martedì, dicembre 07, 2010

DURISSIMO COLPO ALLA FLOTTA AMERICANA A PEARL HARBOUR

da emerotecaitaliana.it

Corriere della Sera

DURISSIMO COLPO ALLA FLOTTA AMERICANA A PEARL HARBOUR

Due corazzate affondate altre otto grosse unità danneggiate. Una portaerei silurata. La Tailandia concede il transito alle truppe nipponiche. Sbarchi a nord di Singapore. Hongkong attaccata. Cento milioni di giapponesi uniti nella lotta contro l'egemonia anglosassone. Gli inglesi costretti a retrocedere nella zona di Bir-el-Gobi. L'allargamento del conflitto e i suoi aspetti militari. La dichiarazione di guerra degli Stati Uniti all'Impero nipponico è ormai considerata imminente. Il Giappone, provocato, non potrà fare a meno di accettare la guerra, e di accettarla subito, scegliendone esso il momento. Questa diventa la prima vera "guerra mondiale"; ora i cinque continenti sono coinvolti tutti nell'agone bellico.

DURISSIMO COLPO ALLA FLOTTA AMERICANA A PEARL HARBOUR

Tokio, 6 Dicembre 1941 - Edizione del mattino

L'agenzia "Domei" informa che la sezione navale del Quartier Generale Imperiale comunica che i primi risultati degli attacchi aerei nipponici si compendiano, per ora, in due corazzate americane affondate, quattro corazzate e quattro incrociatori gravemente danneggiati e un gran numero di apparecchi nemici distrutti, mentre le perdite aeree nipponiche sono state lievi. Una nave portaerei nordamericana, inoltre, è stata affondata da un sommergibile nipponico al largo di Honolulu. Manca però la conferma ufficiale. La nave spazzamine americana "Penguin", di 2000 tonnellate, è stata affondata nelle prime ore di stamane da aerei giapponesi nel corso di un attacco all'isola di Guam. Parecchie navi mercantili americane sono state catturate dai Giapponesi nelle acque del Pacifico. Nessuna nave nipponica è andata perduta nel corso di queste prime operazioni. Stamane il Quartier Generale aveva diramato il seguente comunicato sulle operazioni militari: "Le flotte e le basi aeree delle Hawai sono state attaccate con grande successo. La flotta giapponese ha colato a picco, a Sciangai, una cannoniera inglese ed ha catturato una cannoniera americana sullo Yangtze. Anche su Singapore sono stati compiuti attacchi aerei con grande successo. "Altri attacchi aerei sono stati diretti contro Davao, l'isola di Wake e su Guam". Davao è una località portuale nell'isola di Mindanao, nelle Filippine. La sezione dell'esercito del Quartier Generale ha inoltre comunicato che forze aeree nipponiche hanno attaccato la parte settentrionale della base di Hongkong causando gravi danni alle posizioni nemiche. Dodici su quattordici apparecchi nemici al suolo sono stati distrutti. Si annuncia pure che formazioni aeree nipponiche hanno attaccato in massa importanti basi nelle Filippine causando gravi danni e nel frattempo si ha notizia di un nuovo attacco aereo su HongKong.

Lo scoppio della guerra fra il Giappone, gli Stati Uniti e l'Inghilterra non può sorprendere. Esso era nella logica delle cose, da quando si è compreso che nelle discussioni di Washington il Governo americano, strumento cieco mosso dalla volontà bellicista di Roosevelt, aveva assunto un atteggiamento d'assoluta intransigenza. Le ultime parole di violento rammarico dirette da Cordell Hull ai plenipotenziari del Giappone nella loro grossolanità esprimono perfettamente lo stato d'animo dei dirigenti degli Stati Uniti. Questi hanno provocato la guerra, l'hanno voluta e preparata da tempo. Roosevelt, l'uomo dei plutocrati, l'aveva resa inevitabile fin dal giorno in cui ordinò alla flotta americana di aprire il fuoco sulle navi dell'Asse. Questa brutale decisione fece capire che l'America non si sarebbe arrestata di fronte alle più gravi conseguenze della sua assurda politica. Il Giappone, provocato, non poteva fare a meno di accettare la guerra, e di accettarla subito, scegliendone esso il momento. Come è accaduto quasi sempre nella loro storia, i giapponesi hanno discusso fino all'ultimo istante; non hanno voluto lasciar passare una qualsiasi formula di accordo senza esaminarla con scrupolo; hanno cercato, infine, di procrastinare l'urto, con quella calma imperturbabilità che è propria del loro temperamento; alla fine sono scattati.

Così il dado è tratto. La guerra si estende all'Estremo Oriente e all'Oceano Pacifico. Essa può dirsi la prima guerra veramente mondiale, poiché quella che la precedette, e pure ebbe questo nome, fu mondiale piuttosto in diritto che in fatto. Benché una trentina di Stati partecipassero giuridicamente, solo alcuni di essi vi ebbero una funzione attiva. I due grandi protagonisti di oggi non vi logorarono se non una parte minima delle loro forze, mentre ne trassero grandi vantaggi. In sostanza quello del 1914-18 fu un conflitto eminentemente europeo; mentre quello odierno era destinato, per la sua natura stessa, a diventare universale. In esso sono implicati non solo interessi materiali e territoriali, ma anche principi ideali d'importanza vitale. Si tratta di vedere se il mondo intero è destinato a soggiacere al predominio della duplice anglosassone, che a sua volta è dominata da una ristretta cricca affaristica e reazionaria. Si tratta di decidere se i popoli giovani, produttivi, demograficamente fecondi, debbono poter affermare i loro diritti alla necessaria espansione. Si tratta di creare in Oriente come in Occidente quell'ordine nuovo che, basato sulla ridistribuzione dei compiti internazionali e sull'equa divisione delle ricchezze, permetterà a tutti i popoli liberi di contribuire, nel loro campo e secondo le rispettive forze, allo sviluppo della comune civiltà secondo lineamenti d'una maggiore giustizia.

Dura è la prova, perché quelle forze conservatrici che dobbiamo scardinare, quelle cieche resistenze egoistiche che dobbiamo vincere, si appoggiano a posizioni privilegiate nel campo economico e geografico; e per ciò anche militare. Gli Stati giovani, lavoratori e guerrieri, debbono pertanto trovare nella loro energia spirituale i mezzi per compensare la superiorità bruta delle materie prime e dell'oro, che favorisce i loro avversari. Italia e Germania, con i loro minori alleati europei, hanno già dimostrato come questo compito non sia superiore alle loro forze; tocca ora all'Impero nipponico di darne la luminosa conferma lottando felicemente nel più remoto Oceano contro la prepotenza anglosassone, che ha fatto colà sfoggio delle sue più provocanti e insopportabili manifestazioni.

La necessità in cui si è trovato il Giappone di entrare nel pieno del conflitto mondiale è apparsa evidente soprattutto quando l'amicizia anglo-americana ha assunto il carattere di una vera alleanza di guerra. Mettendo Singapore e le altre sue basi dell'Oceano Indiano e del Pacifico a disposizione della marina americana, l'Inghilterra contribuiva ad aggravare enormemente la minaccia già gravante sul Giappone e sulle sue linee essenziali di rifornimento. Trascinando la Cina di Ciang Kai-scek e le Indie Olandesi nella quadruplice dell'A B C D (America, Britannia, China, Duch India) gli anglosassoni venivano a creare una specie di tragico anello intorno all'Impero nipponico. Questi aveva il diritto e il dovere di spezzare questo cerchio, ed è quanto si è accinto a fare con quell'energia che aveva saggiamente dissimulato sotto il velo di una lunga e faticosa sopportazione.

Quali gli aspetti militari del conflitto? Nessun'altra guerra forse ha avuto finora un teatro tanto sterminato e complesso, che si presta a combinazioni strategiche quasi infinite. Se le grandi distanze che separano i due paesi belligeranti sembrano mettere un limite alle loro mosse, esse favoriscono d'altra parte il segreto, la sorpresa, le iniziative geniali e audaci. Ne abbiamo avuto qualche esempio nelle prime ore del conflitto, coi duri colpi assestati dall'arma navale e aerea nipponica a talune importantissime basi americane. Che la guerra debba, sullo scacchiere estremo-orientale, assumere aspetti prevalentemente aero-navali, è stato più volte ripetuto e appare perfettamente ragionevole, perché i fattori strategici sono condizionati di solito da quelli geografici. Proprio in merito all'arma aerea, nonostante la grande autonomia degli apparecchi moderni, essa è legata inesorabilmente alle basi; sotto questo aspetto il Giappone si trova in condizioni relativamente più favorevoli dei suoi avversari. Grande importanza assumerà naturalmente la guerra al traffico che impegnerà forze navali e aeree; assisteremo quasi certamente ad azioni di sbarco e ad episodi grandiosi di guerra anche in terraferma. Si può dire che un'altra metà del mondo si è gettata nella mischia; noi ci auguriamo con tutto l'animo che il prode popolo nipponico vi ottenga i più brillanti successi. La sua causa è anche la nostra. E ora, attendiamo.

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