mercoledì, ottobre 26, 2011

Botticino sul giornale

Tra i baby-pensionati
che ancora lavorano. In nero

A Botticino, nel Bresciano, dove la parola d’ordine è «arrotondare»

Paola G., 61 anni, ex infermiera, è pensionata dall’età di 52. A Botticino, ricco paesone di diecimila anime alla periferia di Brescia, famoso per i calzifici e le cave di marmo, segue alcuni anziani. «Signora fidata per eccellenza», raccontano al bar con un filo di orgoglio localista. «Spesso le badanti polacche o moldave fregano le famiglie...». E poi la cifra che chiede, 10 euro l’ora in nero, in tempi di crisi è vantaggiosa.

Stefano L., 57 anni, è un ex tornitore coi fiocchi. Per 40 anni ha lavorato in un’azienda metalmeccanica imparando un mestiere pagato fino a duemila euro al mese. Dopo che si è pensionato la sua ditta non ha più trovato uno come lui, capace di creare il pezzo di precisione partendo dal disegno e dal materiale grezzo. Solo operai generici. Che fa allora Stefano? Il pomeriggio si gode pensione e nipotino ma al mattino è tornato in azienda. In nero e pagato bene: 20 euro l’ora su cui la ditta non versa un centesimo di tasse. Michele B., 58 anni di cui 38 trascorsi prima da impiegato comunale poi alla storica municipalizzata locale, la Asm Brescia, è invece in pensione da quasi due. Appena ci è andato ha creato una società in accomandita semplice intestata al figlio grande che frequenta l’università. In questo modo può lavorare da consulente esterno alla multiutility Garda Uno, stipendio netto mensile 2.000 euro. L’escamotage gli permette di non vedersi decurtata la pensione e di intestare le fatture alla Sas del figlio che a sua volta, al termine degli studi, si ritroverà qualche annetto di contributi versati.

Giovanni M., 57 anni, dall’età di 45 fa parte di quel mezzo milione di baby pensionati italiani che costano alle casse dello Stato la bellezza di 9,5 miliardi l’anno (sic). Ex insegnante di musica, il signor Giovanni da 12 anni impartisce lezioni di pianoforte ai ragazzi di Botticino e dei comuni intorno a 30 euro l’ora mentre, nei ritagli di tempo, si diletta a restaurare mobili antichi. Tutto comodamente in nero. Il suo amico Dino S., 62 anni, fino al 2003 faceva il portalettere. Quando lavorava in posta smontava il turno alle 13,30 per rimontare nel pomeriggio sul furgone: consegna calze e filati ai clienti di un noto calzificio del paese. Adesso che è «a riposo» consegna anche di mattina. In nero naturalmente.

Poi ci sono Ottavio R., 57 anni, ex operaio della ditta Camozzi pensionato da 4. Consegna bibite e vino in nero per un’azienda vinicola locale. E Carlo T., 71 anni, in pensione da 16, ex imbianchino di Botticino con trascorsi alla mitica azienda Lonati. Lui continua regolarmente a tinteggiare appartamenti e non solo. Bianche le pareti, nero il guadagno. Come quello di Nadia C., 59 anni, baby pensionata del Comune di Brescia e oggi portinaia presso una fondazione locale controllata dalla diocesi.

«Innocenti evasioni», le chiamano in paese. Mentre la Lega punta i piedi sulle pensioni si continua allegramente a lavorare in nero anche dopo il fatidico «riposo». Botticino e i suoi intrecci sono la grande provincia padana: cugini, fratelli, zie, vicini di casa, vecchi colleghi, istituzioni complici con le mani nel sommerso, sindacati che sanno ma non dicono nulla, ditte che evadono e nascondono collaboratori, preti che chiudono un occhio e bar di paese omertosi verso un’arte di arrangiarsi diventata vizio diffuso, nascosto dietro l’ipocrisia delle troppe tasse, della crisi e della necessità di «arrotondare». Destra e sinistra unite nel partito unico dell’evasione: a Botticino governa una giunta di centrosinistra ma Lega e Pdl insieme (26% dei consensi il Carroccio, 27 il Pdl) sono da anni politicamente egemoni. Naturalmente non significa che ogni giovane pensionato, o pensionando, finisce per coltivare il vizietto. Ma in provincia molti di quei 200 mila lavoratori padani che andranno a breve in pensione di anzianità, la linea del Piave di Umberto Bossi, seguiranno le orme di Paola G., Stefano L. e dei tanti che non si accontentano di passeggiare ai giardinetti.

Anche così si alimenta la grande torta del nero: 3 milioni di lavoratori irregolari in Italia, 100 miliardi di Pil annuo sottratto alle tasse e una bella fetta di quei 125 miliardi di euro in assegni che l’Inps eroga ogni anno, staccati a pensionati 45-59enni che continuano bellamente a lavorare nel sommerso. Un lusso che non possiamo più permetterci. Per questo Botticino siamo noi. E i diktat dell’Europa non c’entrano nulla.

26 ottobre 2011
da lastampa.it

Nessun commento: