"L'ex presidente croato Stjepan Mesic, scrive l'agenzia Hina, «ha inaugurato il museo dedicato a Marko Polo nella città cinese di Yangzhou». «Marko» Polo? Con la «k»? Esatto. Mesic ha anzi ricordato solennemente quel «viaggiatore del mondo nato in Croazia che ha aperto la Cina all'Europa». I cinesi, pare, hanno applaudito. Prova provata che le nostre autorità non sanno fare il loro mestiere: è mai possibile farsi scippare Marco Polo?
[.....]
Ma il punto non è questo. Ammesso che possa esistere l'ipotesi che Marco fosse nato casualmente a Curzola (anche Italo Calvino, per dire, nacque casualmente a l'Avana ma a nessuno verrebbe in mente di definirlo uno «scrittore cubano»), non solo l'isola che oggi i croati chiamano Korcula era di cultura venezianissima, come testimoniano la città vecchia, le porte con il «Leon» e la cattedrale di San Marco, ma era un feudo della famiglia Zorzi. E tale sarebbe rimasta fino alla metà del quindicesimo secolo.
[....]
Alla larga dal nazionalismo rancoroso e dal risentimento per l'espulsione di 350 mila italiani dall'Istria, dal Quarnero e dalla Dalmazia: abbiamo già visto, proprio nella ex Jugoslavia, cosa può succedere se si coltiva l'odio. È andata così, amen. Lo sgarbo di Yangzhou, però, è l'ultimo di una serie di «appropriazioni indebite» da parte dei nazionalisti di Zagabria di un patrimonio culturale che non è loro.
Vale per quei dépliant turistici di Spalato dove i nazionalisti slavi ribattezzarono il Leone di San Marco «Leone post-illirico». Vale per il promemoria «addomesticato» fornito a Giovanni Paolo II per la sua visita in Dalmazia del 1988 che indusse il Papa a dire che «Spalato e Salona hanno un'importanza del tutto particolare nello sviluppo del cristianesimo in questa regione, a partire dall'epoca croata e poi in quella successiva romana», come se gli slavi non fossero arrivati al seguito degli Avari tra il settimo e l'ottavo secolo ma un millennio prima. Vale soprattutto per la mostra nella Biblioteca Vaticana inaugurata in occasione del Giubileo da Franjo Tudjman, uno che nello sforzo di annientare anche il ricordo della cultura veneto-italiana si era spinto a definire Marco Polo «croato di stirpe e di nascita».
Si intitolava, quella mostra, «Arte religiosa e fede croata». Ma, a dispetto del tentativo di spacciare la Basilica veneziana di Parenzo quale «alta espressione dell'arte croata», lo stesso professor Miljenko Domijan, uno dei coordinatori, riconobbe col quotidiano «Novi List» che si trattava di una forzatura.
Effettivamente, spiegò lo studioso, l'esposizione spacciava col marchio croato tante opere figlie della cultura italiana: «Non si poteva fare altrimenti perché la produzione di esclusiva etnicità croata ha scarso valore. Non so proprio che cosa potremmo mostrare, sarebbe tutto sotto un certo livello». Furono così croatizzati il ritratto del vescovo di Spalato di Lorenzo Lotto, una Pietà del Tintoretto, un busto argenteo di Santo Stefano opera dell'oreficeria di Roma, una statua di San Giovanni da Traù del toscano Niccolò Fiorentino, l'arca di San Simone di Francesco da Milano (nel catalogo ribattezzato «Franjo iz Milana»), una tela del Carpaccio e ancora piani e documenti della cattedrale di Zara in stile pisano o di quella di Sebenico costruita da Giorgio Orsini da Zara. Croatizzato, si capisce, col nome di Juraj Dalmatinac...
5 commenti:
perdonami...ma abbiamo al governo gente che in passato bruciava i tricolori, che è stata accusata e credo condannata per vilipendio alla bandiera ed al presidente della repubblica, che inneggia alla secessione e si inventa una sorta di passato celtico, che si è seduta in un parlamento auto proclamato, che va in giro con un cazzo di fazzoletto verde e mille altre puttanate....il tutto mangiando lautamente nel piatto dove mangia e si ingozza e ruba (vedi castelmella)...
e ti vergogni per una realtà così lontana dalla nostra vita di tutti i giorni?...io forse non ho la sensibilità per indignarmi per questo, forse perchè non ho le conoscenze e la memoria storica...
ma credo che il guardare con occhio maggiormaente critico il presente, sia a dx che a sx, e evitare atteggiamenti bonari sia altrettanto utile...
ehi.. mi stai diventando di sinistra vex? l'indignazione unilaterale e mirata è nostra prerogativa! ti diffido dal copiarci
UN BACIO
http://www.youtube.com/watch?v=TCMszSjgKHE
Bhè, credo che a Zagreb non ci sia nulla di storicamente rilevante e soprattutto nulla di ITALIANO... Quindi, dato che già si bombarda la Libia, perchè non allargare un filo il giro di ritorno?
La pulizia etnica dei Croati nei confronti dei Serbi, ad ogni modo, è stata una delle vergogne impunite del XX secolo... Si sapeva che questo popolo era ed è di tal fatta, quindi non v'è da stupirsi: soprattutto perchè appoggiato e fomentato dalla stessa Chiesa che spinse per l'autonomia del nuovo Stato e nulla disse circa i massacri commessi...
...e poi dal dittico Bondi - Galan cosa vuoi aspettarti???
Se l'egiziana Ruby é in realtà marocchina perché il veneziano Marco (fiko con la K peró!) non può essere croato?
Basta che il parlamento croato voti a maggioranza che il presidente croato nel fare il discorso ha detto quello convinto che fosse Cosi... O no? :-)
No comment. E' evidente che ciò che avviene fuori dall'Italia è irrivilevante, d'altronde Rome Caput Mundis. Inoltre abbiamo indignazione appena sufficiente ( e forse nemmeno quella) da usare nei confornti di un premier puttaniere, che usa il parlamento per sottrarsi ai processi, e un partito di mangiapolenta che oraganizza gite fuori porta, con riti neopagani e boutade folcloristiche... Cioè davvero, potranno mai esistere crimini perggiori di questi??? In confronto agli atteggiamenti leghisti la pulizia etnica di settant'anni fa verso la minoranza italiana, e, che ancora oggi, venga portata avanti da esponenti del governo croato la cancellazione della memoria storica del popolo italiano che per secoli ha vissuto sulle loro coste, impallidisce. Soprattutto considerato che il vizietto della pulizia etnica l'ultima volta l'han riproposto solo 20 anni fa.
Poi certo il vilipendio della bandiera... Cioè fino al 1989 l'elite (???) culturale comunista considerava l'esposizione del tricolore una forma di apologia del fascismo, poi improvvisamente, come il serrarsi del cordone della borsa da parte dell'URSS e il suo collasso e secondo la migliore tradizione trasformista italiana che vede in parlamento la sua massima espressione, ecco che a fianco del rosso compaiono il bianco e il verde, e il nazionalismo unitario diviene la nuova ideologia fideistica. Eeeeh già.
Comunque trovo riste che non vi interessi che venga cancellata la memoria dell'esistenza secolare di espressioni della cultura italiana. Il problema non è Marko Polic o altro il problema è il persistere ancora oggi in Croazia dello stesso sentimento che ha portato la pulizia etnica delle foibe e degli anni novanta. Settant'anni fa son stati eliminati fisicamente gli italiani, ma l'eliminazione della memoria della loro esistenza è ancora in corso. Sì è vero.. MA A NOI CHE CAAAAAAZZO CE NE FREGA??? Eeeeh già!!
Posta un commento