mercoledì, giugno 22, 2011

Se ne sono accorti ora?

Saccomanni: il 40% dei trentenni vive
con i genitori.
Salari fermi agli anni '80
Il direttore generale della Banca d'Italia: «Ai giovani imposto prezzo elevato. Generazioni scoraggiate»

MILANO - «I salari di ingresso dei giovani sul mercato del lavoro sono fermi da oltre un decennio al di sotto dei livelli degli anni '80, senza che nel frattempo siano migliorati gli itinerari retributivi nel corso della carriera lavorativa». Mentre il 40% dei trentenni italiani vive ancora con i genitori. Va subito al punto, cioè all'impossibilità dei giovani di contribuire alla crescita del paese, alle «generazioni scoraggiate», il direttore generale della Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni, prendendo la parola al convegno dei Giovani di Confindustria a Santa Margherita Ligure. Una «prima» con gli imprenditori di ultima generazione per l'alto funzionario di via Nazionale, il cui nome figura nella rosa di candidati alla successione del governatore Mario Draghi che il prossimo autunno salirà alla presidenza della Bce.

PRECARIETA' - «Ai giovani è stato imposto un prezzo elevato delle politiche di riequilibrio strutturale della finanza pubblica attuate negli ultimi venti anni. Alla precarietà delle condizioni occupazionali si accompagna un progressivo peggioramento di quelle economiche - ha spiegato Saccomanni - Nel 2009 quasi il 40% dei trentenni convivevano con i genitori contro il 16% degli inizi degli anni '80» e quindi «le difficoltà nel raggiungimento della piena indipendenza economica perpetuano l'ineguaglianza delle condizioni iniziali, rafforzano la bassa mobilità sociale che caratterizza il nostro paese, frenano le aspirazioni di nuove generazioni, ne riducono il contributo allo sviluppo».

MERCATO DEL LAVORO - «Tra il 2008 e il 2010 l'occupazione in Italia - ha ricordato Saccomanni - è diminuita del 2,2 per cento; più che in Francia e in Germania, dove la flessione è stata pari, rispettivamente, allo 0,8 e allo 0,4 per cento. Le differenze si accentuano con riferimento alla sola occupazione giovanile. Nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni la riduzione è stata in Italia del 13,2 per cento, assai più pronunciata che in Francia (-2,7) e in Germania (-3,1 per cento). Il divario conferma, pur nel quadro di fattori comuni a tutti i paesi europei, l'esistenza di un problema italiano, che ha le sue radici principali nelle cause che frenano la crescita nel nostro paese da un quindicennio. Nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni il tasso di disoccupazione nel 2010 è stato del 20,2 per cento , quasi 4 punti in più della media europea, 11 punti in più che in Germania. Solo il 35 per cento di coloro che si trovavano nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni risultava occupato: erano poco meno della metà nell'Unione Europea, il 57 per cento in Germania».

11 giugno 2011
da corriere.it


Ricordo come se fosse oggi quante volte ne abbiam parlato con Ciccio in ufficio (quindi si parla di anni fa): siamo la prima generazione che starà "peggio" di quella precedente. Sicuramente è dovuto anche al fatto che siamo cresciuti nella "bambagia" ed ora non è facile rinunciar a tutti i privilegi di cui ci siamo circondati (grazie ai nostri genitori) ed abbiamo sempre dato per scontato, ma non dipende solo da quello.

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