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l'ha fatto x noi....ingrati comunisti mangia bambini
Lo stile di vita
da "Una Storia Italiana"
Una cortesia naturale, un rispetto sincero per i più deboli, uno stile di vita molto semplice. Come vive e come si muove Silvio Berlusconi “privato”
Da trent’anni veste doppiopetti blu o grigi di Ferdinando Caraceni. Da trent’anni lavora, viaggia e riceve in tuta blu girocollo. Da trent’anni indossa camicie della signora Bianca Mauri, azzurre o a sottilissimi quadratini celesti. Da trent’anni calza scarpe di Albertini di via del Gesù a Milano. Imitatissima ormai la sua mitica cravatta “puntaspilli” di Marinella. “Così non perdo tempo nel dover scegliere”. Non porta orologi, salvo che negli “esami pubblici” quando deve pronunciare un discorso o partecipare a una trasmissione televisiva. Allora indossa l’orologio “Nileg” di papà Luigi che lui stesso aveva regalato a suo padre. “È uno scudo che mi rende invincibile”, ha detto a “Telecamere”. E ci crede per davvero, tanto che, si dice, ha rinunciato a un importante incontro una volta che lo aveva dimenticato ad Arcore. Ama la puntualità: non sopporta di arrivare in ritardo ad un appuntamento ma non sopporta neppure chi arriva in anticipo. E soffre quando, impegnato con un ospite, deve farne attendere un altro. La dieta: a base di carboidrati a mezzogiorno e a base di proteine la sera. È goloso, ma riesce a mantenersi nel peso forma, o quasi. Non resiste alla torta di mele, la specialità di mamma Rosella. Detesta l’aglio e la cipolla.In sette anni di trasferte a Roma per l’attività politica è andato al ristorante una sola volta. Non ha mai frequentato e non frequenta i cosiddetti “salotti”, né a Milano né a Roma. All’una di notte legge i giornali del giorno dopo e lavora alla scrivania sino alle 2 e mezza. Sono le sole ore in cui non è perseguitato dalle telefonate e può preparare le “scalette” per i suoi discorsi a braccio o i testi per i suoi interventi scritti in Parlamento. Dalla casa di Arcore, se potesse, non vorrebbe uscire mai. Ma ama anche la Sardegna, dove trascorre le vacanze estive, e Portofino. Il suo abc nei rapporti con gli altri si condensa in tre comandamenti: rispetto, sincerità e cortesia. Da cui è celebre il suo intercalare: “Mi consenta...”. Gli piace lavorare in una squadra affiatata: “Perché ognuno ci mette dentro il meglio di sé. E gli amici sono un dono di Dio”. Dei suoi studi confessa: “Sono stato un po’ secchione, ma se dicessi che mi piaceva fare i compiti mi verrebbe il naso di Pinocchio”. Da bambino andava matto per i burattini, li intagliava nella corteccia di pino e poi li pitturava, scriveva il copione e faceva tutte le voci. “Ma adesso il teatrino della politica, con le sue marionette, non mi piace proprio”.Da adolescente sognava di fare il direttore d’orchestra, scriveva poesie per far colpo sulle ragazze, leggeva Giamburrasca e le Tigri di Monpracem. E i fumetti di Dick Fulmine e Gim Toro.Gli piacciono le fiabe, perché alla fine “vincono i più piccoli e i più buoni”. Ama il teatro: è suo il mitico “Manzoni”, una delle più prestigiose sale di Milano. Lì, una sera del 1980, vide recitare Veronica Lario. “Ho sentito un fulmine ma non c ’era il temporale”.
ma vafffanculo.....
ps. quasiasi riferimento a fatti o persone è puramente inventato....tranne il fatto che i comunisti mangiano i bambini...
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