martedì, aprile 14, 2009

L'INTERRUZIONE È IL MESSAGGIO

Per chi si trova spesso a parlare con un interlocutore che mette sempre gli occhi sul cellulare distraendosi e ti interrompe ogni due secondi, per chi si ferma fino alle 20.00 al lavoro perchè sono proprio le ultime ore della giornata quelle che rendono... leggete questo articolo tutto d'un fiato e senza interruzioni se ci riuscite...

I segnali si moltiplicano. La connessione sempre e dovunque - via cellulare, mail, sms - sta superando il livello di guardia. Il lamento è sempre più frequente. Non esiste conversazione che non sia spezzata dall'arrivo di un nuovo messaggio. Non esiste un momento di dialogo esente da squilli di telefonino. Non c'è comunicazione che ottenga la piena attenzione degli interlocutori. Secondo il "New Scientist", la produttività in ufficio è messa seriamente in discussione da un flusso incessante di segnali che tentano di raggiungere chi lavora con ogni mezzo, fisico e digitale. Thomas Friedman, editorialista del "New York Times", ha persino proposto una visione epocale: dopo l'epoca dell'informazione, oggi siamo entrati nell'"era dell'interruzione".

Victor Gonzáles e Gloria Mark, ricercatori all'università di California, Irvine, hanno condotto uno studio dedicato alla multidimensionalità dell'attività di comunicazione in ufficio. Di fatto si è trattato di seguire una serie di giornate di lavoro e registrare le diverse forme di interazione degli impiegati con interlocutori esterni e interni, via mail, telefono, messaggistica, riunioni fisiche e in videoconferenza. Mark ha osservato che in media il lavoro è interrotto una volta ogni tre minuti. Si direbbe che per portare a termine un compito che richieda attenzione e concentrazione occorra lavorare alla mattina presto, la sera tardi o nel weekend.

Ma il problema non è solo l'interruzione. Perché questo potrebbe essere risolto con l'organizzazione: per esempio, cercando di spezzettare in segmenti di tempo molto brevi tutte le forme di comunicazione. Oppure evitando di tener conto dei nuovi interlocutori che si presentano prima di aver concluso la conversazione in atto. In realtà, il fenomeno più grave è che ogni singola comunicazione viene svolta mentre si gestisce l'arrivo di un'altra. Spesso, addirittura, si tengono più comunicazioni contemporaneamente.

La tecnologia ha creato questa situazione moltiplicando le forme di accesso e di connessione. L'etichetta di ogni forma di comunicazione, peraltro, prevede la sua specifica norma di comportamento: una risposta a una mail o a un sms è obbligatoria, anche se non necessariamente immediata; una persona che bussa alla porta o che entra in ufficio si deve ascoltare al più presto; una chiamata si prende subito, anche quando si ha davanti qualcuno. I soli a poter vivere relativamente tranquilli sono coloro che possono contare sul lavoro di un assistente che gestisca almeno le chiamate. Ne emerge che la tecnologia deve trovare il modo di automatizzare lo smistamento delle chiamate e organizzare le forme di connessione per la gran parte degli impiegati in modo analogo a quello che riescono a fare gli assistenti dei grandi capi aziendali.

L'integrazione delle forme di messaggistica è una delle linee di ricerca e sviluppo di molte di aziende, dall'Ibm alla Nortel, dalla Cisco alla Microsoft, che tra l'altro ha appena annunciato l'avvio di uno sviluppo in comune con Motorola per lavorare su questo tema. Impossibile ricordare tutte le iniziative in questo senso. Di certo è un bene che siano in molti a pensarci: perché si tratta di un bisogno vero.

A proposito: questo articolo è stato anche un esperimento. Quante interruzioni si sono inserite nel tempo richiesto dalla scrittura di questo pezzo? Ho tenuto il conto. E il numero è 39. Più di una ogni tre minuti. Gonzáles e Mark hanno ragione.

Morale. Il tempo lineare è assediato dal tempo caotico.

Il tempo lineare era adatto agli orari di lavoro e tempo libero della società industriale. Il tempo caotico è quello della società dell'informazione, nella quale siamo immersi in ogni momento della giornata.

Ma a questo proposito: il tempo dell'utilità deve lasciare il posto al tempo dell'esperienza.

Al posto del tempo libero, destinato al consumo, vorrei il tempo da liberare destinato alle relazioni con gli altri, l'ambiente, la cultura. Il tempo delle relazioni gratuite.

Luca De Biase (http://blog.debiase.com/2006/10/15.html#a966)

1 commento:

Marco ha detto...

io non sopporto il telefono il pomeriggio: la mattina c'è la segretaria che risponde, ma il pome dobbiam arrangiarci e risponder un po' per uno e certe giorni è da sclero.
Al cell metto il vibro, le mail le "scaggo" (le guardo ogni 2/3ore nn ogni 5minuti), i rumori di fondo dell'ufficio riesco ad "isolarli" e nn sentirli, ma il telefono ha rotto i maroni!