Il magistrato - applicando analoghe alcune pronunce della cassazione - ha ritenuto che possedere qualche piantina sul balcone di casa, non possa essere considerata coltivazione, che invece è punita dalla legge anche se per uso personale; se, però, la piantagione venisse effettuata nell’orto o nel campo nascosto tra i boschi, allora scatterebbe la sanzione penale. Il fatto che le coltivazioni da balcone non costituiscano reato, tuttavia, non significa affatto libertà di produzione anche se su scala ridotta. Infatti, il raccolto ottenuto dal giovane coltivatore di marijuana della val di Fassa è stato confiscato e distrutto per ordine del giudice.
Non è reato coltivare nel giardino di casa qualche piantina di marijuana perché ciò equivale alla detenzione per uso personale. E' quanto ha affermato la VI Sezione Penale della Corte di Cassazione che, con la sentenza 17983 del 10 maggio ha annullato la decisione della Corte di Appello di Roma (confermativa di quella del tribunale locale) che aveva condannato un giovane per aver coltivato nel proprio fondo cinque piante di marijuana.
La formula assolutoria usata dai giudici di legittimità è "perché il fatto non sussiste". Queste linea interpretativa era stata inaugurata sempre dalla VI Sezione penale della Suprema Corte nel 1994, quando "si ebbe a distinguere la coltivazione in senso tecnico, un procedimento che presuppone la disponibilità di un terreno e di una serie di attività dei destinatari delle norme sulla coltivazione (preparazione del terreno, semina, governo dello sviluppo delle piante, ubicazione di locali destinati alla custodia del prodotto)", dalla detenzione per uso personale.
Quindi, ha precisato il collegio, tale decisione ebbe il merito "di tracciare un margine ineludibile tra detenzione e coltivazione in senso tecnico, non potendo ricomprendersi in tale ultima nozione, giuridicamente definita, la cosiddetta coltivazione domestica". Insomma di volta in volta il giudice dovrà valutare se una coltivazione per le sue caratteristiche e per la sua estensione rientra nel concetto di piantagione illecita oppure se non possa definirsi tale. La Suprema Corte ha annullato la condanna del giovane romano senza rinvio mettendo la parola fine alla vicenda
1 commento:
Bah se la proibizione deve essere una farsa del genere.. che la liberalizzino, ci scrivano sui pacchetti ti brucia il cervello e nuoce gravemente alla salute e ci facciano pagare sopra le tasse come sul tabacco. Magari lo Stato raccimola qualche soldo in più..
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