giovedì, agosto 18, 2011

No Stalking coi famigliari

Certo che, con tutti i processi "seri" da cui son sommersi i tribunali, così si fa solo perder tempo alla magistratura!

Denuncia la mamma per stalking
il Tar: in famiglia non è persecuzione

I giudici hanno accolto il ricorso della donna, condannata per
l'omicidio di suo padre. "Mi chiamava troppe volte e si appostava vicino
all'Università di Pavia per scoprire dove abitassi", accusa il figlio


Uno studente universitario aveva denunciato la madre per stalking, lamentando che la donna gli telefonava troppo e si appostava persino fuori dall'università per controllarlo. Il Tar della Lombardia ha dato torto al giovane, annullando l'ammonimento per la madre disposto dal questore di Pavia, perché, spiegano i giudici amministrativi, il provvedimento previsto dalla nuova legge sullo stalking non può essere utilizzato come "strumento per ingerirsi in situazioni di pura conflittualità familiare".

Il ragazzo aveva denunciato la mamma raccontando che la donna si appostava "presso l'Università degli studi di Pavia", gli inviava molta "corrispondenza indesiderata" e lo chiamava in continuazione, anche perché preoccupata per la sua situazione economica. Il giovane spiegava che questi comportamenti gli avevano causato "un grave stato d'ansia e paura".
La donna, peraltro, aveva ucciso il padre per motivi ereditari e per questo è stata condannata a 12 anni e otto mesi di reclusione con rito abbreviato, poi ridotti a dieci in appello, ed era stata dichiarata parzialmente incapace di intendere e di volere al momento del fatto.

Era intervenuto il questore di Pavia, che sulla base delle disposizioni della nuova legge sullo stalking aveva disposto un decreto di ammonimento per la donna, 'strumento' che precede un eventuale procedimento penale. Nelle motivazioni della sentenza con cui è stato annullato il decreto del questore, il collegio presieduto dal giudice Stefano Celeste Cozzi chiarisce che manca il "carattere persecutorio" nel "comportamento ascritto alla madre", perché per configurare lo stalking è richiesto "un comportamento oggettivamente 'minaccioso' o 'molesto', posto in essere con condotte reiterate, tale da porre il contendente in una posizione di ingiustificata predominanza".

Per i giudici "non si vede come possa integrare il presupposto appena descritto il tentativo di una madre di venire a conoscenza del luogo in cui abbia la residenza il figlio (chiedendo informazioni presso conoscenti); l'invio di due e-mail e due sms (fra l'altro, pare, non direttamente ma tramite l'intermediazione di un rappresentante della Curia)". E inoltre rientra nel contesto familiare "il carattere patrimoniale delle richieste (fondate o infondate che siano) avanzate da un genitore nei confronti del figlio, per quanto possano apparire bizzarre agli occhi di un estraneo".

17 maggio 2011
da milano.repubblica.it

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