Ecco cosa si vedeva qualche giorno fa dalla Webcam in diretta da TimeSquare...
Quanti "insulti" di invidia si è presa!
Come direbbe il Ciccio: "Ga va bè a lè!"
"A bunch of crazy people"
C’è da preoccuparsi per l’influenza di origine suina che ha colpito il Messico e gli Stati Uniti? Questa volta «ci siamo davvero»? E' la tanto temuta e attesa pandemia?
QUANTO È LETALE -Ma quanto è «mortale» questo virus? «A questo proposito va fatta una distinzione fra Stati Uniti e Messico» chiarisce l'esperto. «Mentre i casi negli Usa sembrano essere stati tutti lievi, come una banale influenza, l'effettiva letalità dei focolai in Messico va ancora stabilita perchè le informazioni sono ancora preliminari. Infatti sembra che non siano particolarmente colpiti bambini e anziani, cioè la fasce normalmente a rischio in qualsiasi influenza bensì giovani adulti, e questo farebbe propendere per una letalità fuori dell'ordinario. Però, d'altro canto, si dice anche che su 800 casi di infezione ci siano stati 60 decessi, di cui però solo 20 confermati. Se il tasso di letalità fosse effettivamente di 60 su 800 sarebbe alto, ma se fosse di 20 su 800 la valutazione sarebbe diversa e meno allarmante. Se poi si scoprisse che ci sono stati altri casi di infezione per ora non registrati e il numero di morti rimanesse lo stesso la preoccupazione per la letalità del virus scenderebbe decisamente». «L'unica cosa che si può dire oggi è che è presto per pronunciarsi con certezza sul tasso di letalità dell'infezione e che bisogna essere molto cauti prima di trarre conclusioni dai dati finora a disposizione».
PUÒ ARRIVARE IN ITALIA? -Questa epidemia può arrivare in Italia? «Per ora è impossibile dirlo, ma possiamo fare alcuni considerazioni» risponde Rezza. «La prima è sulla stagionalità. Se è vero che in climi subtropicali la stagionalità ha un'importanza inferiore, alle nostre latitudini ha invece un peso. In Europa alla fine di aprile è insolito che si diffonda un'epidemia influenzale , perchè in Paesi come il nostro la diffusione dell'influenza ha una stagionalità abbastanza netta nel periodo autunnale-invernale, e questo forse gioca a nostro favore». «Certo» prosegue l'esperto, «si tratta di considerazioni di tipo probabilistico sulla scorta delle esperienze epidemiologiche, ovviamente non è possibile garantire che se i casi in Messico non dovessero essere arginati e il virus dovesse cominciare a diffondersi, sarebbero rispettati i criteri di stagionalità classica».
IL VACCINO -Nel caso in cui l'epidemia messicana dovesse diffondersi cosa si potrebbe fare? «In quel caso si porrebbe il problema di mettere a punto strategie vaccinali rapide» risponde l'epidemiologo. «Si porrebbe, in particolare, il problema di anticipare eventualmente una campagna vaccinale. Per ora, però, è solo doveroso sviluppare meccanismi di controllo e sorveglianza, anche se rimane sempre la speranza che tutto possa rimanere confinato al Messico e l'allarme rientrare in breve tempo».
Sì, ma se le cose dovessero andare male e l'epidemia diffondersi quanto tempo occorrerebbe per preparare un vaccino? «Non dovrebbe essere difficile mettere a punto un vaccino specifico abbastanza rapidamente. Il problema sarebbe, casomai, produrlo in dosi sufficienti a fare una campagna vaccinale di massa in tempi brevi se dovesse davvero occorrere».
I FARMACI -Vale la pena procurarsi qualche farmaco attivo contro i virus influenzali ? Non c'è il rischio di una corsa all'accaparramento come nel caso dell'influenza aviaria? «Sembra che per ora il virus sia sensibile ai farmaci inibitori delle neuroaminidasi. Chiaramente quando un virus é sensibile a un certo antivirale, il farmaco può essere uno strumento utile, ma la corsa all'approvvigionamento individuale è sbagliata, anche perchè si rischia di scambiare per influenza qualsiasi infezione virale (e in questo periodo è molto improbabile che lo sia). E usando male il farmaco non solo lo si prende inutilmente, ma si rischia di fargli perdere efficacia per quando dovesse essere davvero utile. Ripeto: non siamo in fase di allarme». «Certo, se una persona è appena tornata dalle zone del Messico dove c'è stata l'epidemia e gli viene la febbre li prenda pure, ma per ora in Italia non ci sono proprio altri casi in cui avrebbe senso».
MAIALI -C'è già che pensa che i maiali possano esser veicolo di infezione anche in Italia. «Per carità, non cadiamo in un panico assolutamente sconsiderato. Il problema di questo virus è che si diffonde da uomo a uomo, lasciamo stare i maiali. E a parte il fatto che non importiamo carne suina dal Messico per quanto ne so, i maiali italiani non sono un pericolo e si può tranquillamente mangiare carne di maiale e salumi. Non generiamo un panico assurdo come è successo con l'aviaria».
VIAGGI - É il caso di non recarsi in viaggio in Messico o negli Stati Uniti? «Non è il caso di andare in Messico nelle zone in cui si sono verificati i focolai d'infezione. Per gli Stati Uniti per ora mi sembra che non ci siano le condizioni per limitare i viaggi. In ogni caso è consigliabile consultare prima di partire il sito "Viaggiare sicuri" del Ministero degli Esteri per avere informazioni aggiornate»
DA «H5N1 A «H1N1»? - Una curiosità: ma non doveva essere un «H5N1» il virus che avrebbe creato le premesse per la temuta, nuova, grande pandemia influenzale? «L'influenza è ciclica, ma esistono eventi imprevisti. Prima o poi, l'abbiamo sempre detto, un virus animale sarebbe venuto fuori. E come abbiamo visto, non era affatto detto che sarebbe stato il tanto temuto H5N1 . E anche adesso, non possiamo ancora dire se questo H1N1 sia il virus "cattivo" tanto atteso».
MILANO - L'Europarlamento di Strasburgo ha approvato mercoledì a larga maggioranza il nuovo regolamento che mette un tetto al costo degli sms e delle chiamate in roaming nei Paesi dell'Unione. Telefonare o inviare sms da un altro Paese europeo può infatti rivelarsi molto costoso: la Commissione europea cita l'esempio di un cittadino tedesco che si è visto chiedere 39,000 euro dal proprio operatore per aver scaricato un episodio di una serie tv mentre si trovava in Francia. Attualmente il costo di un sms inviato da un altro Paese dell'Ue è circa dieci volte superiore a quello nazionale mentre il costo in media per una chiamata dall'estero è di 0,46 euro al minuto.
EURO TARIFFE - Dal primo luglio 2009, gli operatori potranno addebitare un massimo di 11 centesimi (Iva esclusa) per un sms, rispetto agli attuali 28 cent di media. La tariffa massima per le chiamate in roaming invece, passerà dal 1 luglio a 43 centesimi al minuto, per poi scendere a 39 cent nel 2010 e infine a 35 cent dal 2011. Le chiamate ricevute invece, avranno un costo massimo di 19 cent al minuto dal 1 luglio prossimo, che verrà ridotto a 15 cent dal 1 luglio 2010 e poi a 11 cent dal 2011. Entro il 1 luglio 2010, inoltre, il fornitore del paese di origine non potrà addebitare ai propri clienti alcun costo per la ricezione di un messaggio vocale in roaming, escludendo altri costi, come quelli addebitati per l’ascolto dei messaggi.
INTERNET MOBILE- Per quanto riguarda l'Internet via cellulare, ovvero la trasmissione di dati - come il download di una canzone o l' invio di e-mail dal cellulare - le tariffe «wholesale» (all’ingrosso) non potranno superare l'euro per megabyte a partire dal 11 luglio 2009 (rispetto a 1, 68 euro attuali), fino a scendere a 50 centesimi dal 2011. E’ stato inserito nella nuova legge anche il principio della tariffazione delle chiamate al secondo, dopo i primi 30 secondi di conversazione: non si pagherà più il primo minuto di conversazione anche se la chiamata è più breve, ma l'addebbito scatterà alla risposta e poi per ogni secondo successivo. Secondo il nuovo regolamento, infine, quando un cliente entra in un altro stato membro dell’Ue, l'operatore del paese di origine deve fornirgli tutte le informazioni sulle tariffe di roaming (Iva inclusa) che gli verranno addebitate per le chiamate ricevute o effettuate e per gli sms nel paese in cui si trova. Queste informazioni dovranno essere fornite «automaticamente mediante un servizio messaggi, senza indebito ritardo e gratuitamente».