TRE DOMANDE
Questo numero della rivista esce in seguito all’Assemblea Nazionale del Cni. Le tre domande – opportunamente sintetizzate – rappresentano il filo conduttore dell’appuntamento con cui il Consiglio Nazionale degli Ingengeri vuole farsi promotore verso le istituzioni, verso il mondo della politica nel suo complesso – con particolare riferimento però al futuro governo che avrà il compito di guidare l’Italia in questi cinque anni – di tre proposte chiave nel campo della sicurezza, dell’ambiente e della Pubblica Amministrazione al fine di offrire un contributo concreto e di lungo periodo alla fuoriuscita del Paese dall’attuale crisi economica e alla sua futura crescita.
SICUREZZA
Occorre inevitabilmente mettere in sicurezza il patrimonio abitativo: secondo le stime del centro studi si tratta di intervenire in media sul 45% del costruito con un coinvolgimento di circa 23 milioni di cittadini. Sempre secondo le stime del Centro Studi, il costo degli interventi si attesterebbe intorno ai 90 miliardi di euro, ma se si considera solo la zona 1 sarebbe sufficiente intanto programmare una spesa di 5,5 miliardi. Salvo organizzare azioni sul medio periodo nelle zone 2 e 3 (30 e 27 miliardi).
Spetta quindi ai tecnici individuare e valutare gli ambiti prioritari di intervento, ben sapendo inoltre che un’adeguata opera di prevenzione consentirebbe sia di poter reinvestire le risorse risparmiate sulle emergenze e che opportune misure finanziarie permetterebbero di riattivare gli investimenti diretti ed indotti.
Quindi…
La domanda:
Perché non mettere in campo risorse pubbliche sottoforma di sgravi fiscali o altri meccanismi di incentivazione che possano innanzitutto spingere i privati ad adeguare i fabbricati?
Perché non introdurre al più presto la Certificazione sismica degli edifici, il documento contenente le informazioni sulle stato di agibilità dell’immobile evidenziando il tipo di interventi migliorativi?
AMBIENTE
(EFFICIENZA ENERGETICA E RIFIUTI)
La premessa:
La via green italiana deve passare per l’efficienza energetica e la gestione dei rifiuti per contenere il conferimento in discarica e ridurne la produzione favorendo il riutilizzo dei materiali.
Risparmiare energia attraverso una migliore efficienza del consumo rispettando i vincoli dell’Unione Europea e ridisegnare complessivamente il sistema della gestione dei rifiuti devono essere pertanto i due principali obiettivi legati alla sostenibilità del prossimo Governo.
Le analisi sui movimenti occupazionali del 2020 del resto identificano proprio nell’economia dell’efficienza energetica la maggiore domanda potenziale di occupazione e la più elevata richiesta di profili qualificati nel nostro Paese. Gli studi del Cni indicano come da qui al 2020 nei comparti dell’efficienza energetica e della mobilità sostenibile sia attesa una domanda aggiuntiva di occupato pari a circa 800mila addetti.
Quindi…
La domanda:
Perché non riprogrammare e concentrare, in tempi di razionalizzazione della spesa, le scelte economiche verso le specializzazioni produttive nazionali per alimentare lo sviluppo e l’occupazione, salvaguardando l’equilibrio ambientale del Paese?
Perché non indirizzare le esigue risorse verso la ricerca e lo sviluppo nei settori dell’efficienza energetica e di una gestione più sostenibile dei rifiuti?
OPEN DATA
La premessa: I dati detenuti dalle Pubbliche Amministrazioni stanno acquisendo un’importanza crescente in tutti i paesi. Grazie all’uso delle tecnologie infotelematiche questi dati oggi tendono a divenire sempre più accessibili con evidenti, positive, ricadute sulla stessa economia degli Stati che le adottano. L’Unione Europea ha infatti indicato che nel 2011 l’impatto tra effetti diretti ed indiretti dei dati pubblici ha determinato un valore nell’ordine di 140 miliardi di euro annui. Anche l’Italia si sta muovendo verso gli open data essendosi adeguata tempestivamente alle indicazioni internazionali e agli indirizzi europei. Nonostante le buone intenzioni del legislatore tuttavia i dati stentano ad essere compiutamente e diffusamente aperti.
Quindi…
Perché non imprimere un’accelerazione su questo processo compiendo, da parte dei Governi, nazionale e locali, un ulteriore sforzo organizzativo necessario ad una definitiva affermazione degli open data?
Perché non ampliare in modo consistente la possibilità di agire negli open data anche agli Ingegneri, le cui competenze gestionali, organizzative e tecnico informatiche rappresentano risorse significative per strutturare i processi connessi all’apertura dei dati della Pubblica Amministrazione poiché utili ai fini di promuovere quei sistemi di innovazione determinanti a fini di una migliore erogazione dei servizi al cittadino?
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