giovedì, maggio 09, 2013

Ponte San Vigilio a Padernello

Durante la "giornata di primavera del FAI" abbiamo fatto visita al castello di Padernello e li abbiamo scoperto dell'esistenza di un'opera molto particolare e non molto conosciuta...

Incastonato tra gli alberi della Bassa, lo scultore Giuliano Mauri ha realizzato un'opera da vedere... anche perchè essendo interamente in legno non sarà eterna
 

 

Il Ponte poesia  
Scritto da Gian Mario Andrico -

L'opera realizzata a Padernello da Giuliano Mauri visitata da migliaia di persone da tutta Lombardia

Padernello (Brescia) - Il ponte miracolo; il ponte poesia; il ponte che è, prima di tutto, un’opera d’arte…progettato dallo scultore di fama mondiale Giuliano Mauri sulla roggia di Padernello non è stato dimenticato, tutt’altro: è visitato da migliaia di persone che vengono da tutta la Lombardia, è citato in riviste d’arte locali e nazionali, è additato quale intervento alternativo…è un vero miracolo.

Si lascia aiutare da un robusto tronco nato nel Bosco della Roggia Giuliano Mauri. S’appoggia all’albero, lo sguardo al suolo, poi al cielo: capta nell’atmosfera le possibili positività di Padernello. E’ severo l’Artista. Sa quanto può essere meschina la voce di chi dice quanto è mistificatore il nostro tempo allo sbando. Lo scultore conosce Giacomo Andrico, lo scenografo. Hanno lavorato insieme, nel 2002, mettendo in scena la Norma per il teatro di Macerata. Giacomo, non senza qualche timore, lo ha invitato a Padernello, nella Bassa bresciana, dove la “Fondazione Nymphe" del Castello vuole costruire un ponte, anzi Il Ponte del riscatto per questa terra un tempo a vocazione agricola, ora industrializzato; una volta amena, oggi caotica; sino a mezzo secolo fa bella, ora brutta..!
Lo Scultore sta molto attento: non vuole farsi strumentalizzare, non gli va di essere usato e continua ad annusare i profumi dell’acqua e del bosco…e l’odore delle intenzioni umani che gli stanno chiedendo di gettare quel ponte. Il caso Padernello fa discutere, dentro e fuori la brescianità. Ma sarà veramente un fatto culturale per cui valga la pena scommettere? Di certo si respira molto entusiasmo da queste parti, e voglie alternative…ma è impegno buono? A poco più di un chilometro dal paese antico c’è la zona Pip di Borgo S. Giacomo, un insediamento produttivo attrezzato per poter accogliere tutto ciò che Padernello non potrebbe sopportare (macchine, strade, strutture…) La zona è collegata col borgo da una stradina bianca. Questa è, a metà del suo percorso, interrotta da una roggia antica.
 
Ci vuole un ponte quindi, ma diverso, alternativo, che porti i visitatori al maniero Martinengo e lo annunci per quello che è, ciò un luogo magico e basta! Giuliano Mauri ci pensa su. Poi decide: “Si può fare. Il mio lavoro dovrà far pensare, non avrà l’ambizione di incidere il Tempo, la memoria sì. Come fa la vita, la poesia”. Ora l’opera è finita ed è di alto segno. L’Artista di portata internazionale ha realizzato a Padernello un ponte vegetale, tessuto con rami vivi, costretti dalla natura stessa dell’Artista, che è poetica, a interpretare il paesaggio forte che lì ancora esiste. Mauri ha lavorato in tutta Europa tra Polonia e Germania, Francia e Italia.
Ora anche nella Bassa: la terra piatta, anche di sussulti, martoriata dal cemento, dallo sviluppo insostenibile. Lo scultore è arrivato in estremis, prima che le zolle stesse di questa plaga s’ibernassero per sempre. Mauri ha capito, ha detto sì, vengo. Il grande merito della committenza è proprio questo, aver intuito che in questo paesino di pianura dove l’uomo con le sue “manie” di sviluppo non ha ancora vinto, solo Giuliano Mauri poteva gettare un ponte di speranza…su quella roggia.
Settanta metri di lunghezza, retto da centinaia di pali di castagno conficcati a palafitta, sinuoso come il fiume che gli scorre sotto, ricoperto da una cortina di erbe che lo celano alla vista stessa di chi lo percorre…l’opera dello scultore che aiuta la natura a scolpire, ricongiunge l’uomo con la speranza, marca il luogo, ridà il segno a un’era smarrita. Ci stiamo guadagnando tutti, il paese compreso con quelle atmosfere che qui si possono ancora vivere, per fortuna. Per miracolo.
 
 


Gli intrecci vegetali del ponte per ridare fiato alla natura                                           
Giuliano Mauri, nato a Lodi nel 1938 e morto nel 2009, faceva il fornaio, il rivenditore di pasta fresca, coltivando la passione dell'arte inizialmente nei ritagli di tempo; è poco noto da noi, eppure, l'arte, marginale nella sua vita giovanile, diviene in breve dominante passione, energia, intelligenza creativa. È un artista di quella ricerca che la storia dell'arte contemporanea ha delimitato nel concetto duplice di «arte di natura»: non si rappresenta la natura, ma si opera con essa e in essa (e tale tendenza ha realizzato, anche per merito del nostro artista, soprattutto in Giappone e in Germania, dove forse la natura è amata con un sentimento che trascende l'utile, esperienze assai apprezzate).
Qualche anno fa incontra gli amici di Padernello, quei «matti» che credono ancora che ci sia la primavera, il vento e il sole, a volte, e tanta energia nella terra che occorre solo la gioia e la fatica di cavarla fuori. Non potevano non incontrarsi «quelli del castello» con Mauri; e non potevano che produrre qualcosa: gli amici di Padernello ci hanno messo energia, passione, lavoro; Mauri il progetto, elaborato sulla storia del luogo.
Ancor oggi c'è un ruscello che deriva l'acqua da una risorgiva; è acqua limpida, fresca d'estate e tiepida d'inverno, mantenendo la temperatura che riceve dal cuore della terra; è la stessa acqua che alimenta il fossato a difesa, ma anche i campi e le colture; Mauri ha visto il luogo e ha pensato ad un ponte, un ponte che ricostruisce un antico manufatto, ma tutto ri-creato con intrecci vegetali; sui pali di sostegno, sui rami che creano una spalliera di figure romboidali, si arrampicano arbusti spontanei, che finiranno per rivestirlo e forse per distruggerlo, riportandolo alla stessa natura, da cui è stato tratto.Il nostro è un tempo della dispersione, della non durata; il tempo, un abisso profondo, come avverte Proust concludendo la sua recherche all'inizio della modernità; un'arte che non dura, come nel caso di Mauri, non è assimilabile al riciclo dei prodotti industriali; è senso del tempo, conoscenza dei cicli e della vita stessa; ma è anche produrre un oggetto che vive con noi, l'incanto della prima neve che rende l'intreccio dei rami una traccia di ragnatela a chiudere il cielo, o il tepore della primavera che regala al bruno dei rami rinsecchiti, il verde tenero dei primi rampicanti; il ponte è lì a chiederci di andare per ritrovare il ritmo del passaggio sulla seriola, per goderne il lento e dolce sussurro.
Un ponte d'incanto, il «ponte San Vigilio» realizzato sul progetto di Mauri dalla Fondazione Nymphae - Castello di Padernello sul fiume che prende vita dalla bocca Soradore, da vivere con quel passo lento che il contadino utilizza per attraversare il campo e con quel senso di rispetto nei confronti di una realtà pur nostra che non sappiamo più vivere.

Castello di Padernello di Borgo San Giacomo: Giuliano Mauri (1938-2009) «Il Ponte San Vigilio» .
18 agosto 2011
 
 

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Io l'ho visto quest'inverno durante un giro in bike e c'era un ramo di albero che vi era crollato all'interno.... E' vicinissimo a casa, sarebbe un gran peccato non vederlo almeno una volta prima che la natura se lo "inglobi" (ha già 4anni, realizzato nel 2009)
 
DOMANI posto un bel giretto da fare in bici che porta al Ponte Poesia: quest'estate è da fare!
 

1 commento:

Paola Assandri ha detto...

L'ho visitato pure io...è davvero suggestivo