( Giangi&Fabi potete anche ripassare il vostro "tedesco" )
e anche quella dei tergi :D
"A bunch of crazy people"
Berlino, 30 Agosto 1939
L'attività diplomatica continua a svolgersi intensamente, mentre si rallentano alquanto le polemiche dei giornali, che fino all'ultimo momento avevano, nelle capitali democratiche, conservato il loro tono provocatorio, così da attirarsi anche un severo monito di Chamberlain. E severamente il guerraiolismo di certa stampa londinese, ostentato in momenti così gravi, costituiva un esempio scandaloso di irresponsabilità politica e morale, e formava un assoluto contrasto con le speranze, che contemporaneamente venivano emesse da altri organi, in una soluzione pacifica del conflitto. Le invocazioni all'intervento del Duce e alla moderazione dello stesso Hitler mal s'accordavano con l'evidente intenzione di certi gazzettieri di portare al massimo la tensione internazionale.
A parte questa deleteria azione svolta dagli organi più settari del bellicismo britannico, appare tuttora estremamente prematuro affacciare un'ipotesi anche lievemente ottimistica sull'andamento della crisi. Il discorso del Primo Ministro inglese non ha aggravato la situazione, ma non vi ha neppure portato un elemento benché minimo di distensione. Esso appare viziato da quella stessa contraddizione che è implicita in tutta l'opera della diplomazia franco-britannica: mentre da una parte si vuol indurre la Germania a trattare con la Polonia la questione di Danzica, dall'altra s'incoraggia la Polonia a restare intransigente promettendole in qualunque caso la solidarietà armata delle Potenze democratiche.
Se tale contraddizione sia involontaria e dovuta solo a una tenace incomprensione dei termini politici e storici del problema, o se costituisca una tattica dilatoria, oppure se si voglia con essa semplicemente addossare il Reich alla necessità di ricorrere a soluzioni estreme, pur fingendo di essere disposti a trattative pacifiche, lo sapremo in seguito. Fino da ora possiamo dire che il sistema appare pericolosissimo e non tale da facilitare qualsiasi pratica di conciliazione.
Un elemento nuovo e, fino a un certo punto, favorevole potrebbe essere costituito dall'accenno fatto da Chamberlain a quella parte delle sue controproposte, che considera la possibilità di estendere la discussione a tutti i problemi internazionali politici ed economici finora in sospeso. Ma è un accenno troppo vago per poter giudicare se esso possa venire preso in considerazione dal Governo di Berlino; se non costituisca un diversivo per rimandare la soluzione dei problemi più urgenti; se preveda realmente una leale revisione di tutte le situazioni ingiuste e intollerabili che hanno fin qui provocato le replicate crisi europee e mondiali. Sotto questo aspetto, e non soltanto per i legami che passano fra le due Potenze dell'Asse, è chiaro che l'Italia dovrà dire la sua parola. Le assurdità e le iniquità dei trattati del 1919, se hanno pesato sulle sorti dei popoli vinti, hanno ancha lasciata insoddisfatta la Nazione italiana, e gli eventi successivi non hanno davvero contribuito a darle una sia pur tardiva soddisfazione.
Forse tutto ciò potrà essere considerato in un secondo momento, ma è necessario fissarne la necessità fino da ora, affinchè l'opera di pace svolta dal Duce possa emergere in tutta la sua nobiltà e ampiezza. A essa tutti guardano, in Italia e fuori, con piena fiducia. La sua azione diplomatica, coadiuvata dall'opera instancabile del ministro Ciano, ha quotidianamente influito sullo svolgimento delle trattative che, in questi giorni di estrema tensione, sono servite almeno a evitare che si compiesse l'irreparabile; e per questo le è assicurata fin da ora la gratitudine della Nazione e delle persone di buona fede in tutto il mondo.
In sostanza, mentre prosegue lo scambio di messaggi e si svolgono sempre più intensi i preparativi militari, le probabilità di una soluzione pacifica restano sempre appese a un filo; e questo filo è costituito dalla maggiore o minore sincerità dei Governi di Londra e di Parigi, dai quali l'atteggiamento della Polonia dipende. Se essi, basandosi su calcoli errati o spinti da male passioni, vogliono, nel loro intimo, il conflitto, nessuna mostra di ragionevolezza da parte di Hitler e nessun bene intenzionato intervento italiano potranno evitare la catastrofe. La storia ne chiederebbe ragione ai responsabili.