani, riportate quasi fossero le ultime grida del popolo oppresso sulle barricate. Capisco il bisogno di leader tra chi non approva l'avvento di Monti e della nuova cricca, ma commuoversi per Cicchitto e Scilipoti è davvero alla disperata. Anche perché, diciamolo: se sapevano tutto, e se la pensano come un volantino noglobal, perché diavolo non ce ne hanno informato prima? Perché non hanno parlato di questo durante gli interventi urlati nei vari Ballarò e Porteaporte, o meglio ancora in Parlamento, anziché spendersi per olgettine e lodialfani?

Avremmo tutti ascoltato volentieri Cicchitto e La Russa proclamare nero su bianco il loro impegno contro lo strapotere della finanza mentre stavano al governo, invece di vederli tutti presi a difendere i processi e il bunga bunga.

Saresti stato carino, Scilipoti, con il basco del Che: ma peccato, ti sei deciso troppo tardi.

PIZ ha detto...

http://www.corriere.it/economia/11_novembre_14/I-primi-tagli-iniziare-dalla-politica-ecco-dove_9755f652-0e8d-11e1-98bb-351bac11bfea.shtml