PARLÓM BRESÀ
Questa sezione è aperta a tutti coloro che vogliono tenere vivo il nostro bel dialetto bresciano bassaiolo. Inviate liberamente le vostre composizioni a: prolocoverolav@email.it
Attenzione all'ortografia
SCRIVERE CORRETTAMENTE IN DIALETTO
Piccole imprecisioni vanificano le ottime intenzioni
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servizio gratuito di traduzione in dialetto bresciano
17/07/09 - Con lodevoli iniziative vengono installati in più comuni del circondario cartelli che, nell'intenzione dei promotori, dovrebbero fornire indicazioni sulle antiche denominazioni delle località.
Spesso però l'approssimazione e la fretta rendono vano l'intento e anzi, fanno di queste belle iniziative motivo di critica e, ancor di più, confondono i cittadini nell'esatta dizione dei termini riportati.
Ad esclusivo titolo di esempio si riporta la foto a lato, senza alcun intento di censura (che per altro non ci compete).
La località, che deve il proprio nome al frutto invernale, diviene invece, nel cartello, la terza persona singolare del passato remoto di un verbo inesistente (castegnare).
Più precisamente si sarebbe dovuto invece scrivere:
Castègnå
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01/11/09 - Un altro esempio da non imitare:
La piacevole e simpatica riunione diventa incomprensibile se non scritta correttamente.
Più precisamente si sarebbe dovuto invece scrivere:
Fèstå dè fi' Utùer
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Chi segue gli insegnamenti dell'ottimo M° Tomaso Romano di Alfianello, sa bene che vi sono precise regole per la scrittura del nostro dialetto.
Per la verità esistono diverse scuole di pensiero, la più importante delle quali fa riferimento alle composizioni del grande poeta bresciano Angelo Canossi. Studi più recenti e più approfonditi hanno invece permesso di rendere la scrittura del dialetto più confacente e più aderente al suono del parlato che ne deriva.
Il M° Tomaso Romano, nel suo prezioso "...'na quàt paròlå dèlå Bàså Bresànå - Cassa Padana, Leno 1998" , rifacendosi allo studio del prof. Glauco Sanga "Mondo popolare in Lombardia - 5 - Dialetto e folklore, Ricerca a Cigole - Silvana editoriale, 1979" , indica i 'consigli pratici di grafia e pronuncia' del nostro dialetto bassaiolo.
Li riportiamo di seguito ad uso di quanti ne fossero interessati; per maggiori approfondimenti, si rimanda ai testi citati.
A , a
Å , å
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a fine di parola si pronuncia con un suono leggermente ristretto, in sostanza una O un po' più aperta. In tal caso si scrive con un piccolo circoletto superiore, per distinguerla dalla A comune (màmå = mamma).
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O , o | con l'accento grave (Ò , ò) si pronuncia molto aperta (fagòt = fagotto); con l'accento acuto (Ó , ó) ha un suono più chiuso (parlóm = parliamo); con la dieresi (Ö , ö) ha suono di EU oppure OEU della lingua francese (öf = uovo). |
E , e | con accento grave (È , è) si pronuncia aperta (sènter = sentire); con l'accento acuto (É , é) ha un suono stretto (réder = ridere). |
U , u | se ha la dieresi (Ü , ü) ha il suono della U della lingua francese. |
CC | due C in finale di parola hanno suono liquido, dolce, un suono articolato con il dorso della lingua appoggiato al palato (öcc = occhi). |
Ch , ch | a fine parola ha un suono duro come se ci fosse la K (stràch = stanco). |
S , s | suono aspro come in italiano (nas = naso). |
Š , š | con un particolare segnetto superiore ha suono dolce e sostituisce sempre la Z (šènt = gente). |
S-c , s-c
| la S e la C separate da un trattino hanno suono distinto in modo che la S si trascina, si striscia sulla C (s-cèp = fessurato). |
ö , ü
| la dieresi sull'ultima lettera della parola fa da accento tonico (cumü = comune). nelle parole con più dieresi, l'accento cade sempre sull'ultima (törölölöch = sempliciotto). |
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